Sociale
Diritti
20 giugno 2011
15:15

I profughi diventano attori: a Bagnone festeggiano così la giornata del rifugiato

FIRENZE - Una grande festa: i profughi sul palco, a raccontare la loro storia, e un paese intero raccolto ad ascoltarla. "Una sola famiglia umana" c'è scritto sul volantino che davvero tante persone ha portato a teatro. E non poteva esserci miglior titolo di questa citazione di papa Benedetto XVI per un evento così congeniato. A Bagnone in provincia di Massa-Carrara, piccolo comune della Lunigiana - ma piccolo solo per numero di abitanti, meno di duemila: un castello abbarbicato sul colle e diventato nei secoli paese, circondato da altre venti frazioni - hanno festeggiato così ieri la giornata mondiale del rifugiato e l'anno europeo del volontariato.

L'hanno fatto facendo raccontare la loro storia ai tredici ragazzi nigeriani, fuggiti dalla Libia ed ospiti da un mese nel paese: tredici ragazzi tra gli oltre mille e cento accolti in Toscana da aprile alla ricerca di un destino migliore, come i tunisini dei primi sbarchi, o in fuga dalla guerra, come i profughi giunti dalla Libia da maggio. L'hanno fatto trasformando quelle storie in una rappresentazione teatrale e quei ragazzi in attori. A calcare il palco domenica, emozionatissimi, sono stati infatti proprio loro. Hanno suonato anche e ballato, per spiegare con le emozioni e con la musica la loro cultura. Hanno raccontato, in inglese, l'arrivo e la vita in Libia, il deserto attraversato a piedi, la traversata verso Lampedusa e l'ultimo approdo a Bagnone: eventi di cui i ragazzi hanno saputo sciogliere anche la drammaticità con qualche passaggio più comico, possibile solo a chi si sente ora tranquillo e sereno e con minore ansia può guardarsi indietro. E chi c'era confessa davvero di essersi divertito. Due ore e mezzo di festa e spettacolo, fino alle undici e mezzo di notte.

C'era praticamente tutto il paese nel teatro comunale. I ragazzi nigeriani ospiti di Bagnone sono del resto conosciuti nel borgo. Ci vivono: dieci in paese, tre in una colonica poco fuori. Ogni giorno frequentano per un'ora e mezzo al pomeriggio un corso d'italiano, adottati dall'onlus "Donne di Luna" che svolge i servizi di mediazione. La mattina invece sono impegnati in piccoli lavori di pubblica utilità: con la Misericordia, con gli alpini della Protezione civile, con i Fratres donatori di sangue, con l'Alfa Victor ed altre associazioni. Il Comune ha messo a loro disposizione anche una saletta con computer collegati ad internet. Molti si sono iscritti a facebook e mantengono così i contatti con le famiglie, gli amici e i parenti rimasti in Africa. "Sono stati proprio i ragazzi a chiedere di organizzare qualcosa per ringraziare il paese che li ha accolti e trasmettere allo stesso tempo una parte della loro cultura – racconta il sindaco di Bagnone, Gianfranco Lazzeroni – Il teatro è stata la scelta ovvia e naturale: un modo anche per creare una rete di contatti sul territorio e quella condivisa disponibilità senza cui non sarebbe possibile integrazione".

Ma nel teatro comunale domenica sera non c'era solo Bagnone. C'erano gli altri comuni della Lunigiana: Aulla, Fosdinovo e Villafranca. C'erano gli altri profughi e migranti: una quarantina sono gli ospiti in Lunigiana. Parlano francese e c'era chi, l'altra sera, traduceva loro quelle che accadeva sul palco. C'erano le associazioni del volontariato, il vescovo e le istituzioni. Perchè? "Perchè l'esperienza di accoglienza che le nostre comunità stanno vivendo è la naturale risposta di solidarietà verso il proprio simile in difficoltà ma anche un'occasione di crescita" spiega ancora il sindaco di Bagnone, Gianfranco Lazzeroni. Perchè la storia dei tredici ragazzi è in fondo la storia di tanti altri e potrebbe essere domani anche la storia nostra. E come tale va vissuta assieme, come un'unica grande famiglia. Quella umana, appunto.