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28 maggio 2011
11:01

Battaglia di Pian dell'Albero, Rossi alla commemorazione dei caduti

FIRENZE - Pian dell'Albero, alle pendici del Monte Scalari, racconta uno dei momenti pi dolorosi della Resistenza toscana, la morte - il 20 giugno 1944 - di 39 combattenti antifascisti durante un attacco tedesco al casolare della famiglia Cavicchi, dove si riunivano i giovani renitenti alla leva in attesa di unirsi ai gruppi partigiani.

Il presidente della Toscana Enrico Rossi ha voluto esser presente alla commemorazione dei caduti di Pian dell'Albero e nel suo intervento ha ricordato che proprio nella Resistenza stanno "le radici della Repubblica democratica, della Costituzione e della libert , del nostro vivere civile".

"In tempi di revisionismi, accomodamenti e giustificazionismi - ha proseguito il presidente - voglio dire chiaramente che una cosa combattere per la libert e la democrazia, un'altra cosa combattere dalla parte della dittatura. Non si possono mettere sullo stesso piano la lotta di Liberazione e la Repubblica di Sal ".

Rossi ha inoltre colto l'occasione per ribadire la sacralit dei luoghi della Memoria ("siamo nella fase di passaggio quando la memoria 'vivente' dei sopravvissuti deve trasformarsi in una memoria 'culturale' che per vivere ha bisogno di molteplici sostegni, luoghi, archivi, musei, libri, filmati, per costruire un'identit collettiva") e il contributo della Regione Toscana alla rimozione dei vincoli di segretezza sui fascicoli degli 'armadi della vergogna', rimozione che ha portato ad importanti processi sulle stragi nazifasciste in Italia e che recentemente ha consentito le condanne per gli autori delle stragi di S.Anna di Stazzema, Fivizzano e, solo pochi giorni fa, Fucecchio.

Ma il presidente ha voluto anche attualizzare la lezione di vita e di democrazia lasciata dai caduti di Pian dell'Albero: ha ricordato la situazione di crisi, la minaccia dei tagli annunciati dal Governo per i prossimi anni ("da qui al 2014 la spesa statale subir solo in Toscana una riduzione di 4 miliardi, con una perdita tra i 40 e i 60 mila posti di lavoro"), l'urgenza della questione sociale ("gli adulti perdono il lavoro, le donne devono rinunciare alla loro emancipazione, gli anziani sono in difficolt "), l'impegno della Toscana per fronteggiare la situazione, ma anche il dovere alla solidariet che pur in un momento cos difficile non pu essere rinnegato. "La solidariet un dovere inderogabile - ha detto - a noi non fanno paura i giovani e le donne che provengono da quel braccio di mare che ci separa dalla Libia e dalla Tunisia. L'Italia poteva e doveva fare diversamente. Noi in Toscana lo abbiamo fatto".

A congiungere il sacrificio dei caduti di ieri con la scelta di solidariet degli amministratori di oggi arrivano le parole di uno dei condannati a morte della Resistenza, tratte da una lettera ai figli: "Dell'amore per l'umanit fate una religione - Ha detto Rossi leggendo il passo della lettera - e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libert ".

Ecco il testo integrale del discorso pronunciato dal presidente Rossi alla commemorazione:

Signori Sindaci,

Partigiani e combattenti,

Associazioni Antifasciste,

Autorit presenti,

Cittadine e cittadini,

voglio portarvi il saluto di tutta la Toscana e ringraziarvi per l'invito a commemorare con voi l'eccidio di Pian d'Albero.

E' un'occasione importante per ricordare il senso di avvenimenti che hanno segnato il nostro Novecento.

E' giusto ricordare perch l stanno le radici della Repubblica democratica, della Costituzione e della libert , del nostro vivere civile.

Il casolare della famiglia Cavicchi a Pian d'Albero, tra i boschi alle pendici del Monte Scalari, era diventato il rifugio di giovani renitenti alla leva, soldati e civili in attesa di unirsi ai partigiani. All'alba del 20 giugno 1944 l'attacco delle forze tedesche invest un centinaio di uomini presenti.

Per spezzare l'assedio 39 combattenti antifascisti persero la vita in uno scontro sanguinoso che vide protagonisti molti giovani e che segn uno dei momenti pi dolorosi per la Resistenza toscana.

20 furono i caduti appartenenti alla Brigata Sinigaglia. I 19 prigionieri furono impiccati dai tedeschi lungo la strada, in localit Sant'Andrea.

Tra questi Aronne Cavicchi, giovanissimo, ucciso insieme al padre Norberto ed al nonno Giuseppe. Tre generazioni unite dal sacrificio nella lotta contro la dittatura nazifascista.

Voglio esprimere un saluto commosso e riconoscente a tutti i familiari dei caduti di Pian d'Albero, ricordando il sacrificio dei loro cari e l'altissimo prezzo pagato.

Nel 2010 la Regione Toscana ha conferito a Giuseppina Cavicchi, sorella di Aronne, la Medaglia d'Oro ai Caduti e ai Martiri della battaglia di Pian d'Albero. A quell'epoca Giuseppina aveva 11 anni. Aronne era di poco pi grande.

Pian dell'Albero resta una testimonianza straordinaria del coraggio e dell'eroismo nella lotta per riconquistare l'onore del nostro Paese. Il prezzo in lutti e distruzioni fu altissimo e coinvolse la popolazione civile, bersaglio di rappresaglie feroci.

Noi siamo consapevoli di quanto la memoria sia una questione politica di prima grandezza ed abbia implicazioni a tutti i livelli nella vita sociale.

Il nostro tempo avverte la difficolt del ricordare; siamo nella fase di passaggio, quando la memoria "vivente" dei sopravvissuti, per non essere dispersa, deve trasformarsi in memoria "culturale".

Questa memoria "culturale" pu vivere e basarsi su molteplici sostegni: luoghi, archivi, musei, libri, filmati che possono, se lo vogliamo, costruire l'identit collettiva, sociale.

Lo scorso Gennaio sono stato ad Auschwitz con il "Treno della Memoria" insieme ad un migliaio di studenti ed insegnanti delle scuole superiori della Toscana.

Ebbene, visitare quei luoghi che sono "memoria vivente" di quel terribile passato ha reso palpabile la vastit e la profondit dell'offesa alla vita che si consumata nel cuore dell'Europa, dove si rivelato l'orrore di un progetto politico criminale.

I partigiani contro quel progetto ebbero il coraggio di insorgere. Si sono battuti contro una dittatura dagli esiti distruttivi e feroci, contro le deportazioni, contro la riduzione dell'uomo a strumento di lavoro forzato, contro il sistema dello sterminio. Hanno combattuto per il riscatto e per l'onore del nostro Paese.

Accanto ad una Resistenza armata vi fu una "Resistenza civile" che sostenne le azioni partigiane. Intere comunit , uomini e donne, parroci, giovani, si mobilitarono per garantire condizioni di sopravvivenza in quei momenti terribili e per salvare migliaia di ricercati dal regime, di ebrei, di oppositori per motivi politici o ideali.

Pensiamo alla deportazione di operai e lavoratori, anche toscani, che nel Marzo del '44, in condizioni drammatiche, scioperavano per la fine della guerra e la liberazione dei compagni incarcerati.

In quella situazione l'unica via di uscita era combattere per sconfiggere la dittatura che aveva messo in ginocchio l'Italia.

Lo voglio dire chiaramente in tempi di revisionismi e di rivalutazioni, di accomodamenti e di giustificazionismi: una cosa combattere per la libert e la democrazia ed altra cosa combattere dalla parte della dittatura nazifascista.

Tra l'uso della forza praticata dai nazifascisti e quella a cui fecero ricorso i partigiani e gli eserciti alleati, c'e una differenza indiscutibile: i partigiani hanno combattuto non per imporre una dittatura, ma contro una dittatura; hanno combattuto per sconfiggere la barbarie, per disarmare i protagonisti dei pi atroci crimini - lo sterminio, la deportazione, 1'olocausto - compiuti contro l'umanit . I partigiani hanno combattuto non per aggredire, ma per riscattare i valori che furono negati dal regime fascista: la libert e la democrazia, la giustizia e la solidariet .

Non si possono mettere sullo stesso piano la lotta di liberazione e la Repubblica di Sal ; i partigiani e i fascisti; l'antifascismo e il fascismo!

Basta leggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza per cogliere la consapevolezza e la serenit di una scelta fatta con la completa cognizione delle conseguenze possibili.

La repressione contro di loro fu spietata; migliaia furono arrestati ed inviati nei campi di sterminio.

Voglio ricordare anche il contributo dei militari alla Resistenza. Pensiamo al gran numero e di soldati di ufficiali che all'indomani dell'8 Settembre del '43 aderirono singolarmente o a gruppi alla Resistenza.

Mi riferisco a quella che Alessandro Natta - in uno splendido libro - ha definito la "l'altra Resistenza", compiuta dagli oltre 650.000 militari italiani, gli internati militari italiani, catturati dopo l'8 Settembre del 43 e deportati nel territorio del Terzo Reich.

Con atto di dignit si rifiutarono di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e di combattere a fianco dei nazisti preferendo rimanere nei campi di prigionia, costretti al lavoro forzato. Molti di loro trovarono la morte per le privazioni e le vessazioni subite.

C' poi la vicenda, meno conosciuta ma non secondaria, dei tanti giovani toscani ed italiani che, tra l'estate del 44 e l'Aprile del 45, nelle regioni ormai liberate, si arruolarono nel ricostituito Esercito italiano e contribuirono alla formazione dei cosiddetti "Gruppi di Combattimento".

Il prezzo pagato per la conquista della democrazia e della libert fu altissimo: 4.500 sono state le vittime degli eccidi nazifascisti, molte citt e paesi distrutti. Le azioni dell'esercito tedesco e dei nazisti furono improntate ad una ferocia disumana, anche verso i civili inermi.

A ciascuno dei protagonisti di questa rivoluzione antifascista che fu la Resistenza va il nostro ringraziamento.

Signori Sindaci,

Cittadine e cittadini,

salvare la memoria storica delle stragi nazifasciste un obiettivo che la Regione ha fatto proprio attraverso un progetto che coinvolge 80 Comuni, finalizzato a ricostruire gli episodi di stragi e a divulgarne la conoscenza alle giovani generazioni. E' anche grazie alla nostra petizione che stato possibile rimuovere i vincoli di segretezza sui fascicoli contenenti nomi e reati commessi durante la guerra e ritrovati nell'armadio della vergogna, dove erano stati occultati.

Da qui hanno preso il via importanti processi sulle stragi compiute in Toscana.

E' un nostro diritto e un nostro dovere conoscere la verit : lo dobbiamo alla memoria delle vittime, alla storia, alla tutela dei diritti umani. Ci guida il senso di giustizia, non la sete di vendetta.

E' con questo spirito che esprimo tutta la soddisfazione per le sentenze di condanna gi pronunciate per le stragi di S.Anna di Stazzema, Fivizzano e, proprio pochi giorni fa, quella per il massacro di 184 persone nel Padule di Fucecchio.

Signori Sindaci,

Cittadine e cittadini,

una data fondamentale della rivoluzione democratica stata il 1 Gennaio 1948 con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana.

Voglio oggi soffermarmi sull'art. 1: "L'Italia una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Il lavoro la cosa pi importante nella vita di una persona, senza lavoro non c' dignit , ne benessere.

E oggi lo sappiamo bene. Anche qui in Toscana, dove pure non si registrano situazioni peggiori rispetto ad altre regioni, ci sono oggi 100mila disoccupati a cui dobbiamo aggiungere 40mila in Cig, che presto finiscono il periodo di assistenza.

E poi, a causa dei tagli annunciati per i prossimi anni da questo governo che, per risanare il bilancio statale, non riesce a far altro che tagliare: da qui al 2014 la spesa statale subir solo in Toscana una riduzione di 4 miliardi di euro! Ci provocher una perdita tra 40 e 60mila posti di lavoro.

E allora quando parlo, come ho fatto nei giorni scorsi, di esplosione di una questione sociale, a questo che mi riferisco: ai giovani che vengono privati del loro futuro, agli adulti che vicino alla pensione perdono il lavoro, alle donne che sempre pi devono rinunciare alla loro emancipazione, agli anziani in difficolt . In Italia la classe media si ridotta e la povert si sta diffondendo sempre pi , con famiglie e imprese che non riescono pi a pagare le bollette.

E allora guardo al presente e ai principi della nostra Costituzione che all'art. 3 dice: "E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana".

E' un testo bello e importante. Penso che chi ha responsabilit politiche e di governo chiamato a fare delle scelte.

Come stiamo facendo noi in Toscana con l'impegno per rilanciare il manifatturiero, per sostenere le imprese in crisi e seguire le numerose vertenze aperte, per l'attrazione degli investimenti, per completare le opere infrastrutturali di cui da anni si parla, per sostenere i giovani ad uscire dalla difficile condizione di dipendenza dalle famiglie, aiutandoli nella formazione, nell'ingresso nel mondo del lavoro e nella conquista di una propria autonomia.

E infine voglio ricordare l'art. 2 della nostra Costituzione: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidariet politica, economica e sociale".

La solidariet dunque un dovere inderogabile perch garantire i diritti combattere il fascismo. Questo articolo non solo costruisce uno scudo giuridico per i diritti inviolabili ma, introducendo il dovere della solidariet , impegna lo Stato ad adoperarsi per garantire i diritti, la libert e la dignit della persona.

E' grazie a questi riferimenti che in Toscana abbiamo approvato una legge sull'immigrazione che ha superato il vaglio della Corte Costituzionale e di vincere contro il ricorso voluto dal governo.

In poche parole la nostra legge riconosce agli uomini e alle donne che si trovano nel territorio della nostra regione il diritto ad essere assistiti se sono malati, ad avere un tetto sotto cui ripararsi ed un pasto se sono affamati, al di l della loro cittadinanza, del colore della pelle, della religione, delle preferenze in ogni campo della cultura e dell'agire umano.

Ecco perch non abbiamo sopportato n condiviso le scene di Lampedusa dove migliaia di ragazzi spinti dal desiderio di un futuro migliore, in fuga dalla guerra e dalla fame, sono stati lasciati in condizioni spaventose, senza rispetto per la persona e senza assistenza.

A noi non fanno paura i giovani e le donne che provengono da quel braccio di mare che ci separa dalla Libia e dalla Tunisia. L'Italia poteva e doveva fare diversamente. Noi in Toscana lo abbiamo fatto.

Insieme agli Enti locali e al volontariato, abbiamo accolto 500 immigrati tunisini e altrettanti profughi provenienti dalla Libia, in piccoli centri, senza filo spinato, in maniera dignitosa. E non successo niente.

Al governo del nostro Paese chiediamo di smettete di avvelenare il valore della solidariet , di smettere di parlare di invasione, smettere di parlare di clandestini, , smettere di alimentare la paura e di dipingere scenari catastrofici!

Nel 150 anniversario dell'Unit d'Italia ognuno faccia il proprio dovere senza furberie, con senso di responsabilit e di umanit , con dignit ed orgoglio per il nostro Paese e per la sua storia migliore, per la sua Costituzione che richiede di adempiere ai doveri di solidariet .

Noi faremo la nostra parte, nel rispetto delle leggi ed in sintonia con i sentimenti migliori del popolo della Toscana. E vogliamo assumere questo impegno qui, oggi, anche per rendere vivo e attuale il ricordo dei caduti di Pian d'Albero. Il loro sacrificio stato fatto per un mondo pi giusto.

E noi vogliamo continuare a far vivere questo impegno e ci batteremo contro chiunque voglia riportarci indietro.

In una delle lettere dei condannati a morte della Resistenza si leggono queste parole che un padre rivolge ai figli: " Dell'amore per l'umanit fate una religione, e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libert ".

Parole semplici e bellissime che noi dobbiamo coltivare nella nostra mente e nei nostri cuori. Parole che devono guidarci nel nostro lavoro quotidiano.

Onore ai martiri di Pian d'Albero

Viva la Resistenza e la Costituzione dell'Italia repubblicana.

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