18 gennaio 2017
9:54

Il coraggio di denunciare e capire

Tre libri per iniziare: la storia del teologo tornato dagli Stati uniti per condividere il destino del suo popolo ed aiutarlo ad uscire dal tunnel e la ricerca delle proprie radici nel dramma della storia.

ERALDO AFFINATI Un teologo contro Hitler - MONDADORI
Era un teologo tedesco, Dietrich Bonhoeffer, convinto che la teologia non può accontentarsi di galleggiare nei cieli, deve stare con entrambi in piedi ben piantati sulla terra. Il suo destino si incroci con quello di Hitler: e apparentemente non ci poteva essere partita. Apparentemente fu proprio così che andò. Il teologo che aveva scelto la Resistenza non ebbe scampo. Fu ammazzato in un campo il giorno prima della liberazione, per ordine espresso di Hitler, che solo una settimana più tardi si uccise nel bunker di Berlino. Venne impiccato a una forca improvvisata in tutta fretta, il suo corpo bruciato.
Eppure fu più grande, più forte dei suoi assassini. Lui che fin dall'inizio non usò giri di parole per denunciare i pericoli del nazionalsocialismo. Che tornò consapevolmente dagli Stati Uniti, a guerra già cominciata, per condividere il destino del suo popolo e aiutarlo a uscire dal tunnel.
Dietrich Bonhoeffer era un tedesco. Ma anche allora c'erano tedeschi così, non tutti erano come Hitler. Questo libro, bello, ci aiuta a esserne consapevoli.

DANIEL MENDELSOHN Gli scomparsi Neri Pozza
Che cosa sia davvero, non importa: biografia o reportage, libro della memoria o libro di viaggio. Soprattutto un libro necessario, in cui tuffarsi senza farsi spaventare dalle sue dimensioni, dalle sue 722 pagine che un impegno senz'altro lo reclamano. Con un libro così si inizia con una certa riluttanza - e con la cautela di chi parte per una maratona - ma poi non si ha più voglia di mollare, si arriva in fondo e quando ci si lascia l'ultima pagina ci si sente orfani di qualcosa di importante. L'autore un importante critico letterario americano di origine ebraica  che un giorno decide di saperne di più sulla sparizione di un ramo della famiglia completamente inghiottito dalla macchina dello sterminio nazista. Famigliari di cui ormai rimangono solo fotografie sbiadite, nomi riportati in qualche elenco, ricordi vaghi e compromessi dalle amnesie e dagli imbarazzi dei sopravvissuti.
Ma quello di cui si fa carico Mendelsohn non solo un viaggio della memoria... una vera e propria Odissea, un ritorno alle proprie radici, là dove le radici sono state brutalmente strappate, in quell'Europa dell'Est dove un intero popolo, con la sua lingua, le sue tradizioni, i suoi villaggi, è stato annientato e oggi è come non fosse mai esistito. Tenero ed epico. Coinvolgente - come un grande noir - e sconvolgente - perchè ancora capace di raccontarci qualcosa di nuovo e terribile sugli orrori di cui l'uomo capace.


WLODEK GOLDKORN Il bambino nella neve - Feltrinelli
Mi perdo. Mi smarrisco a Katowice, eppure questa la città dove sono nato e in cui ho trascorso la mia infanzia...
Ecco, sono questi i primi passi. E forse bisogna davvero smarrirsi per riannodare i fili. Bisogna davvero divagare con la testa e con i piedi per scoprire e riscoprire. Per rimanere in qualche modo fedeli al proprio passato e allo stesso tempo per guardare meglio avanti, grazie a quel passato. Soprattutto se un passato doloroso e ingombrante quale può essere quello di una famiglia ebrea nella Polonia del Novecento.
Il bambino nella neve la storia di un viaggio e più precisamente di un ritorno, nella Polonia che il paese dove Goldkorn è nato e ha vissuto la prima parte della su vita.  E c'è la Polonia di prima della Shoah, con un mondo ebraico che non era solo quello dei villaggi, reso così diverso dalla nostalgia e dal rimpianto, ora che non c'è più . C'è la Polonia dell'occupazione nazista, di Auschwitz che il cimitero di famiglia - Una preghiera? Non c'è niente di sacro ad Auschwitz - e dei campi di sterminio quali Treblinka e Majdanek di cui si parla molto meno perchè sopravvissuti non ce ne sono stati. C'è la Polonia della rivolta del ghetto e di Marek Edelman, che per Wlodek stato complicato maestro di vita. Ma c'è anche la Polonia che c'è stata dopo, quella sotto il socialismo, costruita sulle macerie della guerra contro i nazisti, eppure investita da spaventose ondate di antisemitismo: fino al pogrom e poi alla cacciata di tanti ebrei - Avevo quindici anni e diventai uno straniero in patria, un nemico interno, una quinta colonna. Straniero due volte, in un paese dove un mondo era giè scomparso.

Da Katowice a Firenze, stato lungo il viaggio di Wlodek: ancora più lungo, se non si misura con i chilometri, ma con le lacerazioni dell'anima, i disorientamenti della cultura, il lavorio delle emozioni. Ma in questo viaggio - e questo è un grande libro di viaggio, nello spazio e nel tempo, non un diario o un memoir - c'è modo per crescere, per capire, per allargare lo sguardo, perfino per trovare le parole giuste. Per far sì che la memoria serva davvero al nostro presente.
Non per vendetta, non per vivere con le spalle voltate indietro. Ma per il nostro sentirsi uomini oggi.