21 gennaio 2019
20:28

Nel bosco delle betulle

Birkenau in tedesco (Brzezinka in polacco) vuol dire "bosco delle betulle". E un bosco c'era davvero. C'erano anche otto villaggi, rasi al suolo per fare il vuoto attorno.  Il nome sembra quello di una fiaba e invece un viaggio negli orrori e nell'aberrazione umana.  Cammini e non vedi la fine, da una parte e dall'altra. Con Auschwitz, Monowitz e i diversi sottocampi si arrivava a quaranta chilometri quadrati. Delle baracche ce n'erano quasi trecento, poche in mattoni e le altre stalle per cavalli dove venivano stipate fino a settecento persone in letti a castelli a tre piani con un giaciglio di paglia. Ma in piedi ne rimangono meno di cinquanta. Di tutte le altre ci sono solo i resti delle stufe e dei camini costruiti con i classici mattoni rossi. Non sempre venivano accese il regolamento imponeva solo che ci fossero - e poi, la notte, dai vetri rotti e gli spifferi diffusi cadeva acqua e neve.

Birkenau era il campo anche del dottor Mengele, l'angelo della morte, il medico che si divertiva (e non fu il solo) a fare esperimenti su prigionieri ed anche su bambini. Birkenau era il campo di Luigi Ferri, un bambino di 12 anni, romano, sopravvissuto anche lui e che sembra aver ispirato "La vita bella" di Benigni. Riuscì a salvarsi aiutato appunto dai deportati che lo nascosero per qualche mese tra di loro, impedendo che venisse subito ucciso. E la solidarietà , racconta la guida, non era un atto molto frequente in un lager.

C'era anche uno spicchio di campo pi 'umano' ma era solo una sorta di 'specchio per le allodole", creato  nel caso di ispezioni della Croce Rossa. Una era anche attesa, a giugno del 1944 (e a tutti furono consegnate cartoline postali perché scrivessero ai parenti che stavano bene, le notizie vere stanno già uscendo dal campo);  ma di ispezioni non ce ne furono e gli ultimi ospiti del campo delle famiglie del ghetto di Therensienstadt furono alla fine tutti uccisi, come i 23 mila Rom e Sinti del campo famiglia poco distante, da dove sono passati (e morti) 11 mila bambini.

Tutto attorno silenzio Mancano i rumori sordi di colpi e botte dispensati spesso  senza motivo, non ci sono le raffiche dei mitra, l'abbaiare dei cani o il pianto dei bambini strappati alle mamme. Puoi  solo immaginarli. Ma anche se non li senti, l'angoscia ti sale comunque dentro e ti scorre sulla pelle.
C'era anche pi freddo allora, fino a trenta gradi  sotto zero. Stamani ce n'erano forse sei o sette al di sotto dello zero, ed i deportati non erano certo attrezzati, vestiti solo di un 'pigiama' a righe leggero e un paio di zoccoli ai piedi, inadeguati gli uni e gli altri alla stagione. Ma tutto ero studiato, mai niente era lasciato al caso.

Ti imbatti nei racconti delle guide in apparenti gesti di umanità , come quando da un certo momento in poi i tedeschi decisero di costruire latrine e bagni, che all'inizio erano davvero pochi: bagni addirittura interni alle baracche, per i bambini. Ma il motivo in verità era che i detenuti abili morivano troppo velocemente, mettendo a rischio la produzione industriale, e le epidemie che potevano scoppiare per le misere condizioni igieniche rischiavano di mettere a rischio la vita degli stessi soldati. Anzi, i bagni si iniziarono a costruire proprio quando morì un medico ufficiale: prima tutto si risolveva con grandi fosse nel terreno. Furono costruiti anche depuratori, ma il campo fu liberato prima che potessero essere messi in funzione.

Scopri che il terribile Zyclon B, il gas delle camere con le finte docce, veniva usato all'inizio contro i pidocchi  veri:  poi diventato lo strumento di morte per avvelenare, in una morte dolorosa e neppure rapida, gli ebrei, che tedeschi considerano parassiti e chiamavano appunto pidocchi.

Scopri anche che nei campi di sterminio c'erano le scuole, per i pi piccoli. A Birkenau c'era. Ma molti di quelli stessi bambini, dopo meno di sei mesi, venivano passati per le camere a gas o annegati in una pozza d'acqua. Oppure impiccati.  E i bambini ebrei, se non utili per gli esperimenti del dottor Mengele, neppure ci arrivavano.

Ti raccontano che a costruire i forni crematori erano una piccola azienda a conduzione familiare di Erfurt. Da lontano potevano sembrare fabbriche e ingannare. Come le camere a gas sono stati fatti saltare in aria quasi tutti, dai tedeschi in ritirata, per cancellare le prove dei crimini commessi. Ma gli operai di quella ditta sicuramente sapevano e i titolari pure a cosa servivano quei forni, perché i loro ingegneri hanno partecipato dopo ogni installazione ai collaudi. 

Scopri che chi veniva indirizzato alle camere a gas veniva caricato su camion con il simbolo della Croce Rossa: ultimo sadico inganno, per salvare le apparenze ma soprattutto per evitare sommosse e ribellioni. Perché tutto nei campi era calcolato appunto, in maniera precisa.