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7 dicembre 2013
10:45

Rossi su Repubblica: "Cittadinanza ai lavoratori stranieri per contrastare l'illegalità"

FIRENZE - Repubblica ha pubblicato questa mattina una lettera aperta del presidente della Toscana Enrico Rossi (pag. 31, titolo: 'Prato, tempo di diritti civili', link) sul rogo di Prato e sulle risposte che la politica dovrebbe dare per fronteggiare la situazione e contrastare l'illegalit nel distretto delle confezioni cinesi.

"Caro direttore - ha scritto Rossi - la risposta ai problemi del distretto cinese delle confezioni di Prato sarebbe concedere con gradualit la cittadinanza ai lavoratori stranieri.

In Italia Mandela piace a tutti. Tutta la sua vita fu dedicata al processo di emancipazione e riconoscimento dei diritti civili per la popolazione esclusa dall'apartheid, ma mentre tutti in Italia lo piangono in tema d'immigrazione e di diritti di cittadinanza ci si ispira ancora al pensiero di Bossi e Fini. Non solo da parte della politica, ma anche dei media e di alcuni intellettuali il cui silenzio pesante.

Se si procedesse a concedere la cittadinanza ai lavoratori stranieri del distretto certo che quei 2 miliardi dieuro che secondo le stime dell'Irpet i cinesi producono a Prato prenderebbero assai meno le vie della Cina, dell'evasione e dell'illegalit . I lavoratori cinesi diventerebbero cittadini come tutti. Troverebbero il coraggio d'iscriversi ai sindacati e denunciare i loro sfruttatori, mentre gli imprenditori onesti si sottrarrebbero al racket, investirebbero qui e pagherebbero le tasse.

A risentirsi per primo sarebbe forse proprio il governo cinese che perderebbe entrate importanti in moneta forte, e a seguire le associazioni criminali che speculano su questo mare di soldi e illegalit .

Proviamo a fare due conti. Dei due miliardi stimati almeno uno il frutto di evasione, lavoro nero e sfruttamento disumano. Prodotto di una filiera senza controllo e di fughe di capitale fuori dall'Italia. Un'inchiesta recente ha ipotizzato che ogni giorno un milione di euro parte da Prato attraverso i "money transfers" e che dal 2006 al 2011 questo flusso di rimesse stato pari a 1,5 miliardi di euro. Altri stimano che di tutto il giro di affari che ruota attomo al distretto cinese di Prato solo il 10% legale e che le oltre 3.000 imprese del pronto moda importano i190% dei tessuti di base dalla Cina.

Al termine di questo processo i milioni di capi prodotti ogni settimana e in poche ore vengono etichettati come "made in Italy" e smerciati per il 70% in Europa e in altri paesi del mondo. In pratica, Prato e la Toscana ospitano in casa un ciclo integrale delle confezioni extraterritoriale, di cui resta ben poco in termini di utili e benefici occupazionali e fiscali.

Perdipi tutto questo ciclo fa parte quasi interamente della bilancia commerciale cinese. I controlli sono necessari ma una realt cos vasta non pu essere cancellata con un colpo di penna o con la repressione militare. Il tempo della globalizzazione non pu essere fermato e non torna indietro.

Che cosa vuole fare l'Italia? Penso che una soluzione per risolvere questa grande emergenza umanitaria e questo intricato groviglio economico-sociale passa dalle scelte che questo governo far in materia di cittadinanza e integrazione. Scelte da porre accanto ai rapporti commerciali e internazionali con la Cina.

Per trovare una via d'uscita a questa situazione sufficiente rovesciare il punto di vista, trasformare il problema in una grande opportunit . In un libretto intitolato "Una nazione di immigrati" John Kennedy dice che gli Stati Uniti sono diventati grandi e potenti grazie ai diversi flussi migratori che hanno reso unica l'identit americana. Non posso fare a meno di pensare che la presenza dei cinesi a Prato pu diventare una grande ricchezza per la Toscana e per l'Italia".

Link al pezzo pubblicato su Repubblica