Editoria
1 dicembre 2023
13:54

”L’Enigma etrusco dell’acqua e del vino”, Giani: romanzo su una civiltà ancora da scoprire.

”L’Enigma etrusco dell’acqua e del vino”, Giani: romanzo su una civiltà ancora da scoprire.

Un racconto che narra vicende della Toscana del sesto secolo avanti Cristo e la cronaca contemporanea di due archeologhe impegnate a dare un senso a quel che ne resta e rivelare il mistero di una storia che si dipana fra le strade attuali di Baratti e Montepulciano e quelle antiche di Fufluna, l’unica città della dedacopoli etrusca costruita sul mare e Carpnti, oggi Pian del Carpine.

C’è la Toscana moderna del Parco minerario di San Silvestro e Castiglione del Lago e l’antica Etruria della valle del Cerfenna, fino ai confini con l’Umbria e le strade di Perugia nelle pagine de “L’enigma etrusco dell’acqua e del vino”, edito da Effigi e presentato a Palazzo Sacrati Strozzi dagli autori Gianfranco Bracci e Rossana Cedergren assieme al presidente della Regione Eugenio Giani, Francesco Trenti, direttore del museo archeologico di Bibbiena e Mario Papalini per Adver Effigi. 

Nel romanzo le parole scritte vivono il flusso del tempo immerse negli elementi simbolici e naturali dell’acqua, dei fiumi, dei laghi e nell’artificio antico e potente della creazione umana del vino indagando non solo le vicende personali antiche e moderne dei protagonisti ma lo stesso genius loci della Toscana e del suo carattere, fermando l’attenzione su dettagli nascosti e posti poco frequentati che fanno da scenario ad una narrazione dove passato e presente si intrecciano in un percorso parallelo e i personaggi di oggi trovano singolari corrispondenze e somiglianze con quelli etruschi.

Pagine, nelle parole del presidente Giani, “che offrono lo spunto per una lettura viva e interessante di una civiltà ancora in gran parte da scoprire, molto più ricca e diffusa nella sua influenza e dimensioni di quanto venga oggi raccontata, come testimoniano i nuovi ritrovamenti a Prato, nella zona di Gonfienti, e a San Casciano dei Bagni”.

Qui l’indagine archeologica dona voce ad accadimenti dimenticati dal tempo e si alimenta dell’eco di presenze remote ancora poco conosciute e oggetti dei quali si è smarrito uso e significato, in una trama sottile di citazioni e rimandi.

“Il romanzo intende proporre - come sottolinea Gianfranco Bracci – una lettura leggera e dinamica che nella forma del “giallo storico” nei due registri del presente e del passato cerca di dar anima, personalità e rilievo a ciò che è rimasto e possiamo vedere oggi della civiltà etrusca: oggetti, manufatti, opere d’arte da far rivivere nel loro mistero immaginandole ancora nelle mani delle persone che le hanno create e usate”.

Sono queste le “strade blu” della letteratura, quelle meno percorse e transitate e che non a caso frequentano luoghi dove si sceglie di andare e non si passa per caso, dalle sorgenti del monte Falterona alla piana di Magione fino a Sinalunga e Populonia, in una mappa che lascia all’immaginazione ed alla curiosità il compito di fissare oggi in un punto preciso Veio, l’Alpe della Luna e quella del Cerfenna in una prospettiva di luci ed ombre dove risaltano vicende note e fatti oscuri e lontani di una Toscana diversa, riservata ai viaggiatori, non ai turisti.