
“Non possiamo parlare di diritti umani senza parlare di pace, libertà, democrazia”. Usa l’immagine di questo legame, da sempre strettissimo, l’assessora all’istruzione e alla promozione dei diritti umani Alessandra Nardini per riassumere a ragazze e ragazzi, oltre 11mila tra quelli in sala e chi è collegato in streaming dalle classi, il significato alla base della XXVI edizione del Meeting dei Diritti Umani che si è svolto questa mattina a La Compagnia di Firenze.
Il titolo di questa edizione del Meeting riprende la Costituzione, “Articolo 11: L’Italia ripudia la guerra”. E’ un “viaggio nei drammi delle guerre per costruire una cultura di pace”. E così è anche l’intervento di apertura dell’assessora Nardini che prende il via dalla lettura di quell’inno all’umanità rappresentato da “Generale, il tuo carro armato è una macchina potente” di Bertolt Brecht. Perchè, dice Nardini come recitano i versi di Brecht, “noi siamo qui per pensare” e “la scuola serve per pensare, serve per far crescere cittadine e cittadini liberi e consapevoli”.
Nardini prima richiama l’attenzione sulla guerra in Ucraina e “quelle immagini tremende, quelle
Ricorda le “tante voci e tante storie” che verranno proposte in questa mattina attraverso ospiti e letture: dal massacro di Srebrenica e dal genocidio dei Tutsi agli scritti della dissidente russa Ljudmila Petrusevskaia, che recentemente ha ricevuto una laurea honoris causa in Scienze linguistiche e comunicazione interculturale dall'Università per Stranieri di Siena.
Poi, per ribadire il legame che c’è tra diritti, pace e democrazia si sofferma sulla lotta delle donne in Iran, citando anche la condizione femminile in Afghanistan.
“Ci sono le guerre, quelle che nella storia si sono combattute in trincea, ci sono le guerre che si combattono con le armi, ci sono però in molte parti del mondo, e a volte nemmeno troppo lontano da noi, anche in Europa – dice Nardini - luoghi dove i diritti che a noi sembrano scontati, acquisiti per sempre, vengono invece ancora oggi negati”. L’assessora indica l’immagine sul palco che raffigura Masha Amini, la ragazza simbolo della lotta delle donne iraniane contro il regime degli Ayatollah, “uccisa perché, a detta del regime, portava male il velo, perché qualcuno pensa che si possa continuare a calpestare la libertà e il diritto all’autodeterminazione delle donne in quel Paese”.
“Noi oggi – prosegue - dobbiamo unire la nostra voce alla voce delle donne in Iran, alla voce delle donne afgane, alla voce di tutte e tutti coloro che combattono quotidianamente per i propri diritti e per le proprie libertà”.
“Tante storie e tanti voci sul palco”, appunto, per prendersi un impegno, dice l’assessora: “L’impegno di imparare dal passato, da ciò che è accaduto”. “L’articolo 11 della nostra bellissima e preziosa Costituzione che le nostre madri e i nostri padri costituenti hanno voluto – spiega – nasce dalla consapevolezza dell’orrore della guerra, nasce dopo la seconda guerra mondiale, dopo il dolore, la vergogna, l’abisso più profondo che l’umanità ha toccato, il nazifascismo, le persecuzioni, la Shoah.
“Quelle madri e quei padri costituenti hanno voluto gridare Mai più”. “Quel mai più però oggi purtroppo – ammonisce - continua ad essere tradito”. “Ecco allora l’impegno che dobbiamo prenderci oggi. Il motivo per cui siamo qui, il motivo per cui abbiano voluto affrontare questo tema".
La chiusura è sul ruolo della scuola. “La scuola – conclude - è quel luogo fondamentale per costruire pace, libertà, democrazia, dove si formano coscienze critiche, dove si educa al rispetto dei diritti umani, inviolabili. Dobbiamo imparare dal passato, vigilare sul presente, proteggere il futuro. Un futuro di pace per tutti gli esseri umani”.