Internazionale
Diritti
17 maggio 2011
14:40

Rossi: il 'modello toscano' per un Mediterraneo più solidale

FIRENZE - "Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda chi è". Intervenendo al convegno fiorentino della Fondazione Giovanni Paolo II ("Il Mediterraneo e le città"), il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha così sintetizzato, lodandolo, il comportamento avuto in Toscana dalle forze dell'Ordine nei giorni dell'accoglienza degli immigrati tunisini.

"Sbarcati gli immigrati dalla nave - ha spiegato Rossi - c'era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento".

In una iniziativa, sostenuta dalla Regione Toscana, che in modo inevitabile ha rinviato agli storici colloqui euromediterranei di Giorgio La Pira (una trentina gli ambasciatori presenti da molti Paesi delle rive mediterranee, quasi 80 giovani borsisti da 26 Paesi, esponenti qualificati delle tre religioni monoteiste, molti docenti universitari) Enrico Rossi ha sottolineato come sia impossibile, e inutile, "ripetere meccanicamente La Pira ma è necessario andare oltre per essere davvero fedeli al suo insegnamento". A tale scopo Rossi ha espresso parole positive sulla necessità di ripetere, con periodicità, questo tipo di appuntamento ("accompagnando il dialogo tra le culture e le religioni nate dal ceppo di Abramo").

Riferendosi alla visita del capo di Stato, Giorgio Napolitano, in Israele e nei territori palestinesi, Enrico Rossi ("non avanziamo pretese, ma noi ci siamo") ha rilanciato la possibilità di "offrire Firenze e l'intera Toscana come luogo di incontro fra palestinesi e israeliani".

E sempre a proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo ("in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza").

Altre quattro le proposte da Rossi ("perchè non ci possiamo sottrarre alla costruzione di una politica della unità del Mediterraneo: ce lo domanda il nostro futuro, non il nostro passato"): "contribuire a una rete forte fra Regioni e enti locali delle due rive mediterranee, nord e sud, in modo da sostenere processi di democrazia; sviluppare una rete di università fra nord e sud con programmi di mobilità studentesca da e verso la Toscana; sostenere il dialogo fra culture; fare dell'accoglienza degli immigrati un grande strumento per l'unità del Mediterraneo".

Su quest'ultimo punto, Enrico Rossi è tornato più volte per ribadire la novità e l'efficacia del "modello toscano di accoglienza": dislocare gli immigrati, in piccoli gruppi, in case di ospitalità gestite dal volontariato religioso e laico e in accordo con gli enti locali; abbattere i muri della paura, in rapporto al territorio, con un governo intelligente e solidale del fenomeno; rifiutare il modello delle tendopoli e dei grandi concentramenti; coordinare tutte le istituzioni locali, le prefetture, le associazioni; rassicurare i cittadini, sconfiggendone i timori ("dalla paura alla politica"). Ed è così - ha sintetizzato Rossi - che, in un mese, sono stati accolti circa 800 immigrati.

Insieme al presidente di Regione Toscana erano presenti al tavolo di "Colloquia Mediterranea", coordinati dal consigliere regionale Nicola Danti, l'on Rocco Buttiglione, il sindaco di Bari Michele Emiliano, la portavoce Nazioni Unite per i rifugiati Laura Boldrini gli ambasciatori dell'Albania presso lo Stato italiano e del Montenegro presso la Santa Sede, Lesh Kola e Antun Sbutega.

Nella sessione precedente ("Uomini e donne del Mediterraneo"), sempre ospitata nel salone Brunelleschi dell'Istituto degli Innocenti, era intervenuto il segretario emerito del Pontificio Consiglio per i Migrantes, mons. Agostino Marchetto con un appello "affinché in Libia si creino corridoi umanitari per quanti vi sono rimasti intrappolati e che sono rifugiati, seppur mai riconosciuti, per principio ideologico, dal Governo libico o addirittura respinti a suo tempo dall'Italia". Il presule ("Non perdiamo il treno della storia, non pensiamo di fermare il mare con un pettine") ha auspicato "l'assunzione da parte dell'Europa di una strategia africana, poichè l'Africa è il nostro alleato naturale". E un invito esplicito, da Marchetto, ai politici ("inchiodati, in genere, sul tempo del loro corto mandato elettorale") affinchè non siano "miopi" e guardino lontano ("più che del microscopio ci occorre il cannocchiale").

Fra i relatori della mattina anche l'ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub ("Il dialogo nasce solo se accettiamo gli altri per ciò che essi sono"), il direttore di "Limes" Lucio Caracciolo (ha proposto "un'area di libero scambio fra alcuni Paesi che si affacciano sul Mediterraneo"), il rabbino della comunità ebraica fiorentina Joseph Levi (ha chiesto "un comitato permanente, a Firenze, su progetti comuni fra ebrei, cristiani, musulmani"), il presidente della Conferenza fra le Chiese europee metropolita Emmanuel De France ("Qualsiasi atto razzistico è negazione della dignità umana e delitto contro lo Spirito Santo").

"Colloquia Mediterranea" si è sviluppata in tre giorni alternando 60 relazioni. E' stata presentata una rivista, con lo stesso nome dell'iniziativa. Due strumenti - sottolinea mons. Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole e presidente della Fondazione organizzatrice - per "contribuire ad approfondire la dimensione del dialogo, fondato sulla conoscenza dell'altro, così da sconfiggere i vari pregiudizi".