
Anche il futuro della concia e dei settori della pelle e del calzaturiero si gioca sempre più sulla sostenibilità, sulla qualità e sulla digitalizzazione dei processi produttivi. E la ricerca (ma anche la formazione) da questo punto di vista gioca un ruolo essenziale. Per questo la Regione ha deciso a Santa Croce sull’Arno in provincia di Pisa – nel più grande distretto della concia italiano per numero di imprese e produttività - di investire sul locale Polo tecnologico, centro di innovazione e formazione, per potenziarne infrastrutture e attrezzature. Qui dove in un fazzoletto di sei comuni lavorano 500 aziende (metà concerie e metà contoterzi specializzati solo in alcune fasi del processo) e quasi seimila addetti.
“Una firma importante” sottolinea il presidente Giani. "Un fiore all'occhiello e una realtà dinamica" aggiungono l’assessore alle attività economiche Leonardo Marras e la collega ad istruzione e formazione Alessandra Nardini, a cui si aggiunge la soddisfazione della sindaca di Santa Croce Giulia Deidda.
La Regione, che in passato già l’ha sostenuto, investirà adesso 1 milione e 675 mila euro di risorse europee Por Fesr 2014-2020 su un nuovo progetto da oltre 3 milioni, che prevede un ampliamento fisico e ulteriori servizi a favore delle imprese. La parte che manca la metteranno i privati. L’80 per cento delle risorse arriveranno già entro la fine del mese.
L’accordo è stato siglato oggi con il Consorzio composto dai Comuni di Santa Croce sull’Arno San Miniato, Fucecchio, Castelfranco di sotto, Santa Maria a Monte e Montopoli in Val d’Arno. A rappresentarlo la sindaca di Santa Croce Giulia Deidda Per la Regione la firma l’ha messa direttamente il presidente della Toscana Eugenio Giani. Con lui c’erano però anche l’assessore alle attività produttive Leonardo Marras, che prima dei locali del Polo tecnologico ha visitato la conceria Masoni, e l’assessora all’istruzione e alla ricerca Alessandra Nardini. Presenti pure il presidente del Consiglio regionale Mazzeo e il consigliere regionale del territorio Pieroni.
“Questo centro di trasferimento tecnologico è tra i più dinamici tra quelli presenti in tutta la regione – commenta l’assessore Leonardo Marras (scarica file .mp3)- Ma il messaggio più importante è quello che guardiamo avanti. Sappiamo il calo che questo comparto della moda ha subito in termini di fatturato e di mercato nel mondo per la crisi globale innescata dall’emergenza sanitaria. Ma questo è un settore che non si abbandona”. “E’ un settore – prosegue - che pensa infatti il futuro attraverso la ricerca e l’innovazione, la sostenibilità spinta e la tracciabilità dei prodotti fino all’ultima delle fasi della produzione”. “C’è un forte bisogno di servizi qualificati alle imprese – ricorda - La strada è questa e dobbiamo potenziare i distretti dando vita sempre più a questi centri che incontrano privato e pubblico”.
"Po.te.co. – concorda anche l’assessora all’istruzione, formazione e ricerca, Alessandra Nardini (scarica file .mp3)- è un fiore all’occhiello della nostra regione, un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato. Il Polo è fondamentale nella formazione, nell'aggiornamento e nella specializzazione delle specifiche figure professionali che operano nei diversi settori della pelle, collabora con le scuole e forma tante ragazze e ragazzi offrendo loro una prospettiva occupazionale nel territorio”. “Riteniamo infatti fondamentale – prosegue nel suo discorso - superare quel disallineamento che ancora esiste tra domanda e offerta, tra le competenze e le professionalità che escono dalle scuole e dalle università e le esigenze attuali e future delle aziende del territorio." “Po.te.co. - conclude - significa infine anche ricerca, grazie alla collaborazione con università ed enti preposti. Qui si fondono tradizione e innovazione, con l'obiettivo di migliorare la qualità dei prodotti e la sostenibilità dell'intero ciclo produttivo conciario”.
I numeri
Il distretto industriale di Santa Croce sull’Arno – Ponte a Egola, più noto come Comprensorio del cuoio e della calzatura, si estende su un’area di 330 chilometri quadrati, fra le province di Pisa e Firenze, in un terirtorio dove vivono circa 90 mila abitanti. Il 30 per cento delle pelli prodotte in Italia arriva da qui, con un valore medio di 1 miliardo e mezzo di euro l’anno, e addirittura il 98 per cento della produzione nazionale di cuoio da suola. La punta di fatturato annuo complessivo si aggira attorno a 2 miliardi e 400 mila euro (fonte Istat).
A Po.te.co. lavorano in quindici, tutte figure specializzate. “Quando siamo partiti eravamo in cinque” ricorda la sindaca Deidda. L’ultimo assunto è stato un laureato in chimica. E il fatturato, racconta ancora la prima cittadina, è passato da 335 mila ad oltre un milione di euro l’anno.
Tecnici specializzati e giovani
Tra i macchinari di ultimissima generazione dei laboratori, autentici (e costosi) gioiellini, tanti sono i giovani. Li veda al lavoro durante la visita al centro. Si eseguono prove su prove, di analisi e di stress anche a temperature sottozero, perché la pelle non deve essere solo bella ma pure tecnicamente valida.
Alcuni giovani sono laureandi che qui stanno preparando la loro tesi sperimentale: ben 110 sono nate nelle stanze del Polo nel corso di diciannove anni. Ci sono anche ragazze e ragazzi degli istituti tecnici del comprensorio impegnati nell’alternanza scuola-lavoro. E poi naturalmente c’è chi è stato assunto.
Le fanno i ragazzi degli istituti tecnici – c’è un calzaturiero nella vicina Fucecchio - e il Polo, grazie ad un progetto recente, ha deciso poi di regalare le centinaia di calzature realizzate alla Caritas, a beneficio di chi ha più bisogno. Senza sprechi, anche in questo caso, e con un fine sociale. Certo nel mercato attuale le scarpe non sono più solo di pelle: si fanno anche con materiali sintetici. Ma in un distretto che è un esempio virtuoso di economia circolare, sottolineano gli addetti del Polo. con il 99 per cento degli scarti industriali riutilizzati, la pelle vera, realizzata con questi canoni, inquina forse meno alla fine dell’ecopelle.
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