Cultura
5 aprile 2023
9:59

Un europeo a Firenze: “Silvio Loffredo. Vita, immagini e immaginazioni”

Un europeo a Firenze: “Silvio Loffredo. Vita, immagini e immaginazioni”

Inquieto, viaggiatore, cosmopolita e legato per tutta la sua vita artistica a Firenze, dove nel 1953 attrezza il suo studio nelle stanze del Bigallo prospicienti il Battistero, Silvio Loffredo ha rappresentato con la sua opera un percorso di continua ricerca e sperimentazione che attraversa gli anni creativamente più vivaci del secolo scorso.

Nel decennale della sua scomparsa, Marco Moretti, giornalista e studioso dei movimenti artistici del Novecento, a lui dedica una monografia presentata a Palazzo Strozzi Sacrati assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, Cristina Acidini, dal 2006 al 2014 responsabile della Soprintendenza speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze e dal 2015 presidente dell'Accademia delle arti del disegno, Merisabell Calitri, esperta di cataloghi ed allestimenti artistici, Giovanna Uzzani, curatrice di numerosi volumi e collane editoriali nell’ambito dell’arte moderna italiana ed internazionale, Costanza Contu, autrice e storica dell’Arte e Giulia Perni, responsabile editoriale della casa editrice Sillabe.

“Unico nella sua completezza, il volume di Moretti – sottolinea Giani – è l’ideale complemento della mostra antologica dedicata a Loffredo da poco conclusa all’Accademia delle Belle Arti in Piazza San Marco, che ha degnamente testimoniato l’interesse verso l’artista e la sua opera e l’attenzione verso le espressioni della modernità artistica della Firenze del dopoguerra.”

In 352 pagine e 378 illustrazioni il volume di Moretti esplora l’intero arco dell’opera di Loffredo: dal diploma all’Accademia di Belle Arti nel 1948 con Primo Conti ed i corsi d’incisione con Celestino Celestini, che gli varranno l’apprezzamento di Ottone Rosai, agli studi sulle forme della classicità, derivati anche dallo studio di Masaccio, fino ai lavori più influenzati dalle forme della creatività moderna ed al suo interesse per l’arte di Klee e di Soutine, osservati nei frequenti soggiorni in Francia e in Svizzera, ed all’evoluzione completa della sua espressività nei modelli ispirati dalla Sommerakademie di Salisburgo di Oskar Kokoschka.

“La figura e il lascito di Loffredo – puntualizza Cristina Acidini - in questo scenario segnato dalla metamorfosi, si prestano a letture diversamente angolate, che Moretti propone sempre col sostegno di date e dati, fatti e citazioni. Sarebbe fin troppo immediata l'adesione ad una vulgata che vuole Loffredo pittore di gatti e di battisteri: il che è certamente vero, ma non esaurisce la complessità del suo modo di guardare la natura e l'umanità, e di restituirle dal filtro della sua soggettività in uno stile fluido che, affinatosi negli anni, sfugge alle categorie tanto dell'Impressionismo quanto dell'Espressionismo”

Nel 1959 fu tra i promotori del gruppo di “Nuova figurazione”, movimento  che recupera il dato figurativo anche come strumento di impegno sociale e culturale ed aperto alle influenze ed alle suggestioni dei media visivi, della fotografia, del cinema, della televisione e del fumetto. Sotto questa sigla e con Antonio Bueno, Alberto Moretti e Venturino Venturi si confronterà nel 1963 con trenta artisti, provenienti da nove nazioni, in una grande mostra a Palazzo Strozzi, sicuramente più “sperimentale” rispetto alla sensibilità ed alle aspettative di gran parte della stampa fiorentina.

Stessa accoglienza che verrà riservata all’epoca alla mostra “Tecnologica”, prima mostra interdisciplinare di Arte Pop in Italia, curata da Lamberto Pignotti. Sono gli anni in cui Loffredo creerà i dipinti ‘tecnologici’ delle ragazze Squillo, i suoi gatti polimaterici e la riuscita e popolare rielaborazione del logo di Supercortemaggiore.

Nuove tendenze e contaminazioni artistiche e grafiche ispirate dalla Pop Art americana che Loffredo cogli e anticipa nel suo studio fiorentino e inizieranno, dal 1965, a trovare spazio e diffusione in Italia soprattutto a Milano e per opera di Umberto Eco, Giovanni Gandini e del toscano dell’Elba Oreste del Buono, che inventano la rivista “Linus” proponendo al grande pubblico quelle suggestioni che Loffredo, da viaggiatore, artista e rabdomante della modernità, aveva saputo cogliere anni prima nei suoi viaggi in Europa e negli Stati Uniti, riportandole e rielaborandole con il gusto di una personale “classicità”.

Gli ultimi anni della creatività di Loffredo nella pittura sono dedicati, fra l’altro, a “Pinocchio e la Piovra” denuncia quest’ultima contro la mafia all’indomani della strage ai Georgofili, nel cui ricordo fornirà i disegni per i mosaici del monumento “Contro la violenza” eretto a La Romola, frazione di San Casciano Val di Pesa, in ricordo della famiglia Nencioni perita nella strage, ed al tema dei migranti, che non poteva restare indifferente a un parigino nato nelle strade di Montparnasse, viaggiatore d’occidente e fiorentino d’elezione.