Cultura
28 gennaio 2013
16:11

Treno della memoria, servizio essenziale per la democrazia

Treno della memoria, servizio essenziale per la democrazia

OSWIECIM (Polonia) - Dopo la visita nell'inferno gelido di Birkenau qualsiasi parola rischierebbe di suonare retorica e inutile. Meglio forse, allora, mezz'ora di silenzio nella propria camera al ritorno. Mezzora di silenzio e riflessione ogni giorno. Il presidente della Toscana ripiega il foglio con gli appunti del discorso che aveva preparato e va a braccio, mentre un groppo alla gola tradisce l'emozione e gli offusca per un attimo la voce. Dopo la visita al campo di Birkenau, quattro ore di processione sotto una nevicata quasi ininterrotta, il momento della commemorazione ufficiale. Essere qui un'esperienza che ti cambia la vita, sottolinea più volte . Lo racconta anche alle televisioni polacche che lo intervistano e gli chiedono perché la Toscana organizza dal 2002 il treno della memoria, con più di cinquecento ragazzi ogni volta a bordo. Risponde che "parti pensando di sapere, ma torni diverso. Sempre più stretti nei bilanci, la Regione poteva essere tentata di tagliare. Non l'ha fatto, sottolinea il presidente, perchè un servizio essenziale: un servizio essenziale per la democrazia. Ancor di più in momenti di crisi come questo, dove certi fantasmi neri del passato possono trovare terreno fertile e i tarlo della discriminazione e del razzismo dilagare".

Passato e presente

Il governatore toscano intreccia nel suo intervento passato e presente, la cronaca di paesi più o meno lontani e fatti di casa nostra. Consiglia il viaggio "a chiunque scappino parole leggere su quello che è stato, a chi dice "Non sono razzista, per ...", a chi non vede in fondo differenza tra i nazisti e chi li combatteva. La differenza c'è invece, e sta nel fine per cui combattevano: loro per la libertà e il rispetto della persona, i primi contro la persona". Non c'è futuro senza memoria, ma sul presente che si costruisce, aveva ammonito poco prima dai microfoni, davanti ai gonfaloni e ai ragazzi, Ugo Caffaz, anche lui visibilmente commosso nonostante non sia certo la prima volta a Birkenau, esponente della comunità ebraica fiorentina e coordinatore del Treno della memoria. E' accaduto e dunque può succedere di nuovo, scriveva Primo Levi. Ed così, scuote la testa il presidente della Toscana. In forme diverse, ma con lo stesso spirito di chi vede nella persona non un fine ma uno strumento. Un attentato alla nostra Costituzione: merito sì ma anche uguaglianza nei diritti, ai nastri di partenza e all'arrivo.

I deportati e gli immigrati

Il presidente della Toscana guarda le baracche progettate per essere stalle da campo ed ospitare 52 cavalli ma dove venivano stipate 400 persone ed a volte anche 800, in almeno cinque su ciascun piano dei letti a castello. Ascolta i racconti. Parla con le sorelle Bucci, uniche bambine italiane sopravvissute a Birkenau, testimoni per la sesta volta sul treno toscano. Guarda e pensa alla Thailandia e al Vietnam, al Sudafrica, alla Bosnia e al Ruanda. E lo dice nella commemorazione ufficiale al campo di Birkenau. Ricorda anche "i giovani napoletani di Casa Pound che progettano di stuprare una ragazza ebrea perchè ebrea, i senegalesi uccisi l'anno scorso a Firenze, la manodopera nera sfruttata a Rosarno, i campi rom incendiati e i 17 mila giovani sprofondati nel mare tra l'Africa e l'Italia, alla ricerca di un futuro diverso per sfamare le proprie famiglie. Uccisi dal mare, e poi dall'indifferenza. Mortificati nel non rispetto della loro persona. Che poi quello che accadeva allora settanta anni fa. Gesti di folli, ma folli parte di un sistema più vasto". Un sistema e un'indifferenza che il presidente della Toscana invita i giovani a combattere, sicuro che dopo questo viaggio siano attrezzati per farlo.