Diritti
10 maggio 2011
15:59

La favola di Khaled, in un mese da migrante a pizzaiolo

MASSA MARITTIMA - I primi di aprile era un migrante in fuga, con tante speranze ma poche certezze sul presente e sul futuro. Oggi Khaled Hamemi il primo tra gli oltre 40 ragazzi tunisini arrivati a Massa Marittima dopo il viaggio nel Mediterraneo e la permanenza nei campi di Lampedusa ad aver raggiunto il suo obiettivo: un regolare contratto di lavoro.

Khaled fa il pizzaiolo. Nonostante abbia solo 21 anni ( nato a Tunisi l'8 maggio del 1990) aveva gi esperienza in questo settore. Fin da ragazzo ha lavorato come cameriere, aiuto cuoco e pizzaiolo in alcuni grandi alberghi di Hamamet ed attraverso il continuo contatto con i turisti ha imparato a parlare inglese ed italiano, oltre all'arabo e al francese che gi conosceva. Dopo la morte del padre rimasto l'unico 'uomo di famiglia', con una madre malata ed una sorellina di soli 10 anni. La crisi ha reso la situazione insostenibile per cui ha deciso di affrontare il mare e cercare lavoro in Italia. Ha pagato 1000 euro per un posto su un barcone insieme ad altre 200 persone. Durante il tragitto, per , la sua nave ha avuto un problema e si fermata. E' rimasta ferma per 3 giorni. Quando sono stati soccorsi e condotti a Lampedusa, quasi tutti quelli che erano a bordo hanno avuto bisogno di cure ospedaliere. Khaled no. "Sono sportivo - dice - gioco a calcio. Sono forte". A Lampedusa ha passato 12 giorni. "Non ci trattavano bene - racconta - ci facevano dormire nelle tende. Era freddo". Quasi tutti quelli che erano sul barcone con lui venivano dalla stessa zona di Tunisi. Conosceva almeno la met di quelli che erano a bordo, ma solo in 4 sono venuti con lui a Massa Marittima. Ed anche quei 4 ora hanno lasciato la Toscana, una volta regolarizzati i documenti si sono diretti verso l'Emilia e la Lombardia per cercare di raggiungere 'amici' con contatti per possibili lavori. Ma a Khaled quei lavori non piacevano. "Non erano lavori buoni - spiega - io cercavo un lavoro regolare. Appena ho avuto i documenti ho iniziato a girare tutte le pizzerie ed i ristoranti di Massa Marittima e Follonica. Cos ho conosciuto il mio datore di lavoro".

Khaled determinato e motivato dal pensiero della famiglia che, in Tunisia, ha bisogno dei suoi soldi. Non si risparmia, ha le idee chiare ed guidato da un proverbio arabo dal significato molto simile all'italianissimo "Aiutati che Dio t'aiuta". Quando scopre che anche in Italia esiste questo modo di dire, scoppia a ridere. E' religioso e ci tiene a dire che rispetta i precetti dell'Islam, ma sottolinea anche che, come tutti quelli che hanno lavorato e vissuto a stretto contatto con persone di religioni e culture diverse, per lui la differenza di fede non un problema. "Io sono musulmano - spiega - e mi comporto da buon musulmano: non mangio maiale, non bevo alcool, non fumo. Per non ho problemi con chi beve il vino o con chi fuma, anche i miei amici che sono musulmani fumano. Non mangio il prosciutto, ma una pizza al prosciutto la faccio senza problemi".

Quello di pizzaiolo, per , per Khaled addirittura un secondo lavoro. La Societ della salute delle Colline metallifere, che gestisce insieme al Comune di Massa Marittima, alla Provincia di Grosseto e alla Protezione civile in rifugio Sant'Anna in cui sono ospitati i giovani migranti, ha organizzato per loro un percorso di inserimento nel mondo del lavoro che passa attraversi stage formativi.

"Accoglienza, assistenza e autonomia sono le tre parole d'ordine che ci siamo dati - spiega Luciano Fedeli, responsabile della struttura - per far in modo che questi ragazzi escano da qua con in mano gli elementi minimi ma essenziali per trovare un lavoro onesto e potersi integrare nella societ . Abbiamo proposto loro una sorta di apprendistato in due aziende di zona, una ditta di giardinaggio e una cooperativa sociale che si occupa di manutenzione del verde, delle spiagge e che gestisce il canile. I ragazzi hanno firmato un contratto e tutte le mattine lavorano in queste aziende. Il pomeriggio, poi, hanno dei corsi di lingua italiana ed educazione civica tenuti da insegnanti in pensione che si sono offerti volontari. In cambio del loro impegno diamo loro vitto, alloggio e una piccola paga giornaliera". I risultati si vedono. Khaled, avvantaggiato dalla buona conoscenza della lingua italiana, stato il primo a trovare un vero impiego, ma anche altri tra i giovani rimasti al Sant'Anna stanno imparando l'italiano ed un mestiere.

"Come in tutti i gruppi - racconta Adriana Bacci, l'assistente sociale che quotidianamente si occupa dei ragazzi e che tra i suoi incarichi ha anche quello di distribuire la 'paghetta' - ci sono persone pi diligenti ed altre pi pigre. Ma l'inserimento di questa 'paga', pur simbolica, li ha motivati. Alcuni di loro stanno gi familiarizzando con l'italiano. Khaled stato il primo, ma credo che altri potranno seguire il suo esempio".

"Dividere i migranti ed i profughi in piccoli gruppi - continua Fedeli - stata una scelta giusta, cos come stato saggio far gestire la cosa 'dal basso'. Le amministrazioni locali conoscono bene le loro realt , con tutte le potenzialit e i limiti. Anche dal punto di vista operativo, tutto pi semplice. Quando si lavora insieme da una vita ci si capisce subito, si procede in sintonia e quasi in automatico. Sarebbe stato molto pi difficile gestire la situazione con grandi numeri di immigrati o con una forte pressione da parte di soggetti esterni". Il territorio non si sentito 'scavalcato', n 'violentato'. "Anche chi aveva qualche dubbio o paura all'inizio - conclude Fedeli - ha capito in fretta che non c'era niente di cui preoccuparsi. Questi piccoli gruppi sono gestibili sia dal punto di vista sanitario che sociale. Ed anche l'inserimento nella comunit decisamente pi facile".