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14 aprile 2018
14:20

#ToscanaSicura, in duecento a discutere come rendere e far sentire città e paesi più sicuri

FIRENZE – Sicurezza ‘partecipata' oggi di scena a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione. In oltre duecento si sono iscritti  all'evento organizzato da Regione e Anci: amministratori locali e regionali, prefetti, rappresentanti delle forze dell'ordine ma anche cittadini e associazioni di cittadini, categorie economiche e ordini professionali, esperti dell'Irpet, del Sant'Anna, del Cnr e dell'Università di Firenze. Gomito a gomito, per tre ore abbondanti, mischiati e seduti ad otto tavoli ciascuno guidato da un facilitatore e che hanno invaso più sale del palazzo che si affaccia sulla centralissima piazza del Duomo, pronti a confrontarsi su come rendere città e paesi più sicuri o semplicemente farli percepire a chi li abita e frequenta tali.  

"La sicurezza – spiega l'assessore Vittorio Bugli – è un tema ad ampio spettro, fatto di temi diversi e  che si costruisce con politiche trasversali ma anche innovative. E l'innovazione nasce e si fa con il confronto e il coinvolgimento delle persone. Ce lo insegnano le grandi imprese ed è una prassi non nuova per questo assessorato".

Il primo obiettivo è dunque quello di capire e analizzare, quindi scambiarsi buone pratiche ma anche superare luoghi comuni e costruire insieme linee guida condivise, da raccogliere in un documento da presentare prima delle vacanze estive o subito dopo, a settembre.  Partecipazione democratica e metodo di lavoro. Il percorso è iniziato appunto stamani, il primo report on line tra una settimana nelle stanza ‘virtuale' dedicata alla sicurezza su Open Toscana.

Nell'intervento prima dell'avvio dei lavori Bugli era partito dalla sicurezza ‘registrata' e quella ‘percepita'. "Gli ultimi dati del Viminale – spiega  – ci parlano di un paese non solo sostanzialmente sicuro, ma addirittura più sicuro che in passato". Nell'ultimo anno gli omicidi denunciati si sono ridotti dell'11,8 per cento, le rapine dell'11  e i furti del 9 per cento.

"Ma nella percezione comune sembra che ci sia un ‘allarme sicurezza'. "Non dobbiamo – dice - calvalcare le paure strumentalmente ma non possiamo neppure ridicolizzarle o sottovalutare i segnali di fragilità percepita. Non dobbiamo neppure fermarci alla risposta facile, di qualcuno che i reati sono in calo perché la gente ha smesso di denunciarli. Dobbiamo invece anzitutto capire. Servono analisi che vadano oltre i dati del Viminale. E poi dobbiamo trovare le soluzioni, senza dimenticare le cause sociale, partendo da quella disgregazione delle comunità che spesso è alla radici di molti mali, provando a ricostituire quel senso di ‘comunità' che oggi non è più quello di un tempo perché lavoriamo in luoghi lontani, i bambini non vanno nelle stesse scuole e spesso non conosciamo neppure i vicini".

"Dobbiamo distinguere  - conclude - tra disagio sociale, che spesso è associato al degrado, e comportamenti criminali. "Servono interventi puntuali e politiche integrate. Ci dobbiamo interrogare sulla sicurezza, ma senza correre il rischio di sostituire il welfare con il controllo e la repressione. E se il problema è la disgregazione delle comunità, occorre stare attenti a non produrre ulteriore marginalizzazione".

Anche il sindaco di Prato e presidente dell'Anci Toscana, Matteo Biffoni, è sulla stessa linea. "La richiesta dei cittadini è quella di sentirsi tranquilli e di vivere nella massima serenità – spiega  - Anche se il numero dei reati nel nostro paese è in calo, il senso di insicurezza è forte:  quindi noi abbiamo il dovere di ascoltare e dare risposte a questo disagio. L'iniziativa di oggi va proprio in questo senso: lavorare in sinergia, istituzioni, forze dell'ordine e associazioni, ognuno con le proprie peculiari competenze, per trovare insieme le soluzioni". Si parte dalla videosorveglianza, l'illuminazione, la riqualificazione degli spazi e il presidio sociale, ovvero quartieri e paesi più belli e vissuti. "Su questo  - auspica  Biffoni - chiediamo attenzione e risorse al governo che verrà: dare risposte a questa preoccupazione è la nostra volontà".

"La Toscana va meglio di altre regioni  -  conclude Bugli – ma anche se i nostri dati sono migliori non possiamo accontentarci".  

 

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