Tutta la Toscana
12 febbraio 2020
13:08

Viaggio sul 'confine difficile', il racconto affidato anche agli studenti

Silva Rusich ricorda lo smarrimento dei profughi ed avverte: “Serve conoscenza storica contro propaganda e strumentalizzazione”

Viaggio sul 'confine difficile', il racconto affidato anche agli studenti
Il campo di concentramento di Gonars

Un percorso della memoria (anzi, delle memorie), un viaggio studio ma anche, progetto nel progetto, un tentativo di approccio ad un racconto giornalistico. Partiti ieri da Firenze, i cinquanta ragazzi e ragazze del viaggio toscano sul ‘confine difficile’ e complesso, quella che oggi quasi non ti accorgi di oltrepassare e che divide Italia e Slovenia, sono già all’opera. Si sono divisi in quattro redazioni: un gruppo (il più numeroso) produce foto, che per adolescenti abituati a postare immagini su instagram è un linguaggio quasi naturale, un altro si cimenta nei testi, altri ancora si dedicano alle interviste audio e ai video. A seguirli un giornalista di Radio Cora, la testata on line che si rifà nel nome all’emittente clandestina gestita da membri del Partito d’azione fiorentino e che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati. E proprio sullo spazio web e social della nuova Radio Cora, www.radiocora.it, rinata nel 2014 e che ai valori della Resistenza e della Costituzione si ispira, saranno pubblicati i lavori degli studenti.

Il primo banco di prova è stato ieri al Sacrario di Redipuglia e poi a Trieste, tra luoghi della memoria a riannodare le fila di tante storie di un confine orientale che non è mai stato facile. E dopocena i ragazzi, nello zaino blu consegnato alla partenza un taccuino, testi storici e un libro, subito si sono messi al lavoro, con entusiasmo, fino a notte fonda.

Cinquanta ragazzi di scuola superiore, venticinque professori che li accompagnano di altrettanti istituti, due pullman.  Con loro la Regione rappresentata dalla vice presidente della giunta Monica Barni che arriverà oggi, tutti gli Istituti storici per la Resistenza toscani, alcuni amministratori locali. Sono questi i numeri del viaggio toscano sul Confine orientale, alla seconda edizione dopo il 2018. Il senso e l'obiettivo è evidente: celebrare la settimana del Giorno del Ricordo percorrendo la strada della conoscenza storica: per uscire fuori dai luoghi comuni, dalle semplificazioni e dalla strumentalizzazioni di opposti estremismi.

Il Sacrario di Redipuglia, in provincia di Gorizia, prima tappa nel primo giorno del viaggio, si arrampica sul Monte Sei Busi con ventidue enormi gradoni che raccolgono le salme di oltre centomila caduti italiani nella Prima Guerra Mondiale Solo di quarantamila si conosce il nome.Tra loro, sepolti nella scala monumentale, una crocerossina, l'unica donna.

La crocerossina di Redipuglia
Si chiamava Margherita Kaiser Parodi, classe 1897, padre benestante livornese di origini tedesche ed Orlando la madre, la nota famiglia di imprenditori. Aveva appena diciotto anni Margherita quando partì volontaria con mamma e sorella per l'ospedale di Cividale nel Friuli, venti anni quando si ritrovò all'ospedale mobile di Pieris sotto una pioggia di bombe e rimase al suo posto, atto che le valse la medaglia di bronzo al valor militare. Anche dopo la guerra Margherita continuò ad assistere a Trieste soldati feriti e malati e lì morì di febbre spagnola, ad appena ventuno anni, nel 1918.

Redipuglia nel dopoguerra, racconta ai ragazzi lo storico Franco Ceccotti, servì a consacrare le vittime italiane e a dare senso ad una morte che di senso ne aveva poco. Serviva però a consolare i familiari dei tanti giovani rimasti per sempre sul Carso. Si tratta del più grande Sacrario Militare italiano, un monumento della retorica fascista inaugurato il 18 settembre del 1938 da Mussolini, lo stesso giorno in cui a Trieste pronuncerà le Leggi razziali.

Cecotti racconta come nessuna vittima provenga dalle 'italianissime' e vicinissimeTrieste e Gorizia. Il motivo? La risposta è semplice: Gorizia e Trieste appartenevano da tempo all'Impero Austro-Ungarico e i soldati di queste terre combatterono per Francesco Giuseppe in Russia o in Galizia (oggi parte di Polonia e Ucraina), mai contro gli italiani comandati dal generale Cadorna.

Il peso di esser profugo, il racconto di Silva Rusich
La storia è sempre complessa, anche se spesso malamente semplificata, e i ragazzi iniziano a capirlo già al Sacrario di Redipuglia. Lo sa bene anche Silva Rusich, figlia di esuli istriani, fiorentina, che quella semplificazione l'ha vissuta sulla propria pelle e su quella della propria famiglia.

“Conoscere la storia, approfondire e confrontarsi è l'unico antidoto contro la propaganda” ricordava ieri (clicca per ascoltare l'intervista), mentre era con gli studenti toscani. Lei che si è sentita profuga nel proprio paese, smarrita come un fantasma nell'Istria, oggi croata, dei suoi genitori, e mai del tutto a casa e un po' estranea anche nella sua Firenze. “Una persona senza terra” dice. Da piccola, con quel cognome che non suonava italiano, le chiedevano spesso da dove veniva. O come si scriveva, quel cognome. Ma il peso della storia, una storia troppo spesso semplificata, si fa sentire ancora oggi. “Un medico - racconta - mi ha confessato poche settimana fa che lui era convinto che gli esuli istriani erano tutti fascisti. Non era così”. Non fu cosi per la sua famiglia: il padre era socialista, ma non credeva nel progetto di Tito.

Ancora oggi, nel 2020, c’è bisogno di conoscenza. “Solo attraverso la conoscenza storica si rende omaggio e si può restituire la verità a queste persone – si sofferma Rusich -, non certo con la strumentalizzazione politica o con i simboli delle foibe. Così si fa solo un oltraggio a chi quella storia l’ha sofferta”.

Spirito critico e conoscenza storica
E' lo stesso punto di vista della Regione Toscana. “Contro l'odio – ricorda la vice presidente Monica Barni – occorre investire sulle formazione e l'acquisizione di un pensiero critico”. Il che implica aver rispetto delle memorie sofferenti altrui e un processo anche di purificazione della memoria, disponibili (tutti) anche a considerare eventuali lati bui della propria memoria. Per questo il viaggio con i ragazzi organizzato dalla Regione Toscana assieme all’Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, l’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’età contemporanea e il ministero dell’Istruzione, inizia molto mesi prima, nella Summer school agostana che aiuta i professori ad approfondire la complessità del tema per poi farne oggetto di lezione e riflessione in classe con gli studenti. Quest'anno c'è stata anche una visita ad ottobre al quartiere giuliano dalmata di Roma e all’archivio e museo storico di Fiume lì ospitato.