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15 marzo 2018
15:11

Antichità d'Africa romana agli Uffizi, un dono di un medico e professore pisano

FIRENZE - La storia inizia nel Seicento, quando il medico e archeologo pisano Giovanni Pagni, si recò in Tunisia attratto dal fascino della cultura millenaria dell'antica Cartagine e lì rimase per un anno al servizio del Bey Murad II. Un viaggio avventuroso, in un luogo in quegli anni non facilmente accessibile. Pagni visitò sicuramente El-Djem, Tuccabor, Suas, Uthina e Vallis, oltre all'antica Cartago, e alla fine il Bey Murad, riconoscente per la guarigione ottenuta grazie all'intervento del giovane medico e professore toscano, lo colmò di doni. Tra questi spiccava appunto una raccolta di oltre venti opere tra epigrafi, stele funerarie e stele votive della Roma dell'età imperiale, che entrarono a far parte della collezione del cardinal Leopoldo de' Medici e, alla morte di questo nel 1675, delle collezioni degli Uffizi.

La mostra che si inaugura al Bardo di Tunisi il 18 marzo, visitabile fino al 30 settembre 2018 e interamente finanziata dalla Regione Toscana, curata da Fabrizio Paolucci, vuole appunto restituire visibilità a questo nucleo di antichità provenienti dalla Tunisia, raccolte nel 1666 dal medico Pagni e, da oltre un secolo, diviso fra i depositi del Museo archeologico nazionale di Firenze e le Gallerie degli Uffizi. "Un incontro di culture - commenta la vice presidente della Toscana, Monica Barni – che costruisce un ponte simbolico che attraversa il Mediterraneo e continua e rafforza il rapporto secolare della Toscana con la Tunisia".

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I rilievi e le iscrizioni, fra le prime testimonianze dell'Africa romana che era possibile allora ammirare in Europa, furono sistemate nella sala d'ingresso del museo fiorentino e per due secoli furono al centro dell'interesse di studiosi italiani, ma anche francesi e inglesi. Poi sono stati spostati nei depositi e lì, chiusi nelle casse dell'archeologico, sono rimasti per almeno centosessanta anni. Ma la notizia arrivata oggi nel corso della conferenza stampa a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze per presentare l'iniziativa, annunciata dal direttore degli Uffizi Schmidt, è che le epigrafi, dopo la temporanea a Tunisi, torneranno ad animare l'ingresso del museo fiorentino.  

Nella mostra che si inaugura il 18 marzo sarà raccolta per la prima volta la quasi totalità dei reperti raccolti da Pagni da antiche località dell'Africa proconsolare: ventiquattro pezzi in tutto, provenienti da Uthina, Tuccabor e Schauwasch. Fra queste spiccano una complessa e articolata dedica a Giulia Donna, moglie dell'imperatore Settimio Severo in cui si ricorda la località di Pagus Mercurialis, non altrimenti nota, e un grandioso frammento di architrave dell'antica Suas, che celebra la costruzione, sotto il regno di Marco Aurelio, di un tempio, di un arco e di un complesso di portici. A questi pezzi si aggiungono quattro rilievi punico-romani, provenienti da Cartagine e che raffigurano le massime divinità del Pantheon africano di età imperiale. Offerti in vendita allo Stato da una certa vedova Maddalena Bassano, furono acquistate nel 1873 da Francesco Gamurrini, direttore delle Regie Gallerie di Firenze, proprio per completare quella singolare collezione, unica in Italia, che agli Uffizi erano arrivate grazie al medico Giovanni Pagni. 

Quei reperti, restaurati con il contributo della Regione, tornano ora a Tunisi, per sei mesi al Bardo in un'esposizione carica di significati simbolici, grazie ala Regione Toscana, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, l'Ambasciata italiana a Tunisi e l'istituto italiano di Cultura a Tunisi, oltre naturalmente agli Uffizi. Nel percorso sarà inserito anche un ritratto di Giovanni Pagni, messo a disposizione dall'università di Pisa.