Tutta la Toscana
22 marzo 2023
10:49

Diario di una malattia: ll racconto dei giorni del Covid

Diario di una malattia: ll racconto dei giorni del Covid

L’Italia ha scelto di dedicare il 18 marzo, il giorno del 2020 in cui i mezzi dell’esercito rimossero dal cimitero monumentale di Bergamo centinaia di bare formando una colonna che è ancora presente nel ricordo di tutti gli italiani, alla memoria delle oltre 180mila vittime dell’epidemia di Coronavirus. Un numero che, lentamente, anche oggi, diventa più alto: una folla di donne, uomini, madri, padri, figli, amici che è scomparsa e continua a scomparire silenziosamente dalle nostre vite.

La Regione Toscana ricorda quel giorno lasciando spazio alla memoria ed al racconto con “Io e il mio “amico” Covid” di Samanta Guidi, presentato a palazzo Strozzi Sacrati dall’autrice assieme al presidente della Regione Giani e da Omero Nardini, scrittore e per molti anni direttore della Biblioteca Comunale di Borgo a Buggiano.

L’autobiografia in forma scritta è sempre una forma di cura del sé: serve a metter ordine, comprendere i giorni che viviamo, rendersi conto di come e quanto siamo cambiati, chi si è diventati, chi dobbiamo tenere accanto, dimenticare o abbiamo perso.

Le pagine di Samanta Guidi, scritte nella sua casa di Pescia durante i giorni difficili della malattia, rappresentano un esercizio di coraggio e metodo nel render conto di un percorso terapeutico faticoso, nell’intento di volerne lasciar traccia e non dimenticare il bagaglio di paure, speranze, dolori e incertezze di chi ha dovuto fare i conti con il Covid nel momento più complicato, quando tutto era scandito da tragici bollettini quotidiani, scenari di strade vuote, rumori delle sirene delle ambulanze e niente poteva esser dato per certo.

A riguardo, puntualizza Giani, “la Regione Toscana sostiene e incoraggia la qualità della memorialistica legata alle testimonianze legate agli anni della pandemia e che documentano un periodo con pochi raffronti nella storia contemporanea in termini di perdita di vite umane e pesanti conseguenze economiche, sociali e politiche. In questo senso, le vicende personali diventano parte di un racconto collettivo di “un altro mondo” che ha cambiato senso e prospettiva delle nostre comunità ed ha anche dimostrato la capacità di risposta del mondo scientifico nello sviluppo rapido di vaccini e della capacità dei sistemi sanitari pubblici di somministrarli tempestivamente, mobilitando a tutti i livelli le migliori risorse umane e professionali”.

In questo contesto si inserisce la cronaca asciutta e coinvolgente di Samanta Guidi, che non risparmia i segni che l’infezione lascia sul corpo, il senso di solitudine e dipendenza dagli altri, l’aria che manca e il sostegno di medici, infermieri, sanitari in un comune sforzo di resilienza contro qualcosa di mai visto e conosciuto del quale oggi abbiamo forse smarrito la dimensione più vera.

Come tutte le tragedie, tutto accade in modo improvviso e riuscire a raccontarlo dà oggi la misura di quanto esista un “prima” e un “dopo” che ha rimodellato le nostre esistenze e del quale non siamo ancora pienamente consapevoli nella dimensione collettiva e degli affetti, dei rapporti con gli altri e con il tempo, il lavoro, la vita, le priorità di ogni giorno.

Cose sentite raccontare da chi torna da una guerra senza sapere ancora a quale terra appartiene e si conta nel numero di coloro che la bella sintesi del vocabolario inglese chiama leftovers: quelli che sono rimasti, ma ancora non riescono a darsi del tutto conto di come.