7 aprile 2011
15:04

San Piero a Grado, nella casa delle farfalle con il pescatore di Gabes

SAN PIERO A GRADO (Pi), 7 aprile 2011 - Quando i volontari della Misericordia si sono seduti con loro a mangiare, gomito a gomito, i tunisini sono rimasti senza parole. Ancor di pi il ragazzo che cercava un posto a tavola e due tra i volontari l'hanno invitato a sedersi tra loro. "Il cous cous di pesce raccontano andato a ruba, assai di meno sono piaciuti i rigatoni al pomodoro".

 

 

L'edificio che ospita i migranti tunisini a San Piero a Grado, a due passi da Tirrenia in provincia di Pisa, una casa di due piani ai margini di una curva, al termine di una stradina che si srotola alla destra della chiesa della frazione, subito dopo un piccolo ponte sopra un canale che raccoglie le acque dai campi. Due piani ed uno spiazzo di terra brullo attorno. Gli ultimi inquilini sono stati i vigili del fuoco: era un rudere e l'hanno completamente

 

ristrutturato. Prima di loro l'universit di Pisa ci studiava le crisalidi. E come crisalidi anche i ragazzi tunisini che da poco pi di ventiquattro ore l'abitano sperano un giorno di poter volare come una farfalla. Altrettanto indifesi. Sono fuggiti da un paese senza speranza e senza lavoro, pronti a ripartire per rifarsi una vita. Cercano un'occupazione, per loro ma anche per spedire un po' di soldi a casa, alle famiglie che sono rimaste in Africa.

 

 

In Italia per la dote della figlia

Come il pescatore di Gabes, Hamrounj Hamrouni, capelli brizzolati e pelle cotta dal sole e dal sale. E' il pi anziano del gruppo: 48 anni, quasi una rarit tra i cinquecento tunisini accolti in Toscana all'indomani del trasferimento da Lampedusa. Era capitano di pescherecci. Pescava nei mari del sud della Tunisia. Poi un'industria chimica ha avvelenato quel braccio di mare. I pesci sono scomparsi e con loro anche il lavoro. Poi anche l'industria chimica ha chiuso.

 

"Grande famiglia, ma i soldi erano pochi e sempre meno" racconta in francese. Il ragazzo marocchino che si offerto come volontario per fare da interprete ancora non c' : passa quando stacca il turno e dorme l . A tradurre ci pensano cos i volontari della Misericordia. In Tunisia il pescatore di Gabes ha lasciato la moglie e quattro figli: il pi piccolo ha nove anni, il pi grande diciannove. Il 2 luglio la figlia si sposer . La sua speranza cos quella di trovare un lavoro in Italia per aiutarla a metter su casa.

 

Per questo partito. Per questo ha venduto tutto - la televisione, il frigorifero, altri elettrodomestici e con tremila dinari, l'equivalente di 1500 euro e cinque mesi di stipendio, ha preso una nave assieme ad altre venti persone. Sopra c'erano anche due donne. "Una traversata lunga e tormentata" racconta. C'era vento e mare mosso. Hanno impiegato cinque giorni per arrivare a Lampedusa da Gergis (Zarzis). Un'eternit rispetto ad altri a cui sono bastate venti ore. E meno male che c'era lui. "La nave era in balia delle onde racconta -. Nello stesso tratto, qualche settimana prima, un'altra imbarcazione affondata. Ad un certo punto ho dovuto prendere il timone in mano". E, superata la tempesta, anche lo scafista lo ha abbracciato e baciato.

 

In Toscana Hamrounj cerca un lavoro. In mare si trova pi a suo agio. "Ma qualsiasi occupazione va bene" precisa. I volontari sperano in un contatto con le aziende del porto di Livorno. Ci si attrezza anche per riempire le lunghe giornate dei migranti: carte da gioco, un televisore e un lettore Dvd, tanto per iniziare, poi magari corsi di italiano. Si pensa all'assistenza sanitaria: altri turni da organizzare con il 118. In meno di un giorno stato allestito un modulo sanitario da campo, con tre bagni e tre docce supplementari. Sar attrezzata anche una stanza dove pregare, con la moquette sul pavimento. Di Lampedusa intanto il pescatore di Gabes ricorda le giornate passate a dormire per terra, sui marciapiedi, ma anche la generosit degli isolani, che offrivano dolci e sigarette. "Era sicuramente una situazione difficile per tutti ammette per i tunisini ma anche per gli italiani: assediati".

 

Vende i cavalli per un posto in barca

Hichem, 25 anni, un altro degli ospiti della casa delle farfalle di San Piero a Grado. Gli occhi verdi e i lunghi ricci biondi fermati sulla fronte da una 'passata' di stoffa bianca e nera, coperti da una maglietta annodata a mo' di bandana, tradiscono origini forse berbere.

 

Preferisce non farsi fotografare. E' arrivato in Toscana da poco pi di ventiquattro ore. Il giorno prima l'ha passato in questura, come gli altri trenta ospiti, per l'identificazione. Al nostro arrivo se ne sta con gli altri fuori dall'edificio, tutti rannicchiati attorno al muro a caccia di un po' d'ombra. Sono le prime ore del pomeriggio. Qualcuno gioca a palla. Qualcun'altro spazza. E una recinzione provvisoria, ad altezza uomo e presidiata da agenti della polizia provinciale che cercano di non essere troppo invadenti, li separa dalla strada.

 

Hichem non si fida ancora del tutto. Forse ha paura di essere rimpatriato. Ma pronto a raccontare la sua storia. Non ha scarpe: perdute come molti altri, marce per l'acqua e il sale. "In Tunisia portavo a giro i turisti a cavallo dice . Vivevo vicino a Djerba. Poi il lavoro scomparso ... i soldi se li presi tutto il presidente". Quindi ha venduto i cavalli e con 3.00 dinari si imbarcato su una nave per Lampedusa. Con lui c'erano altre 96 persone: due donne e 4-5 ragazzi tra i 10 e gli 11 anni. A coprire il braccio di mare ha impiegato tre giorni. "Ho due cugini in Francia racconta prima di congedarsi Ma sono disposto a fermarmi in qualsiasi posto trovi un lavoro". Come dire: passate parola, io aspetto fiducioso.