28 gennaio 2017
13:11

Arrivederci ... a scuola, dove il viaggio della memoria continuerà

FIRENZE - Prima fermata a Prato e capolinea a Firenze. Il treno della memoria rientra a casa, puntuale alle quattro del pomeriggio del quinto giorno, ventitré ore dopo la partenza da Cracovia anche se ai ragazzi delle province più lontane ne serviranno almeno un altro paio, con altri mezzi. Saluti, addii o semplicemente un arrivederci.

C'è chi per tutto il viaggio di ritorno ha iniziato a pensare come raccontare quello che ha visto, come trasmetterlo a chi non c'è stato. E' un'esigenza, fisica anche. E cosi sul blocco degli appunti si ipotizzano pomeriggi a scuola aperti a tutti, con percorsi con le Lim, le lavagne elettroniche di ogni aula, capaci di diventare grandi schermi parlanti, ebook, foto od anche disegni, sculture e installazioni. Un'idea rincorre l'altra e i ragazzi, instancabili, ne discutono per ore, ognuno nel proprio scompartimento, mentre altri continuano a fare la fila per l'ultima parola, l'ultimo abbraccio e l'ultimo sguardo da incrociare con le sorelline Bucci, le due sopravvissute al lager che li accompagnano sul treno.

Visitare Auschwitz e Birkeanu (od anche altri campi di sterminio), passare di baracca in baracca, calpestare la neve avvolto dalla nebbia, ti costringe a spostarti con tutto te stesso. Ti obbliga a scandargliarti nel profondo, a farti pulizia dentro e ad interrogarti: un po' come in un romanzo letto qualche anno fa, in cui le stanze di una casa buttano lentamente fuori ogni oggetto che contengono fino a trovare, finalmente, la pace. "Il viaggio della memoria ti riempie" dicono i ragazzi. Lo dice  Daniel Boco di Firenze, ad esempio. Ma quei pensieri, quelle emozioni, le tante domande in cerca di risposta anche, devono poi trovare un varco per uscire. C'è chi lo fa scrivendo e chi in altro modo.

"Il treno della memoria è un viaggio che ti cambia" dice la professoressa Silvia Pagnin dell'alberghiero "Matteotti" di Pisa. Per lei era la seconda volta. "Il programma apparentemente era lo stesso ma le emozioni, i pensieri, le riflessioni e quello che è tornato indietro è stato comunque diverso. Qualcosa di profondo e nuovo ogni volta".  E poi loda i suoi ragazzi, "fantastici e incredibili", anche se era certa della loro risposta. "Vederli ogni volta attentissimi e proporsi sempre fino all'ultimo è stato bellissimo. Ma ne era certo" dice.  Parole che fanno il paio con quelle di Sabina Diamanti, insegnante dell'istituto "Fossombrone" di Grosseto. "Sono partiti magari semplicemente curiosi ed ho visto molti ragazzi cambiati, profondamente, nelle loro idee ed anche nei loro ideali. Un conto del resto è sapere  e un conto vedere o ascoltare da chi c'è stato"

E poi non ci sono solo gli studenti che sul treno sono saliti. La voglia di saperne di più e raccontare coinvolge e contamina anche quelli che sono rimasti a scuola.  "Lavoriamo da un paio di mesi su più classi" dice Siria Cecconi, studentessa di Poppi. Lei era in Polonia, altri sono rimasti a casa. "Abbiamo deciso di approfondire il tema dei giusti tra le nazioni – racconta – ovvero chi si adoperò per la salvezza degli ebrei che rischiavano la deportazione e la morte. Nella zona dove abitiamo abbiamo individuato due famiglie e un parroco.  Altre classi hanno lavorato sulla storia di un deportato della nostra provincia".  Dunque arrivederci, il viaggio continua.