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25 ottobre 2013
17:14

Immigrati, Allocca: "Valorizzarne e riconoscerne le competenze è la priorità"

FIRENZE – Individuare strumenti e modalità che permettano di utilizzare e valorizzare le competenze di chi, in possesso o meno di un progetto migratorio, decide di venire a vivere in Toscana e, più in generale, in Italia. Ed inoltre accoglienza, accompagnamento ed inserimento di studenti stranieri in percorsi accademici e di ricerca e riconoscimento delle competenze acquisite una volta rientrati nel paese di origine. Si è discusso di questi temi stamattina all'incontro dal titolo 'La presenza straniera qualificata in Toscana e in Italia nel contesto dell'Università e della ricerca e nel dibattito pubblico', organizzato dalla Regione nell'ambito di Dire e Fare.

"É utile interrogarsi – ha detto l'assessore al welfare Salvatore Allocca durante il suo intervento - sulle competenze possedute dagli immigrati che vengono a vivere da noi. Purtroppo l'economia italiana non utilizza e valorizza i cervelli: da un lato abbiamo i nostri, spesso costretti ad andare all'estero, dall'altro ci sono quelli che vengono da noi, per scelta o per altri motivi, e che non siamo in grado di trattenere. Oltre alla fuga dei cervelli, il brain drain, c'è anche lo spreco dei cervelli, il brain waste, che si ripercuote in termini negativi sia sulla nostra economia che su quella dei paesi di origine. Oggi invece si è parlato di progetti interessanti, che la Regione ha deciso di sostenere, realizzati in collaborazione con l'ateneo fiorentino ed un associazione di giovani, Icse & co., che promuovono invece il concetto di brain gain: il ritorno che un paese ottiene, in termini di rimesse ma anche di competenze una volta rientrati in patria". I progetti in questione per ora coinvolgono solo studenti albanesi ma l'obiettivo è di estenderli ad altre nazionalità.

La Banca delle competenze è un altro progetto al quale la Regione sta lavorando. "Non punta a favorire l'incontro tra domanda e offerta – ha spiegato Allocca - quanto piuttosto a fornire una verifica oggettiva delle competenze presenti sul territorio ma che rischiano di non essere conosciute. Uno degli scopi dev'essere quello legato alla diffusione di un messaggio culturale che vada nella direzione di cancellare gli stereotipi legati all'immigrazione". Allocca ha quindi concluso sottolineando che "gli ostacoli posti da varie normative, non solo italiana ma anche europea, alla permanenza dei cervelli nel nostro paese esistono. Ma se questi possono essere in qualche modo aggiustati, da modificare è l'atteggiamento culturale che tende sempre a declinare il tema dell'immigrazione in un'ottica di sicurezza".

In Italia, secondo i dati contenuti nel VI Rapporto EMN (European Migration Network), l'incidenza degli stranieri sulla popolazione accademica totale rimane ancora piuttosto limitata rispetto ad altri Paesi europei: 1 cittadino straniero ogni 22 immatricolati, 1 ogni 26 iscritti complessivi, 1 ogni 37 laureati (oltre 7mila l'anno). Gli studenti internazionali nel 2012 secondo OCSE sono 1,7 milioni nei Paesi dell'UE e 4,1 milioni nel mondo: 550mila in Gran Bretagna, 250mila in Germania e Francia e oltre 70mila in Italia.

Nel periodo 2004-2012 gli studenti internazionali non comunitari in Italia sono più che raddoppiati: da quasi 23 mila sono passati a 52 mila. Aggiungendo i circa 6000 iscritti a corsi post laurea e i 4380 iscritti a corsi di alta formazione artistica, musicale e coreutica, superiamo quota 62 mila. Con i circa 17500 comunitari si arriva quasi 80 mila. Altri 20 mila sono gli studenti nord-americani che vengono per compiere un breve periodo di studio e circa 10 mila i sacerdoti, seminaristi e suore iscritti nelle strutture pontificie. Totale, circa 110 mila. Un terzo studia negli atenei di Toscana, Umbria e Lazio (Roma, Firenze, Pisa, Perugia e Siena) ma Bologna ha il maggior numero di iscritti non comunitari. La Sapienza di Roma e i Politecnici di Torino e Milano ne accolgono un quinto ma anche l'Università degli Studi di Firenze, con oltre 3.000 iscritti, esercita una forte attrazione.

Fattori che ostacolano una maggiore presenza: programmazione dei flussi e incertezza del rilascio dei permessi di soggiorno per motivi di studio; difficoltà burocratiche per la concessione dei visti di ingresso; complesso meccanismo di riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all'estero; scarso numero di borse di studio erogate; carenza di residenze universitarie; scarsa conoscenza della lingua italiana prima di venire in Italia. Anche la limitata diffusione di corsi in inglese (lo si fa in oltre 100 atenei) non aiuta. Il carente collegamento tra mercato occupazionale e sistema universitario ne impedisce invece la permanenza.