"Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stato inutile la nostra morte per te e i tuoi figli".
Sono queste parole di Primo Levi che salutano all'ingresso del memoriale italiano, con il suo monumento che presto trover la sua nuova sede a Firenze. "Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile". Una possibilit che questa mattina tutto contribuisce a non prendere nemmeno in considerazione. I disegni dei bambini, gli oggetti di vita quotidiana di chi pensava di partire per un campo di lavoro, i nomi contenuti in un libro lungo cinque metri.
Se non il pensiero coltivato nel silenzio, sono le risposte ai giornalisti delle studentesse dello scientifico di Lucca o del "Chini" di Borgo San Lorenzo. E a volte anche la domanda giusta, non scontata. Come quella di un ragazzo perplesso di fronte a una mappa della macchina dello sterminio. Treblinka, Chelmo, Belzec, Sabibor... "Perch non sono conosciuti come Auschwitz?". Gi , perch non si riserva la stessa attenzione a Majdanek, la cui struttura, peraltro, rimasta integra, perch i nazisti non fecero in tempo a distruggerla?
Forse in questo caso la risposta c' , solo che ancora pi dolorosa della sua assenza. Da Majdanek a tornare furono ancora meno. Non ci fu un Primo Levi a raccontarne l'inferno. Fa effetto pensare che la differenza per Auschwitz l'abbano fatta i sopravvissuti.