Cultura
30 gennaio 2013
7:20

Treno della Memoria, pagine di diario degli studenti toscani

Treno della Memoria, pagine di diario degli studenti toscani

OSWIECIM (Polonia) - Sotto la neve e in mezzo al freddo non si distraggono un attimo. Non vogliono perdersi una parola. Fanno il pieno di ricordi e di immagini. Prendono appunti. Parlano tra di loro. Ma dopo una giornata faticosissima e dai ritmi serrati, anzi dopo due giornate faticosissime, i ragazzi trovano la forza e il tempo anche per scrivere. Altri lo faranno a scuola, al ritorno: ognuno dando forme diverse ai loro reportage ma tutti con lo stesso obiettivo, quello di fissare ancora meglio le loro emozioni. Per non dimenticare. Ecco alcune pagine dai diari dei ragazzi del treno della memoria toscano 2013.

28 gennaio

"La forza del ricordo"

La maggior parte della popolazione mondiale non consapevole dell'orrore che hanno dovuto sopportare vari popoli. Le indifferenze e il negazionismo di oggi rappresentano un'offesa profonda alla memoria e all'intera umanità . Primo Levi affermava: "Se comprendere impossibile, conoscere e' necessario". Per noi complicato comprendere la verità ed e' ancora pi difficile cercare di trasmetterla. La memoria è una forza molto potente se condivisa da tutti: noi ragazzi vogliamo impegnarci affinché non si spenga.

L'indifferenza è un nemico silenzioso che si insinua nell'ignoranza comune... stasera andiamo a letto con molti pensieri e carichi di emozioni ancora indescrivibili (forse per la stanchezza!).

Gli studenti di: Liceo Gramsci, IISS Peano e IPSSAR Saffi


 

29 gennaio

Oggi, durante la cerimonia, mi sono sentita fiera di essere europea, italiana e appartenente ad una regione che non vuole dimenticare, che si prende cura della memoria e cosi' facendo contribuisce alla formazione umana dei suoi cittadini.

Qui, nel cuore dell'Europa, mi sono sentita parte di una comunità che resta unita malgrado i tempi difficili. E' anche questo che ci d forza; il fatto che oggi esista un concetto di memoria ci da' speranza e voglia di fare, contribuire al futuro, diventare adulti. Da questo viaggio torniamo pi consapevoli e arricchiti nell'animo. Come in pellegrinaggio, veniamo a visitare il pi grande cimitero del mondo "traendo gli auspici" per un futuro migliore, proprio come Foscolo scriveva delle urne dei grandi sepolti in S.Croce, capaci di "accendere gli animi" a "egregie cose".

Qui non ci sono tombe ma immense distese di neve dove riecheggiano le tante lingue dei popoli che calpestarono questa terra; le loro voci si fondono come a creare un grande boato. In questo apparente silenzio ogni parola e' superflua, tanto da risultare banale, e' per questo motivo che commemoriamo in silenzio.

Il valore civico che questo "Treno della memoria" ci lascia è inestimabile, come lo è il dovere di non restare indifferenti ma di continuare a raccontare, leggere, ascoltare.

E' qui che troviamo la forza di agire, di sconfiggere la pigrizia del pensiero e di lottare per ciò che attualmente ci stanno negando: i diritti contenenti nella nostra Costituzione, come il diritto al lavoro (art. 4) o la dignità all'essere umano. Ci sentiamo un po' persi, abbandonati, spaesati ma non demordiamo.

Importante l'incoraggiamento che ci da' il regista Marian Marzynski che abbiamo avuto la fortuna di incontrare in occasione dell'anteprima del suo film "Non dimenticare di mentire". Egli stesso ci invita caldamente a trasmettere questa esperienza in tutte le forme possibili e penso che ognuno abbia il compito di essere portavoce di tale testimonianza.


 

Barbara Somigli, IV A/L IISS G.Peano


 

29 gennaio

Un senso di vuoto davanti a quei capelli e ai vestiti; di inquietudine camminando per quelle strade... Terrore oltrepassando quella cinica scritta... e tante lacrime, gocce d'acqua salata fuori, e dentro. Esplosioni di emozioni in un luogo dove i sentimenti non esistevano. Fotografie sui muri, calpestio di tanti ragazzi in fila indiana. Silenzio e paura, rose rosse e cemento grigio. Siamo qui per rendere onore e ricordare. Siamo cambiati da oggi e per sempre.


 

Gli studenti di IPSSAR Saffi


 

29 gennaio

Visitare con il proprio corpo e con i propri sentimenti ed emozioni Auschwitz ti cambia radicalmente. Le parole e i discorsi della guida risultano quasi banali alla vista del campo sterminato, all'interno di questo percorriamo vie segnate in passato da persone, alle quali era stato vietato essere tali; il bianco della neve, cosi' luminoso e pregno di innocenza non attutisce la malinconia del cimitero di più di un milione di deportati, anzi sottolinea l'intenso contrasto tra il bianco e il legno delle baracche e il nero del filo spinato.

E' un cosi' violento contrasto che immobilizza il nostro corpo ed ogni sua parte, rendendoci incapaci di aprire le labbra, dalle quali non fuoriesce nemmeno una parola, poiché nessuna, nessuna e' adeguata e può rendere giustizia a Loro.

Gli occhi si rifiutano di guardare, mentre le mani si rifiutano di scattare fotografie, in quanto prove inconfutabili dell'Olocausto, gli arti sono immobilizzati.

Se prima mi domandavo sull'equivalenza in intensità tra amore e dolore, ora ho la risposta: l'ultimo e' il sentimento che più "disturba" l'uomo emotivamente, perché si può provare per migliaia di persone in un singolo momento, segnandoci per tutta la vita.


 

Irene Di Rosa, IV B Liceo scientifico A. Gramsci