Istituzioni
7 novembre 2019
18:41

La ricetta delle cooperative di comunità per salvare la montagna. Bugli a Camaldoli e Corezzo

FIRENZE  - Doppio appuntamento l'8 novembre  in provincia di Arezzo per parlare della montagna e in particolare delle cooperative di comunità, strumento utile per rilanciare attività economiche di territori oggi marginali, spopolatisi negli anni  e che spesso sono privi anche di servizi adeguati ma che potrebbero tornare ad essere invece appetibili. I due eventi sono il primo a Corezzo di Chiusi della Verna, la mattina, e il secondo, nel pomeriggio, nel monastero di Camaldoli nel cuore delle foreste casentinesi nel comune di Poppi.

A Corezzo la cornice è quella di due giornate di formazione sui temi economici, promosse da Slow Food e Legambiente. Titolo "Oltreterra". Quello di Camaldoni è invece un convegno, sempre di due giorni, organizzato dalla Società dei territorialisti in collaborazione con numerose associazioni culturali e istituzioni, con oltre centoventi studiosi e ospiti attesi da tutta Italia.

Quelle di comunità sono cooperative speciali, di cui fanno parte tutti gli abitanti (o quasi) di un borgo. Fino all'anno scorso la più famosa in Toscana era quella del Teatro Povero di Monticchiello, paese del senese colpito dalla crisi della mezzadria all'inizio degli anni Settanta e che allora ha scelto di aggregarsi intorno ad un'idea di teatro di piazza che costituisce oggi un'economia importante per i residenti. L'anno scorso a dicembre la Regione ne ha finanziate venticinque (in ventitré comuni) con poco meno di un milione e duecento mila euro. A breve uscirà un secondo bando per altri 740 mila euro. Appena ieri il Consiglio regionale ha approvato una norma che ne aiuterà la promozione.

"Lo scopo che ci siamo prefissati finanziando e incentivando le cooperative di comunità è quello di dare un contributo per arrestare lo spopolamento dei borghi e delle frazioni anche montane" spiega l'assessore alla presidenza della Toscana Vittorio Bugli, che al convegno e al seminario racconterà per l'appunto l'esperienza delle cooperative che si sono già costituite. "Crediamo molto in questa sperimentazione  - aggiunge - e pensiamo che possa dare una spinta anche per invertire il trend di impoverimento delle economie di queste aree oggi considerate marginali". 

Molte di queste cooperative sono animate da giovani e donne, da gente che magari ha studiato e vuole provare a mettere a disposizione le proprie capacità nel posto dove è nata e non essere costretta invece ad andarsene. C'è chi punta al turismo sostenibile o alla valorizzazione dell'ambiente o dei beni culturali del posto. C'è chi pensa all'agricoltura, alla pesca o alla promozione di altre eccellenze enogastronomiche. Si creano così occasioni di lavoro e si mettono insieme attività economiche che da sole non avrebbero più la forza per andare avanti, da rilanciare magari attraverso le opportunità offerte dalla rete e collegamenti ad internet veloci che la Regione Toscana, con risorse proprie e dell'Europa, ha portato anche nei borghi e paesi più sperduti, laddove il privato aveva rinunciato ad investire. Tutte sono poi pronte ad investire gli utili in servizi ai residenti, per le persone anziane o fragili o per la manutenzione di sentieri, strade, arredi urbani ed altri beni comuni.

"Le cooperative di comunità sono anche un esempio di economia collaborativa – conclude Bugli - e l'entusiasmo e le attività che alimentano creano maggiore coesione sociale".