Economia
Istituzioni
Turismo Agriturismo
Cultura
5 dicembre 2016
12:46

L'oreficeria aretina in mostra trova casa in città: 660 mila euro dalla Regione

AREZZO. Il Palazzo di Fratenita dei Laici, che elegante e ricco di storia si affaccia sul salotto di Piazza Grande ad Arezzo, rinasce nel segno anche dell'oro. E non poteva essere forse diversamente per una città dal blasonato passato etrusco (e poi medievale) conosciuta nel mondo soprattutto per le sue produzioni orafe artigianali, primo distretto dell'oro in Italia dopo Vicenza.

 

Il palazzo, realizzato tra il Trecento e il Cinquecento e fino al 2006 sede del tribunale cittadino, finito di restaurare nel 2011, ospiterà infatti una collezione di pezzi unici d'autore realizzati da importanti stilisti nel corso di più ani e utilizzati anche all'estero per promuovere le lavorazioni aretine. In questo modo diventerà un luogo della memoria e della tradizione artigiana e industriale della produzione orafa. Una doppia operazione: di recupero urbanistico e di rivitalizzazione del centro storico da un lato (e infatti l'intervento si inserisce all'interno del Piuss firmato nel 2009,  i piani integrati urbani di sviluppo sostenibile pensati appunto per rilanciare la competitività delle città) e di promozione economica dall'altro.

 

"Alle tante bellezze delle città ne aggiungiamo oggi un'altra, con l'ultimo miglio di un percorso espositivo complesso che ci auguriamo possa avere anche un ritorno sull'attività economica  – sottolinea il presidente della Toscana Enrico Rossi, appena arrivato – Sicuramente è un progetto che consente di guardare con identità e orgoglio al comparto produttivo orafo, parte di un distretto che ha reagito bene e più di quello che si potesse immaginare alla crisi, capace di rilanciarsi".

 

Il progetto per ridare nuova vita al del palazzo di Fraternita dei Laci prevede un investimento complessivo di un milione e 400 mila euro: 660 mila  ce li metterà la Regione Toscana attraverso i fondi europei (con la possibilità di assegnare successivamente eventuali altre economie) e il resto il Comune di Arezzo.  Dell'accordo sono parte anche la Camera di Commercio locale e la società Arezzo Fiere e Congressi, che contribuiranno all'allestimento della mostra  mettendo a disposizione i pezzi di loro proprietà. Entro due mesi è prevista la presentazione del piano di fattibilità economico-gestionale.

"La bellezza si vede e si riconosce  - aggiunge Rossi nella sala consiliare del palazzo comunale, affiancato dall'assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo –. Così quando ha visto per la prima volta la mostra sull'oro d'autore ho pensato che fosse un peccato che questi capolavori fossero accessibili solo per pochi giorni l'anno ed ho avviato un percorso di dialogo. In una città sobria e dinamica come Arezzo, combinare oro, produzione artigianale ed arte come ha fatto la Camera di commercio fin dal 1987 è stata una scelta lungimirante; e questa mostra, che di fatto è un unicum, porterà sicuro interesse per una città bellissima di cui si parla sempre di più, aiutando turismo e sviluppo economico".
 

Il progetto non riguarda però solo l'oro ed  è  più vasto. Le tre sale dedicate alla contemporaneità aretina con la sua produzione orafa attuale, all'interno del Palazzo di Fraternita, sono infatti solo una parte di un percorso dedicato ai tesori della città che si dipanerà attraverso dieci stanze in tutto e che prenderà le mosse da lontano, dalla pittura del Tre e Quattocento, dall'archeologia e naturalmente dall'oreficeria antica di cui rappresenta un tesoro il busto reliquiario di San Donato del Trecento, realizzato in città, e la sapienza orafa del popolo etrusco, in una sorta di galleria lunga tre millenni del 'bello' prodotto in città.

Anche il sindaco Alessandro Ghinelli è convinto che il nuovo 'percorso' possa diventare veicolo per la crescita sociale, economica e turistica della città. "La mostra – dice – è la somma di quel  connubio tra arte e capacità imprenditoriale che Arezzo esprime e potrà essere fruita in modo continuativo, nel cuore della città".

I presidenti della Camera di Commercio Andrea Sereni e di Arezzo Fiere e Congressi Andrea Boldi si soffermano invece sui numeri del distretto orafo e argentiero, di cui, con l'accordo raggiunto oggi, si intende promuovere le produzioni di qualità. Questa è la via tracciata (e condivisa) per un ulteriore rilancio del settore, che ha retto ma comunque non uscito indenne dalla crisi.

 

Sono quasi mille e trecento le aziende orafe di tutta la provincia, più della metà solo in città. Oltre diecimila, sottolinea nella sala consiliare il presidente della Camera di Commercio, sono gli occupati. E a questi va aggiunto l'indotto.  L'industria e le botteghe orafe pesano di fatto per un quarto sull'intero comparto manifatturiero che, con poco più di cinquemilacinquecento imprese, valeva nel 2015 il 15 per cento di tutte le aziende della provincia. Arezzo è per export e in rapporto alla popolazione il primo distretto orafo in Italia. Importanti nel balzo che ha portato a superare Vicenza sono state le politiche di sostegno per l'accesso al credito, messe in atto con il contributo anche della Regione. Le esportazioni di oreficeria e gioielleria di Arezzo valgono oggi oltre 2 miliardi di euro l'anno.  Ma se si aggiungono le imprese che vendono metalli preziosi e semilavorati, ricorda il presidente di Arezzo Fiere, il contributo all'export sale di altri due miliardi e di un ulteriore miliardo e mezzo con il settore chimico più legato all'oreficeria. Numeri che fanno di Arezzo, per l'appunto, la città dell'oro: ieri ed oggi.