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27 gennaio 2011
7:08

Treno della memoria: la testimonianza di un soldato deportato

CRACOVIA (Polonia) Tecnicamente li hanno chiamati IMI, che significa internati militari italiani. Furono circa 600mila i soldati italiani che dopo l'8 settembre e l'armistizio con gli alleati firmato dal generale Badoglio, rifiutarono di servire sotto la Repubblica di Sal accanto alle truppe di occupazione tedesche. Per questo finirono nei campi di concentramento, infamati dal marchio di traditori.

 

 

Antonio Ceseri stato uno di loro, uno dei superstiti. Era un marinaio, e non gli piaceva la guerra, cos disse no alle offerte tedesche e fin a lavorare in un campo che forniva manodopera ad una fabbrica a 70 chilometri da Berlino. E quest'anno, per la prima volta, venuto a rappresentare gli IMI sul Treno della memoria. "Io cerco sempre di tenere sempre vivo dentro di me quello che ho patito dai tedeschi, anche ora che ho 87 anni ha detto a Toscana Notizie a margine dell'incontro dei testimoni dell'Olocausto con gli studenti e gli insegnanti del treno a Cracovia -. Nella fabbrica ci avevano portato in 130, come militari italiani. Poi c'erano civili rastrellati in tutta Europa. Il 21 aprile del 1945 arrivarono i russi a liberare il campo, ma poi si spostarono e due giorni tornarono i tedeschi, che ci presero tutti, ci portarono in un canalone poco lontano dal lager e cominciarono a sparare".

 

"Io fui salvato dai corpi dei compagni che mi caddero addosso fino a ricoprirmi continua Ceseri -. Poi ci fu la terra con cui i tedeschi tentarono di seppellirci, ma pioveva e il terriccio sabbioso rimase soffice. Cos riuscii a non soffocare. Fummo in tre a uscire vivi da quel canalone, e appena abbiamo potuto siamo tornati, abbiamo tirato fuori i corpi dei compagni e gli abbiamo sepolti per bene".

 

"Non avevo pi parlato in pubblico di quanto era accaduto. Tornato in Italia, casa in Toscana, qualcuno disse che in fondo "cos'erano quei 130 soldati di fronte ad una tragedia cos grande?" Mi sono tenuto per me il ricordo, e s , penso che il rifiuto di quei 600mila stato l'inizio della resistenza agli occupanti, in qualche modo. Ma vuol sapere una cosa buffa? Tornato in Italia, pretesero che proseguissi per un certo tempo il servizio in Marina. Mi misero sulle corvette che ripulivano dalle mine, e io dicevo tra me: stai a vedere che mi sono salvato dai tedeschi per morire su una mina in Italia".

 

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