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Arezzo
22 febbraio 2022
17:31

Venti milioni di euro per far rinascere un borgo: la Regione sceglie Castelnuovo in Avane

Il paese, oggi completamente disabitato, sorge nel comune di Cavriglia in provincia di Arezzo: meglio conosciuto come Castelnuovo dei Sabbioni

Venti milioni di euro per far rinascere un borgo: la Regione sceglie Castelnuovo in Avane

E’ Castelnuovo in Avane, paese dell’aretino completamente disabitato, nel comune di Cavriglia, il borgo che potrà rinascere grazie ai 20 milioni di euro messi a disposizione dal Ministero per la cultura, in dote con il Pnrr. Il Governo aveva chiesto a ciascuna Regione di scegliere un borgo da ridestare. “E la giunta toscana - annuncia il presidente Eugenio Giani - ha scelto Castelnuovo in Avane”. Ovvero Castelnuovo dei Sabbioni, che rinascerà per l’appunto con l’antico toponimo.  L’ha scelto tra quarantaquattro contendenti che si erano fatti avanti ed inviato una manifestazione di interesse nelle settimane scorse, dopo che era stato pubblicato l’avviso. Il progetto, che vedrà collaborare assieme Comune di Cavriglia e Regione, dovrà ora essere presentato entro il 15 marzo al Ministero.

Castelnuovo in Avane (o Castiglione dei Sabbioni che dir si voglia) affonda le sue origini nel Medioevo, spiega il presidente Giani. Nei secoli è arrivato a contare anche cinquecento e più abitanti. Oggi è un paese fantasma dove non vive neppure un residente: gli abitanti si sono spostati in una frazione a valle. Nel borgo disabitato c’è solo un museo, funzionante, realizzato all’inizio degli anni Duemila dalla Regione e dedicato alle miniere protagoniste della storia di questo territorio. Proprio l’escavazione della lignite, nella seconda metà del Novecento, è stata del resto causa del progressivo spopolamento del paese. Il minerale serviva ad alimentare le vicina centrale termoelettrica di Santa Barbara e l’Enel espropriò il borgo. Altri sei abitati furono rasi al suolo. Poi le miniere nel 1994 si esaurirono e l’azienda cedette il paese al Comune. Ma nessuno vi è tornato ad abitare. Spopolato per lo sfruttamento del sottosuo lo, ma anche dalla guerra. “Castelnuovo – ricorda Giani - è stato infatti teatro di un eccidio nazifascista, sul finire della Seconda Guerra Mondiale. Settantaquattro persone inermi furono fucilate nella piazza del paese”.

Le case si snodano tutte attorno alla strada che sale verso la chiesa. Alcune sono quasi ricoperte dalla vegetazione o con i tetti sfondati. Altri edifici sono meglio conservati e in qualche casa, a lungo, sono rimasti pure mobili e suppellettili di uso quotidiano. Il borgo, a metà degli anni Novanta, è stato anche il set di un film, “Ivo il tardivo”, che il regista toscano Alessandro Benvenuti    ha dedicato alla diversità e alle persone che soffrono di problemi psichiatrici. 

Con venti milioni di euro adesso Castelnuovo potrà rinascere. Saranno restaurate le case e ricostruiti gli immobili che il tempo e gli scavi minerari hanno danneggiato. Ci saranno interventi di edilizia sociale per riportare famiglie e giovani nel borgo. Si pensa a botteghe per artigiani e per artisti, in modo da farlo vivere, ed anche ad un albergo diffuso in un luogo che ha tutte le caratteristiche per attrarre turisti, con una vista bellissima tutt’attorno, il lago su un lato appena dietro la chiesa, in basso, e l’affaccio verso il Chianti, a due passi dalla ciclopista dell’Arno che risale verso Gaiole. Il borgo è circondato da altre emergenze culturali: a Cavriglia dal 2020 si svolge ogni anno il simposio internazionale “Pietra sublime”, dedicato alla scultura, e che già ha fatto nascere un parco d’arte. Sarà valorizzato il Museo delle miniere e della memoria. Il recupero del borgo si inserisce inoltre all’interno di una più vasta strategia territoriale che prevede pure la riqualificazione ambientale dell’ex area mineraria, in corso di progettazione con la collaborazione di Enel.

"Tra i quarantaquattro borghi che hanno partecipato all’avviso – sottolinea Giani – Castelnuovo è quello che maggiormente rispondeva ai criteri individuati dal Ministero. Inoltre il fatto di avere un proprietario unico, il Comune, semplificherà la realizzazione degli interventi necessari alla sua riqualificazione”. “Sarà un modo – conclude il presidente – per risarcire la ferite provocate dalla guerra e dalla sfruttamento delle miniere”.

Per quanto riguarda gli altri quarantatré Comuni che avevano partecipato all’avviso e che non potranno contare sui 20 milioni, Giani fa sapere che “si vedrà di agire in altro modo, utilizzando un altro bando con contributi più bassi ma che potranno essere ripartiti tra più territori”.