1 febbraio 2016
17:40

Il Memoriale degli italiani di Auschwitz a Firenze, un'opera corale a più mani

FIRENZE – Il Memoriale degli italiani ad Auschwitz fu inaugurato il 13 aprile 1980: un allestimento dove la testimonianza passa attraverso il lavoro artistico e l'arte si fa carico dell'impegno di testimoniare. La sua casa fu il Block 21 del campo di sterminio tedesco in Polonia, uno dei tanti dormitori di Auschwitz. Fu realizzato grazie ad una progettazione collettiva e corale a cui contribuirono lo studio architettonico milanese BBPR (Banfi, Belgiojoso, Peressutti e Rogers), lo scrittore Primo Levi, il pittore e maestro Mario "Pupino" Samonà, Nelo Risi e il compositore Luigi Nono che concesse l'utilizzo del suo brano "Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz" per farne la colonna sonora.

L'obiettivo dichiarato dal suo ideatore Lodovico Belgiojoso, deportato nei campi di sterminio anche lui e autore di più memoriali, era quello di ricreare allusivamente un'atmosfera da incubo, l'incubo del deportato: uno spazio ossessivo, tra luci e ombre e 'finestre' aperte sugli altri blocchi del campo.

Così fu pensato a un'enorme spirale ad elica che occupava tutte le stanze al primo piano del Blocco 21, un tunnel - anzi due affiancati - dalle pareti decorate da percorrere all'interno lungo una passerella di traversine in legno che evocano quelle ferroviarie guardando quell'affresco suddiviso in ventitré strisce su cui il pittore Samonà racconta il fascismo e il nazismo, la Resistenza e la deportazione. Con colori ripetuti non casualmente: il nero del fascismo, il bianco che allude al movimento cattolico, il rosso del socialismo e il giallo che riconduce al mondo ebraico.

Primo Levi e Gianfranco Maris, allora presidente dell'Aned, scrissero nel 1979 che il memoriale italiano voleva essere "un luogo dove la fantasia e i sentimenti potranno evocare, molto più delle immagini e dei testi, l'atmosfera di una grande indimenticabile tragedia". E' questa l'essenza dell'installazione italiana.

Il primo progetto dell'allestimento risale al 1975. Ma a causa della difficoltà a trovare i soldi per la sua realizzazione il progetto andò a compimento solo cinque anni più tardi. Nel 2008 è stato oggetto di una prima ripulitura a cui lavorarono alcuni studenti dell'Accademia di Brera.

Il Memoriale degli italiani di Auschwitz trova nuova casa a Firenze, nello spazio ex Ex3 del quartiere Gavinana a Firenze, centro per l'arte contemporanea aperto nel 2009, inutilizzato dal 2012 e destinato così a diventare polo della memoria e centro di un museo diffuso sulla deportazione (e non solo).

Uno spicchio di città che sembra disegnato apposta, con la piazza Gino Bartali, popolare ciclista e indimenticato campione ma anche "Giusto tra le nazioni": lui che grazie ai documenti nascosti nel telaio della sua bicicletta e scorrazzando da una parte all'altra della Toscana contribuì a salvare molte vite di ebrei.

E' questa la decisione concordata tra l'Aned, l'associazione degli ex deportati che del memoriale è titolare, il Mibact, il Comune di Firenze e la Regione Toscana. Reso inaccessibile al pubblico dal 2011 per decisione della direzione del museo polacco, che da tempo aveva chiesto di rimuovere o cambiare la testimonianza italiana perché considerata troppo opera d'arte e troppo poco monumento documentale, non in linea con gli altri memoriali ed allestimenti, era addirittura malvisto anche per la presenza di simboli comunisti e quella falce e martello che il Parlamento polacco dal 2009 ha messo fuori legge al pari della svastica. Per questo ha corso il rischio di essere smaltellato d'imperio.

I tempi e il progetto
Lo spostamento era stato annunciato da mesi. Un'operazione che vale da sola diverse decine di migliaia di euro. Il Comune di Firenze ha messo a disposizione la struttura che ospiterà l'opera e assumerà la direzione dei lavori di trasformazione dell'immobile. La Regione garantirà la valorizzazione culturale del memoriale. L'Aned curerà la progettazione artistica della nuova installazione , assieme all'architetto Alberico Belgiojoso, e le schede, i documenti e il percorso che lo correderanno. Un comitato storico-scientifico presiederà alla ricontestualizzazione del Memoriale.

Un lavoro corale che andrà avanti per parecchi mesi: l'impegno e la speranza manifestata oggi è di inaugurarlo entro tre anni.  Ma l'obiettivo è già ben chiaro: accendere un altro faro su quello che hanno voluto dire fascismo e nazismo e i rischi che ancora oggi possano minacciare le democrazie, sugli stermini e le violenze di massa del Novecento e di oggi.

Non sarà infatti 'solo' un monumento, ma un centro attivo di formazione e diffusione della conoscenza. Un museo non-museo, moderno e multimediale, che guarderà in particolare ai giovani, già protagonisti in Toscana dei treni della memoria e dei pellegrinaggi che ripetono da diversi lustri. Un esercizio antiretorico della memoria. Un monito e un inno al rispetto della dignità dell'uomo e della sua libertà troppe volte calpestata.

Uno spazio dedicato non solo alla Shoah ma a tutti gli stermini. E di fianco, in una palazzina in costruzione, troverà posto anche una mostra sulla Resistenza e la sede dell'Anpi, l'associazione nazionale partigiani. Non mancherà anche un biblioteca.

Per saperne di più:
Il progetto del memoriale degli italiani di Auschwitz nell'Ex3 - alcuni schizzi

https://player.vimeo.com/video/152810650

CRONACA DI UNA DEPORTAZIONE - IL MEMORIALE DI AUSCHWITZ from Silvana Maja on Vimeo.