23 gennaio 2017
14:50

Fossoli

Il treno sfreccia, lento, tra Bologna e Modena e non passa molto lontano da Fossoli, la località a circa sei chilometri da Carpi che fu l'anticamera del lager per migliaia di internati. Ricordare  Fossoli e Primo Levi inevitabile in un viaggio della memoria.

Sul primo dei convogli partiti da quel campo, il 22 febbraio 1944, fu caricato proprio lo scrittore e reduce. Andava lento quel treno fatto di carri merce e vagoni piombati, ma difficile immagine quella lentezza, l'esperienza di quelle ore e di quei giorni, i corpi stipati, la mancanza di aria e cibo, la paura che scavava dentro e ti faceva il vuoto sotto i piedi pensando a cosa li avrebbe attesi al termine.

Nel  suo libro più famoso Levi racconta l'ultima notte a Fossoli, prima della partenza. L'ordine era arrivato il giorno prima. Tutti sarebbero dovuti salire sul treno: anche i vecchi e i bambini, con l'occorrente per un viaggio di quindici giorni. Al resto avrebbero pensato i guardiani del campo. E che a nessuno saltasse in meno di non presentarsi all'appello: perchè per ogni persona che fosse mancata ne sarebbero stati fucilati dieci.

Primo Levi ci dice che quella fu una notte di silenzio, preghiera e attesa. E ai bambini, che si cercava di far studiare anche a Fossoli, quella sera non furono assegnati compiti per il giorno dopo. Per molti non ci fu un giorno dopo la fine del viaggio. "Io so cosa vuol dire non tornare" scriverà più tardi lo scrittore e reduce. E' il primo verso di una poesia dedicata a Fossoli, composta nel 1946, e quelle parole che incidono la coscienza dicono già tutto.