Su questo treno ci sono anche Alex e Sumi, giovani Sinti di Prato, che ai loro coetanei raccontano della loro esperienza a scuola. Non alle elementari, non alle medie, ma alle superiori: perchè ci sono anche Sinti che vanno avanti negli studi.
Dice Alex: "A un certo punto ho detto ai miei compagni di studio che ero Sinti, perchè volevo invitarli a casa, studiare insieme. Da quel momento mi sono accorto che se c'era una discussione era meglio se stavo zitto".
Dice Sumi: "Appena l'hanno saputo hanno cominciato a scansarmi. Mi sono trovato solo".
E' triste questa scuola, che separa invece che unire, anche se è chiaro che questo è il risultato di una storia che viene da lontano. Del resto anche ai tempi della persecuzione razziale nei lager non c'era solo Hitler, ma anche una popolazione silenziosa e disposta a lasciarsi convincere dai peggiori pregiudizi.
Meno male che poi c'è una domanda che fa bene, di una ragazza di Castelnuovo Garfagnana: "Abitiamo in una piccola città, come facciamo a conoscervi meglio?"
Altre domande, buone domande, che il Treno della Memoria mette in movimento.