
FIRENZE - "La rinuncia del gruppo consiliare del Pd a presentare una proposta di legge alternativa a quella della giunta senza dubbio una buona notizia", commenta l'assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti, riguardo alle nuove norme che dovranno regolamentare il sistema cinematografico toscano. "Tuttavia aggiunge Scaletti - , la sostanziale liberalizzazione contenuta negli emendamenti presentati dal gruppo Pd in Consiglio regionale rappresenta uno stravolgimento, anche se non una vera e propria proposta alternativa, rispetto al testo licenziato dalla giunta. Perch , se il cinema non solo mercato, ma anche cultura, va tutelato fornendo un criterio per armonizzare la distribuzione delle sale cinematografiche sul nostro territorio, contrastando possibili, anzi probabili monopoli e concentrazioni di multisale, con riflessi pesanti anche nella produzione e distribuzione a danno delle piccole sale cinematografiche. Questo spirito, che nella proposta di legge approvata all'unanimit dalla giunta, non riesco a ritrovarlo negli emendamenti ora presentati dal gruppo consiliare del Pd".
Sono metodo e sostanza che lasciano ancora una volta stupita l'assessore regionale alla cultura Cristina Scaletti. "Io stessa sottolinea - ho affermato che le distanze sono un punto di partenza e che non possono essere l'unico criterio; ma da qui a farle completamente sparire, cos come risulta dagli emendamenti presentati dal gruppo consiliare del Pd, direi che il passo lungo. Senza considerare che laddove l'indicatore delle distanze, peraltro presente nella stragrande maggioranza delle leggi delle altre Regioni che hanno legiferato in materia (e forse questo dato qualcosa vorr pur dire), rappresenta un parametro certo, facilmente controllabile, quello introdotto negli emendamenti pone seri problemi interpretativi e di comprensione".
"Il nostro compito principale - conclude l'assessore Scaletti - quello di intervenire a tutela del pluralismo nell'interesse di tutti i cittadini toscani, compresi quelli di Novoli, con il loro diritto ad avere il loro cinema, senza per pensare ad una legge che consideri il cinema qualcosa di diverso dalla cultura".