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30 ottobre 2019
12:58

Stranieri in Toscana, le politiche di accoglienza messe in campo dalla Regione

FIRENZE – Le Regioni non hanno competenze dirette sull'immigrazione o sull'organizzazione dell'accoglienza di profughi e richiedenti asilo. "Ma al di là dell'aspetto formale in Toscana abbiamo deciso di occuparcene – spiega e rivendica l'assessore regionale all'immigrazione, Vittorio Bugli – perché si tratta di un tema importante, che investe la comunità e l'organizzazione anche dei servizi. L'abbiamo fatto anzitutto cercando di lavorare tutti assieme e il primo atto di questa collaborazione è stato il libro bianco sull'accoglienza realizzato nel 2017, elaborato in modo partecipato, assieme a tutti gli attori impegnati sul territorio". "Abbiamo fatto anche di più – aggiunge Bugli –. Abbiamo infatti chiesto all'interno del percorso di autonomia regionale avviato con il Governo di essere messi nelle condizioni di gestire al meglio il fenomeno della presenza degli stranieri sul nostro territorio, organizzando accoglienza e servizi nel modo e con il modello che riteniamo migliore".  Un'accoglienza anzitutto diffusa, come è stato fin dal 2011. 

Bugli lo ricorda nel corso di un seminario, sui fenomeni migratori, che si è tenuto a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze: presenti associazioni, rappresentanti di enti locali ma anche delle associazioni delle imprese.

Il Libro bianco toscano raccoglie le buone pratiche già diffuse sul territorio e due, li rammenta l'assessore, sono stati i principi fondamentali alla base dell'intera riflessione. "L'immigrazione è un fenomeno strutturale, quindi non va affrontato come un'emergenza come oggi avviene. Inoltre riguarda le persone, e quindi se ne devono occupare i Comuni, gli enti e le Regioni che con le persone e i loro bisogni hanno a che fare, e non le prefetture".

Dopo il Libro bianco la Regione aveva iniziato a strutturare nella pratiche modelli e progetti analizzati. "Poi però – riepiloga l'assessore - sono arrivati i decreti Salvini sulla sicurezza, che peraltro invece creano maggiore insicurezza  nelle comunità, e quel percorso di strutturazione è diventato un percorso di resistenza".  La Regione ha fatto ricorso contro quei decreti, in particolare contro la cancellazione del permesso per protezione umanitaria, contro le nuove disposizioni sulla (non) iscrizione all'anagrafe e il daspo urbano esteso ai presidi sanitari. Poi ha proposto una legge, approvata dal Consiglio regionale lo scorso luglio, sulla tutela dei bisogni essenziali della persona. Ha messo a disposizione anche 4 milioni di euro, destinati a Comuni ed associazioni, per progetti di integrazione e coesione sociale nelle comunità toscane e per tutelare appunto quei bisogni.  Altri interventi, che riguardano il fronte del lavoro, l'aspetto sociale e l'apprendimento della lingua, rientrano invece nei Progetti Fami. 

"E' evidente che i decreti Salvini anziché sicurezza rischiano di creare insicurezza – conclude Bugli – Aumenteranno infatti (ed anzi sono già aumentati) i cosiddetti ‘irregolari', a cui è urgente far fronte prima che diventino merce della criminalità". Il Ministero dell'Interno già mesi fa spiegava  che in Toscana circa 3.500 persone sono uscite in un anno dal sistema dell'accoglienza. Di queste circa 2.000 si stima che siano andate ad ampliare il numero delle persone non riconosciute, esposte certamente al rischio di finire su una strada e in situazioni border-line perché prive della possibilità di potersi permettere almeno i bisogni essenziali. "Per questo abbiamo approvato la legge – spiega ancora Bugli -  per poter estendere a tutti, stranieri e non, i diritti essenziali della  persona: diritti come l'accesso alle cure, la possibilità di finire la scuola per i bambini, un pasto e un tetto seppur temporaneo per vive in situazioni di emergenza. Abbiamo quindi messo a disposizione le risorse necessarie e il lavoro di studio avviato servirà per il futuro a definire al meglio progetti che rispondano alle necessità reali".

"Fra pochi giorni ci saranno i risultati dei bandi – conclude l'assessore - . Abbiamo rivolto l'invito a partecipare a tutto il territorio, con budget divisi zona per zona. In molte realtà c'è stata una capacità di fare squadra anche a livello progettuale".

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