Diritti
15 aprile 2011
12:45

Lizzano (Pt): il potere della musica

LIZZANO (Pt), 15 aprile 2011 - E' nevicato attorno all'Abetone. Neve di metà aprile, destinata a sparire presto, ma fa impressione tornare a Lizzano - frazione di San Marcello Pistoiese - una settimana dopo il grande caldo già estivo e trovarlo immerso nel più freddo degli inverni.  A giro, in paese, non c'è nessuno. L'unica traccia di vita sono i cinque militari della Forestale (tre ragazze) che stanno finendo il turno di sorveglianza davanti alla "Mario Longo Dorni", la casa per ferie della diocesi di Pistoia che accoglie 34 giovani tunisini.

 

 

Un po' di conti: arrivati in 36, tre se ne sono andati (nel senso che sono fuggiti) mentre ne è arrivato uno nuovo, un ragazzo che inizialmente era stato accolto – come minorenne – in un altro centro ma ha compiuto il diciottesimo anno e quindi è stato inviato qui a Lizzano. Festeggiatissimo.

 

Arrivo verso mezzogiorno. Qualche istante prima è salito il camion della compagnia teatrale ("Pontedera Teatro") che ha chiesto di poter portare qui un suo laboratorio aperto per provare un lavoro di strada sulle comunità straniere. Dieci giovani attori, fra ragazze e ragazzi, più una regista di chiare origini germaniche (Anna Stigsgaard). Tutti davanti alla Guardia Forestale per poter passare la cancellata, peraltro già aperta, della casa ferie. Le regole d'ingresso sono più blande rispetto a una settimana fa: adesso basta consegnare un documento e l'entrata è assicurata.

 

Si affacciano anche i tunisini, contenti di vedere gente nuova. "Camon baby" – scherzano due o tre. Penso di non essere io il "baby" della situazione, ma non credo si riferiscano neppure alla componente maschile della piccola compagnia teatrale per il momento impegnata a battere le mani per il freddo.

 

Nel piccolo spazio davanti all'ingresso principale sta cominciando una partitella. Due tunisini e due misericordiosi (nel senso di ragazzi della Misericordia) più un tunisino in "porta". Non è chiaro chi stia "contro" chi, in una sgambata che serve per scaldarsi. Ma uno dei tunisini gioca in ciabatte e Francesca, della Caritas, preoccupata per le sorti dei piedi, lo richiama all'ordine. Ubbidisce subito e torna con le scarpe.

 

Pochi minuti perché gli attori si preparino (usciranno tutti vestiti da omini, con abiti neri, cravatta, bombetta. Qualcuno con uno strumento musicale. E ciascuno con una vecchia bicicletta nera). Nel frattempo due le stanze clou: la sala mensa e la cucina. Dalla seconda esce un profumo che invoglia. Attorno alle pentole il mediatore culturale, uno dei ragazzi della Misericordia di Quarrata che oggi sono di turno, un giovane tunisino che nel suo paese faceva l'elettricista ma che se la cava molto bene anche tra i fornelli. Dopo un po', a spettacolo finito, arriverà il comandante dei carabinieri che – a dimostrazione del clima amichevole tra i monti di Lizzano – "minaccerà" l'elettricista/cuoco tunisino ("tanto a te, prima o poi, ti arresto"). E giù grandi risate.

 

Lo spettacolo di "Pontedera Teatro" – ispirato al poeta portoghese Ferdinando Pessoa e ai suoi eteronimi – sta cominciando. Al suono di una banda, improvvisata, di paese: due fisarmoniche, un trombone, una tromba, un tamburo. Tutti fuori e tutti dietro alla "banda" che come il "pifferaio magico" dei fratelli Grimm porta in processione tunisini freddolosi e incuriositi.

 

 

A questo punto tutti hanno capito che, fuori, sta per accadere qualcosa. E in effetti lo spettacolo ha inizio. Gli "omini" di Pessoa giocano con le biciclette, suonano e ballano, recitano testi, coinvolgono con la musica e con il movimento. Fa troppo freddo per prendere appunti, ma una frase resta in mente ("Sono stato uguale agli altri senza somigliare a loro") per via della assoluta pertinenza con la presenza italiana di questi ragazzi venuti da lontano. A proposito: la "casa" di Lizzano, inizialmente, era una scuola e della scuola c'è rimasta una vecchia carta geografica di un'Italia quando ancora l'Abruzzo stava con il Molise. Ma Pantelleria è sempre lì. Più vicina all'Africa del Nord che all'Italia del Sud.

 

 

Anna, la regista tedesca, prende la parola. "Perché, adesso, non ci fate ascoltare qualche musica delle vostre?".

 

Pareva non aspettassero che questo. Salta fuori un tamburo tunisino, un djembe , arrivato nel barcone con i ragazzi. E il gioco è fatto. Fra gli omini in bicicletta e i ragazzi del barcone nessuno sente più freddo. La musica, il ritmo, i suoni, la voglia di muoversi e di ridere sono universali. L'allegria e gli scherzi contagiosi. Le ragazze della Caritas, i ragazzi in servizio civile alla Misericordia, gli omini alla Pessoa, i tunisini che aspettano il foglio dalla Questura, ma anche i Carabinieri in servizio all'ingresso: facce distese, allegria, clima sereno, voglia di guardare avanti.

 

 

Un gesto di Anna e gli omini riprendono i loro strumenti, le loro biciclette, la loro espressione compunta e lasciano, in lenta processione, il palcoscenico improvvisato all'ingresso della "casa ferie". Lo spettacolo è finito. Applausi dai tunisini e tutti si rientra anche perché, dalla cucina, il profumo non lascia scampo.

 

 

In sala mensa il televisore è sempre acceso sulle "loro" tv. Scorrono immagini di vita reale. Masse di loro confratelli in piazza. Per la libertà e per il lavoro. Quanti di loro cercheranno lavoro nella sponda nord dello stesso mare?

 

 

Si mangia tutti insieme: omini di Pessoa, nel frattempo ritornati ragazzi italiani, e coetanei tunisini, ragazze della Caritas e volontari della Misericordia. La pasta, decisamente "sciocca",  non è un granché. Ma la peperonata con le olive, decisamente nemica di ogni colesterolo buono o cattivo, è una delizia che meritava l'attesa.

 

Arriverà anche il caffè, ma preferisco salire da Tania: la barista russa che con il marito di Porretta Terme  gestisce l'unico bar nel paese dei murales (ce n'è uno, di murales, che dipinge Zeno Colò, il falco di Oslo e dell'Abetone, grande campione di sport e di umanità).

 

 

A proposito di umanità, devo a Sara di Caritas una battuta ("Per noi, star qui è come frequentare un master in umanità") che meriterebbe un titolo in un grande tg della sera.

 

Umanità e rispetto, in questi ragazzi che non aspettano altro che ricevere il famoso "foglio". Arriverà, in effetti, proprio il giorno successivo: il giorno precedente erano tutti scesi a Pistoia, in Questura, per fornire le impronte dei polpastrelli. Il foglio permetterà – questa la speranza in quasi tutti – di lasciare non solo Lizzano ma anche l'Italia. Vogliono andarsene in Francia o in Germania, qualcuno in Inghilterra, dove hanno già i loro contatti. In pochi pensano di restare italiani. Bisognerà capire se potranno farlo, se quel foglio sarà riconosciuto alle frontiere, se potranno andarsene.

 

Su da Tania, al bar, quattro vecchietti giocano a scopa. Il televisore è acceso su Canale 5 dove "L'amore non ha età" secondo le fuffe di Maria De Filippi e i suoi consigli pensati per confondere la realtà. Marco e Gianfranco, due "tronisti", si leticano non so bene per quale motivo.

 

Torno alla "Mario Longo Dorni" per un ultimo saluto. Anche qui la tv è sempre accesa, ma sulla vita reale. Fra l'aria falsa dei nostri "tronisti" e l'aria vera dei nordafricani, lo stacco mi appare notevole.

 

Mauro Banchini

 

Guarda il filmato dello spettacolo