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21 maggio 2022
16:00

Legalità, Giani: “L’accordo con la Campania diventi un modello” 

De Luca: “I beni confiscati siano utilizzati in modo produttivo”

Legalità, Giani: “L’accordo con la Campania diventi un modello” 

L’accordo tra Toscana e Campania può diventare un modello per tante regioni. Ne sono convinti, e lo sottolineano più volte, tanto il presidente della Toscana Eugenio Giani quanto il presidente della Campania Vincenzo De Luca, che a Firenze hanno sottoscritto un’intesa per la promozione della cultura della legalità e la restituzione alle comunità locali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, con l’obiettivo di farne luoghi vivi e, come nel caso delle due tenute di Suvignano e La Balzana, volano per le economie dei territori e centri magari di sperimentazione e innovazione. 

“Dobbiamo dare l'esempio – sottolinea Giani -, far sì che agricoltura e agriturismo riescano ad esprimersi col senso dell'utilità sociale in questi luoghi, che devono essere presidi attivi contro le mafie ma anche messi a reddito. Se tra Regioni ci aiutiamo, ci diamo consigli, si può creare un valore aggiunto". "L'aiutarsi reciprocamente è anche un segnale forte di uno Stato autorevole" aggiunge.

La firma del doppio accordo arriva a due giorni dall’anniversario della strage di Capaci in cui morì il giudice Falcone, seguita a breve distanza dall’uccisione, sempre nel 1992, del collega Borsellino. Sono già passati trent’anni da allora: quaranta, ricordati poche settimane fa, dall’attentato a Pio La Torre. E la prossima settimana, a Firenze, si ricorderà anche l’attentato  ai Georgofili, che si consumò nel 1993. 

“Viviamo una mafia meno violenta, ma non vuol dire che sia meno pericolosa – ricorda Giani - Quella criminalità organizzata fatta di colletti bianchi affonda i suoi tentacoli anche in Toscana e contrastarla deve essere una priorità”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Campania, Vincenzo de Luca. “Abbiamo – dice - un debito morale nei confronti di chi come Falcone, Borsellino, LIvatino e tanti altri giudici e uomini dello Stato si sono opposti a mafia, camorra e ‘ndrangheta:  combattenti per la legalità, martiri di una nuova Italia. Non ci può essere modernità se non ci liberiamo dalla metastasi della criminalità organizzata. E sul tema dei beni confiscati e il loro riuso non possiamo rischiare fallimenti. C’è biosgno di governarlo in maniera intelligente e dell’aiuto forte anche dello Stato”. Magari, annota De Luca,  “prosciugando la palude della burocrazia” che a volte rallenta o rende complicato l’affidamento dei beni confiscati. “Lo Stato nazionale deve cogliere questa sollecitazione che viene da Toscana e Campania per prendere in mano il tema delle aree agricole sequestrate – conclude – e farne luoghi di ricerca scientifica e tecnologica”.  

Intanto l’esperimento toscano e campano parte, con la messa in comune delle esperienze che finora hanno accompagnato la gestioen dei beni confiscati e restituiti ai territori. 

Che la promozione della cultura della legalità passi anche dalla valorizzazione dei beni confiscati alla mafia ne è convintissimo anche l’assessore della Toscana Stefano Ciuoffo: “una responsabilità nei confronti anche di chi ha messo a rischio la propria vita per combattere le mafie, un passaggio fondamentale parte di quel lavoro più vasto in cui, qui in Toscana, ci accompagna anche il mondo del volontariato”. 

“Inauguriamo oggi una collaborazione che non c’era – commenta l’assessore alla legalità della Campania, Mario Morcone – C’era esigenza di fare rete e vedere oggi i giovani lavorare su quelle terre che erano state rubate dalla criminlità, fare innovazione e cooperazione sociale, è l’immagine più bella”. 

“Far funzionare al meglio la tenuta di Suvignano è l’impegno che abbiamo assunto come Regione, per dimostrare come un bene confiscato e gestito da un ente pubblico possa creare redditività economica, nell’ambito della legalità e della sostenibilità”.  Un sogno? “Commercializzare magari tutta una serie di prodotti  - spiega Saccardi - con un marchio che diventi anche veicolo di un messaggio sociale forte”.  Un patto della cinta senese e della bufala campana.