Cultura
Tutta la Toscana
14 febbraio 2020
8:00

Viaggio sul confine 'difficile', Barni: “Ecco la formula: un mosaico di voci”

Dall'ascolto di testimonianze e punti di vista tra loro anche molto diversi la ricomposizione di una storia complessa

Viaggio sul confine 'difficile', Barni: “Ecco la formula: un mosaico di voci”

Un percorso, più che un viaggio, attraverso un confine complesso e storie che si sono succedute e stratificate negli anni e nei secoli e che lo hanno reso 'difficile'. La vice presidente della giunta Monica Barni prova a sintetizzare in poche battute il progetto sul confine orientale che la Regione Toscana ha fortemente voluto e che dall'11 al 15 febbraio vede cinquanta studenti e venticinque insegnanti di altrettante scuole di tutte la regione impegnate in visite e incontri a Trieste e dintorni. “Abbiamo cercato di ricostruire la storia di questa complessa frontiera ascoltando gli storici e gli archivisti sul dramma delle foibe – dice - , i figli degli esuli e gli esuli stessi e condividere questo mosaico di voci e testimonianze con gli insegnanti e con i ragazzi, per far capire loro la complessità della conoscenza della storia”.

“In fondo – annota, in un parallelismo con il giornalismo – ci siamo comportati come per un notizia, che dovrebbe essere tale se racconta fatti verificati, appurati attraverso anche punti di vista diversi. Ogni fonte racconta una storia, che poi deve essere composta”. E non è forse casuale che, progetto nel progetto, in questo viaggio che non è un viaggio, abbia trovato spazio anche un laboratorio che ha coinvolto tutti i ragazzi nel tentativo di far loro raccontare, con un approccio giornalistico, quello che stavano ascoltando e vedendo. Come non è casuale che agli stessi studenti sarà affidata, con una scelta tutta loro del linguaggio, la restituzione dell'esperienza a chi non vi ha potuto prendere parte.

“Fin dalla summer school – ripercorre le tappe del percorso di approfondimento la vice presidente - gli insegnanti hanno potuto ascoltare voci diverse, ma sempre voci di persone che hanno studiato queste materie. Siamo poi andati con gli insegnanti e i ragazzi a Roma, al quartiere giuliano dalmata, e adesso ci ritroviamo qui sul confine a Trieste e oggi anche a Fiume in Croazia”.

“Un confine ha sempre due lati e le prospettive sono diverse – avverte - Un confine è una linea che separa, ma l'attraversamento è qualcosa che invece unisce e questo è il messaggio vero di questa esperienza: un confronto diretto con la memoria e la storia, fondato su un rapporto stretto con la scuola a cui crediamo, affinché nei giovani si formi quello spirito critico che serva loro non solo per leggere il passato ma anche per muoversi nel presente e irrobustire la propria cittadinanza. Lo facciamo con il Treno della memoria ad Auschwitz. Lo facciamo con il Confine orientale”.