“O anche No”, parlare diversamente di disabilità. Giani : “Una Toscana solidale”

Sociale
20 maggio 2025
12:16

“O anche No”, parlare diversamente di disabilità. Giani : “Una Toscana solidale”

Dalla Regione un impulso per una legge nazionale sui caregivers 

“O anche No”, parlare diversamente di disabilità. Giani : “Una Toscana solidale”

Andare oltre gli stereotipi, superare i cliché e cercare di parlare in modo non convenzionale dei temi legati alla disabilità è la cifra che dal 2019 distingue O anche No, il programma televisivo in onda sulle reti Rai che punta su storie raccontate da volti noti al pubblico. Paola Severini Melograni, giornalista, scrittrice, autrice e produttrice televisiva, ha trasformato questa esperienza in un libro che porta il nome della sua trasmissione accompagnato dal sottotitolo Da vicino nessuno è normale, presentato ieri a Firenze presso la sede della Giunta regionale toscana assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, il conduttore e autore radiofonico e televisivo Carlo Conti, Rosa Maria Di Giorgi, presidente del Conservatorio di Musica “Luigi Cherubini” di Firenze e dell’Istituto per le Industrie Artistiche e del Design di Firenze e Iacopo Melio, giornalista e attivista per i diritti umani e civili.

“La Toscana – nelle parole del presidente Giani – è erede di una tradizione di sensibilità verso i temi sociali che affonda le sue radici nel Medioevo e le sviluppa poi nel Rinascimento e nel Settecento. Nel 1288 viene aperto a Firenze su iniziativa di Folco Portinari il primo grande ospedale cittadino ed è poi Pietro Leopoldo che ne rinnova lo statuto trasformando Santa Maria Nuova a Firenze e Santa Maria della Scala a Siena in luoghi dove si ricevono cure specializzate, all’avanguardia per quei tempi.”

“Negli ultimi sette anni la Toscana, impiegando i Fondi europei – continua Giani - ha assegnato importanti risorse a progetti di vita indipendente e oggi sono circa duemila i cittadini che nella regione hanno diritto a una retribuzione per il delicato e difficile compito di fornire attività di Caregiving. Questo in attesa di una legge nazionale che finalmente venga finanziata. Il compito di chi amministra è guardare sempre più lontano e con attenzione alle condizioni che riguardano la fragilità delle persone e dare poi risposte adeguate.”

O anche No – spiega Paola Severini Melograni - chiude un cerchio cominciato nel 2016 con la grandissima generosità e disponibilità di Carlo Conti che accettò il rischio, perché nove anni fa lo era, di chiamare Ezio Bosso, musicista straordinario affetto da una malattia neurologica, al Festival Sanremo. In questi anni, a partire poi dal 2019, siamo riusciti a costruire una trasmissione che compie oggi quasi sei anni, conta 350 puntate ed ha portato il suo messaggio dal Kurdistan iracheno al Kosovo, all'Ucraina, in Cisgiordania, nel Senegal, ha raccontato le Paralimpiadi a Parigi e racconterà quelle di Milano-Cortina. Abbiamo creato una comunità.”

“Richiamando le parole del presidente Giani - continua Paola Severini Melograni – oggi l’obiettivo più urgente è un testo unico nazionale che tuteli i caregivers, i familiari assistenti dei disabili gravissimi. I disabili in Italia sono circa 5 milioni e non potremmo mai tutelarli tutti come vorremmo. I gravissimi sono invece 350 mila. Se esiste una volontà politica comune, assieme alle associazioni e alle famiglie, con l’attenzione degli uomini di cultura e di spettacolo, possiamo realizzare un testo unico per i caregivers: parliamo di persone condannate ad un ergastolo fatto di assistenza che consuma vite, energie, attenzione risorse economiche ed è una condizione fatta di continue rinunce”.

Anche di questo e di molto altro si parla nelle pagine di O anche No, edito da Castelvecchi. Del compito, nelle parole dell’autrice, che il servizio pubblico radiotelevisivo dovrebbe avere e sempre più spesso rinuncia ad assolvere.

“La Rai – spiega Paola Severini Melograni – è un grande media pagato da tutti i cittadini. Il libro è uno spunto per domandarsi cosa è successo della vocazione pedagogica che dovrebbe avere e perché si è appiattita sui contenuti e sui palinsesti delle televisioni commerciali perdendo quella che dovrebbe essere la sua vocazione principale: fornire strumenti educativi a persone che spesso non li posseggono”.

“Paola è una donna straordinaria - aggiunge Carlo Conti - che ha dedicato e che dedica la sua vita agli altri. Gli altri, come cantava Umberto Tozzi, siamo noi e quindi quello che riesci a dare ritorna poi con maggior forza e energia. È stata lei che mi ha aiutato a portare al Festival di Sanremo uno straordinario musicista come Ezio Bosso e farlo conoscere a tutta Italia. La vita, come disse Bosso, è come la musica e si può fare soltanto insieme. Una frase che ho cercato di fare mia e portare avanti anche nel corso degli anni”

“Paola e anche Carlo – chiude Iacopo Melio - prima parlavano di insieme, di comunità, di individui, non di disabili. Questa etichetta non appartiene al 2025. In Italia abbiamo ancora una ministra per la disabilità, come se si parlasse ancora di una categoria in estinzione da dover proteggere”.

"Credo che un ministero – precisa Melio – abbia il compito di fare cose che sono utili e hanno un valore per tutti, tenendo conto anche delle persone con disabilità. Questo è avvicinare le persone, non sottolineare la diversità. Iniziamo a farlo dovunque possibile. Nel settore dell’informazione questo è il compito del servizio pubblico. Io vedo nel titolo del libro di Paola Severini Melograni quel “no” enorme, ma lei e Carlo, con molti altri, fanno capire che si può iniziare a dire qualche “sì” importante”.