26 gennaio 2017
9:55

Le figlie di Andra: "Nel ricordo di Auschwitz ci siamo cresciute dentro"

Le figlie di Andra:

CRACOVIA  - Come un maglioncino. Come un paio di calzini. Come una tutina. Si indossano subito, fin da piccoli. Poi si cambiano, mano mano che si cresce. E diventano maglioni, calze, pantaloni, gonne....ma ci sono sempre, naturali accessori che fanno parte di noi. Così è stato per loro il ricordo di Auschwitz.

Sonia e Tatiana Pezzoni , figlie di Andra Bucci, deportata nel lager a quattro anni insieme alla sorella Tatiana di sei, nel ricordo del lager ci sono cresciute dentro. 

Senza traumi, senza terrore. Senza odio. Perchè la vita è fatta anche di morte e accanto all'orrore può esserci la speranza. In un lager si può anche giocare. Come facevano le due bambine, accanto ai cumuli di cadaveri nudi. Con un camino e il fumo che usciva. Questa immagine nella memoria delle figlie di Andra scolpita. Proprio come nella memoria della madre Andra. Come nella memoria della zia Tatiana. Ma non fa paura.

"La mamma ce lo ha raccontato non so quando. Lo abbiamo sempre saputo - dice Sonia - non c'è mai stata alcuna rivelazione perchè non c'è mai stato un mistero. Si sa da sempre. E la storia dolorosa della nostra famiglia raccontata in modo semplice ci ha fatto crescere serene.
Durante la guerra si poteva finire nei campi di sterminio perchè molti, moltissimi ebrei, come noi, sono finiti qua. Si chiamavano lager. Quasi nessuno ripartiva. Il cuginetto Sergio non ce l'ha fatta. La mamma e la zia sono ripartite. Loro hanno avuto questa grande fortuna. Sono ripartite".

I particolari degli orrori subiti e visti dalla madre e dalla zia, Sonia e Tatiana li hanno conosciuti in seguito. Magari dai libri. "I particolari non erano necessari da piccole - aggiunge Tatiana, che si chiama proprio come la zia deportata e sopravvissuta  - Ci sono perfino cose che scopriamo oggi per la prima volta, sentendo la mamma e la zia parlare a centinaia di studenti come in questi giorni a Cracovia e in visita ai campi di Birkenau e Auschwitz. La nostra prima volta, tutti insieme. Ma non importa. Quanto c'era da sapere lo abbiamo sempre saputo. Così come sappiamo dell'altra parte di infanzia della mamma, quella migliore, quando nella primavera del '46 fu trasferita con la zia in Inghilterra, a Lingfield, in campagna, in un centro per bambini ebrei deportati. Ci ha sempre raccontato tante cose belle di quel posto".

Il buio e la luce. Il nero e il bianco. Una dualità che si tiene. E che ha contribuito a costruire la consapevolezza delle sorelle Pezzoni grazie alla semplicità delle parole e a chi ha saputo dosarle. "Mio figlio Joshua - osserva Sonia guardando il ventiduenne che le sta accanto, nipote di Andra - lo sa da sempre che ha una nonna speciale".