Cultura
Tutta la Toscana
14 febbraio 2020
9:15

Viaggio sul confine ‘difficile’, il silenzio della Risiera di San Sabba

L’unico campo di sterminio in Italia, dove morirono tra le tre e le cinquemila persone

Viaggio sul confine ‘difficile’, il silenzio della Risiera di San Sabba

Quanti furono i collaborazionisti dei tedeschi? E quando è caduto il muro di omertà sui crimini di guerra in Italia? Nel terzo giorno del viaggio sul confine orientale, i cinquanta studenti che partecipano all'iniziativa di cinque giorni organizzata dalla Regione Toscana in occasione del GIorno del Ricordo lo iniziano a capire alla Risiera di San Sabba, stabilimento per la pilatura del riso entrato in crisi tra le due guerre, affittato poi all'esercito italiano come magazzino e poi, dal 1943, ai tedeschi che lo utilizzarono come campo di detenzione di polizia e di transito non solo per gli ebrei: deposito dei beni razziati, destinato allo smistamento dei deportati in Germania e in Polonia ma anche all'eliminazione di ostaggi, parenti di resistenti, partigiani e detenuti politici. T

Siamo alla periferia di Trieste e a San Sabba c'era un forno crematorio e si uccidevano probabilmente i prigionieri con il gas di scarico dei camion, come già si faceva all'inizio in Polonia. Tra le tre e le cinquemila persone probabilmente morirono alla Risiera. Caso unico di campo di sterminio in Italia, dunque.

A San Sabba con le SS lavoravano gli italiani, a sfatare dunque ancora una volta il mito di “italiani solo brava gente”. La guerra rende spesso cattivi. A San Sabba si trovarono quasi subito, nel 1945, resti umani. A San Sabba si stipavano in celle microscopiche che ancora oggi vedi fino a sei persone ed operavano i nazisti del “Programma Eutanasia”, 52 ‘specialisti’ solo nell'uccidere inermi e innocenti, come già avevano fatto a Beilzec e a Treblinka. A San Sabba gli italiani (e non solo) rubavano soldi ed averi ai prigionieri, uccidevano chi lo poteva denunziare o ricattavano i parenti dei più facoltosi per farsi pagare in cambio della liberazione o di un trattamento di favore. Assassini e ladri, come racconta la storica Dunja Nanut ai ragazzi. Ma non si volle troppo indagare, da parte anche alleata, quando gli angloamericani arrivarono a maggio del 1945 a Trieste. Le priorità in pochi mesi erano cambiate: l'urgenza ora era fermare i comunisti titini e tenere la situazione tranquilla. Una strategie di quieto vivere, senza alzare troppo coperchi.

Sui criminali di San Sabba alla fine un processo si fece, ma solo negli anni Settanta del Novecento e solo su iniziativa della magistratura tedesca, impegnata in un’altra inchiesta: pene lievi, un ergastolo in contumacia e mai scontato, pochissimi condannati. Del resto molte delle prove non c'erano già più o se n'era persa traccia: parte del campo era divenuto nel frattempo, nel 1965, monumento nazionale, molti edifici tirati giù e la ciminiera sostituita da una stilizzata di scie di binari, a ricordare le uniche, spesso, due vie di uscite dalla risiera: il fumo del camino o la deportazione.