Cultura
15 giugno 2019
14:43

Memoriale ai Deportati di Auschwitz a Firenze, Barni: "Orgogliosi di averlo qui, per fortificare la nostra memoria"

FIRENZE _ Un'opera d'arte. Anzi, qualcosa di più: uno strumento per fortificare la memoria, che ti penetra da una parte all'altra mentre attraversi sulla passerella in legno la spirale del tempo con ogni dramma e con ogni protagonista del Ventennio: le facce di Hitler e Mussolini ma anche quelle di Gramsci, Don Minzoni e Carlo Rosselli che al fascismo si sono opposti, il timbro del tribunale speciale per la difesa dello Stato, la falce e martello del comunismo e l'Armata Rossa che liberò Auchwitz, i forni crematori, i cartelli al collo dei partigiani impiccati ed esposti per suscitare terrore, e i colori, il nero e il giallo accostati alle persecuzioni di fascisti e nazisti, il rosso, il grigio.

Si è inaugurato oggi ufficialmente, dopo l'anteprima di qualche settimana fa, il Memoriale dei deportati italiani ad Auschwitz, sfrattato nel 2011 dal blocco 21 di Oswiecim in Polonia ed accolto, dopo il restauro, dalla Toscana nel quartiere di Gavinana a Firenze. Sfrattato perché non più in linea con la nuova impostazione didattica del museo, ma anche per la presenza di quei richiami artistici al comunismo fuori legge nella Polonia post-comunista e contemporanea. E così il Memoriale, pensato ed ideato quaranta anni fa dagli architetti Lodovico e Alberico Blejoioso, con l'intervento dello scrittore (ed ex deportato) Primo Levi, il pittore Mario Samonà e il compositore musicale Luigi Nono, inaugurato nel 1980 – una vera e propria opera multimediale – ha trovato casa nel capoluogo toscano.

"Il Memoriale degli italiani è un'opera d'arte contemporanea che attraverso più linguaggi racconta il lungo viaggio attraverso il fascismo" sottolinea la vice presidente della Toscana, Monica Barni. "Ci fa attraversare il tempo della dittatura fino alla luce della liberazione e ci mostra nel percorso tutti gli attori di questa lotta. Dunque – aggiunge - , con la suggestione di un'opera d'arte, è comunque anche didattica".

Il memoriale ricorda i 40 mila italiani inghiottiti dal più famoso campo di sterminio nazista in Europa. Ti costringe a pensare agli altri deportati, in quegli anni, finiti in numerosi altri lager: ebrei, oppositori politici, rom e sinti, omosessuali, chiunque fosse etichettato come ‘diverso'. Deportati con la complicità e la collaborazione anche degli italiani e dello Stato italiano. Deportati che in gran parte non sono tornati.

Durante la cerimonia di ooggi è stata soperta una targa che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dedicato all'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti. "Siamo particolarmente fieri di aver contribuito a portare il Memoriale in Toscana – commenta Barni - , perché la sua presenza qui non sarà certo solo l'esposizione di un'opera d'arte, ma servirà a fortificare il nostro sistema della memoria: una rete che passa attraverso luoghi che sono stati teatro di eccidi nazifascisti, come Sant'Anna di Stazzema o Moggiona, che passa attraverso il lavoro storico costante e le proposte didattiche degli Istituti storici della Resistenza e dell'età contemporanea, e di musei come il Museo della Deportazione di Figline di Prato o il Museo Audiovisivo della Resistenza di Fosdinovo, solo per citarne alcuni". Una memoria che non significa mera celebrazione o commemorazione, ma esercizio attivo di conoscenza e di educazione.

L'installazione del Memoriale a Firenze permetterà alla Regione Toscana di rafforzare il programma di attività sulla memoria dedicate soprattutto alle giovani generazioni e diventerà nel tempo un luogo interattivo e interdisciplinare sul fascismo, sulla deportazione e sulla Liberazione.

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