Diritti
Tutta la Toscana
10 febbraio 2024
19:33

Diritti, Manetti: “Alle giovani dico, mettete in valigia coraggio, libertà e speranza”

Dal teatro Magnolfi di Prato parte il nuovo percorso de La Toscana delle donne. Il suo manifesto spiegato ne “Le Lettere a una figlia", dedicate alle donne di domani.

Diritti, Manetti: “Alle giovani dico, mettete in valigia coraggio, libertà e speranza”

E’ partito idealmente stasera dal Teatro Magnolfi di Prato il viaggio che la Toscana delle Donne, progetto della Regione Toscana ideato da Cristina Manetti, capo di Gabinetto della Regione, dedica ai diritti delle donne.  

Di fronte alla platea al completo, in prima fila il presidente Eugenio Giani, Cristina Manetti, in un dialogo con Agnese Pini, direttrice di Qn e de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, “ha preparato” la valigia con cui le nostre figlie, donne di domani, dovranno affrontare il cammino per costruire un futuro migliore per loro e per chi verrà dopo di loro.

“Questa iniziativa – ha detto il presidente Giani intervenuto sul palco all’inizio della serata -  come tutte quelle promosse dalla Toscana delle Donne, dà il senso profondo del nuovo approccio che si sta mettendo in atto per promuovere il ruolo della donna nella società. Ritengo che quello che la Toscana delle Donne ha ideato e che riesce a esprimere, sia un modo intelligente e efficace per vivere le questioni della donna non in modo rivendicativo ma costruttivo, ricco e propositivo di contenuti, un modo che, con e insieme all’uomo, riconosce a pieno il ruolo della donna. E la donna, là dove è di traino, là dove ha la possibilità di esprimersi, abbiamo visto come determini un salto di qualità e una spinta potente”.

Sul palco si sono poi avvicendati, il sindaco di Prato Matteo Biffoni e il fotografo Massimo Sestini. che ha raccontato la sua mostra con i volti delle toscane ritratte nei loro ambienti di lavoro, che sta “girando” la Toscana e che il 13 febbraio aprirà a Viareggio alla Cittadella del Carnevale. 

Cristina Manetti ha ricordato la battaglia per i diritti delle donne in Iran che la Toscana delle Donne ha fin da subito abbracciato, sostenendo il movimento Vita Donna Libertà, e la raccolta di firme avviata dalla Regione per la liberazione di Narges Mohammadi, Premio Nobel per la pace, giornalista e attivista imprigionata dal 2016 dalle autorità iraniane. 

Quindi, il racconto del nuovo viaggio per i diritti e le libertà che stasera è iniziato e che ha bisogno innanzitutto di bagagli.  Come tutti i bagagli che si rispettano, essi contengono ciò che è indispensabile, intanto quattro parole: viaggio, coraggio, libertà, speranza.

Ognuna di esse è stata il tema di altrettante lettere, ideate insieme allo scrittore e giornalsta Paolo Ciampi, tutte rivolte a una giovanissima destinataria simbolica, Penelope, nome che evoca la regina di Itaca, paziente e tenace, che con la sua tela però allontana le pretese dei Proci, vanitosi e brutali e per la quale si immagina un’altra storia, che veda partire lei mentre Ulisse resta ad aspettarla. 

Manetti, insieme a Agnese Pini e, con loro, la compositrice e pianista Giulia Mazzoni e Asia Raoufi, attivista del movimento Donna Vita Libertà, hanno letto le quattro lettere dando vita a un testo manifesto, che in forma epistolare raccoglie gli intenti e il messaggio de “La Toscana delle Donne” per i prossimi mesi. 

“Un viaggio comincia molto prima della partenza e non finisce mai, nemmeno quando si torna a casa – recita un passo della prima delle quattro lettere che per l’appunto si intitola “Viaggio” letta da Cristina Manetti– Non si viaggia se non si è liberi, a volte si viaggia semmai per conquistarla la libertà. Ma ora è arrivato il momento di partire. Solo chi rischia di andare troppo lontano, disse una volta un poeta, avrà la possibilità di scoprire quanto lontano può andare. E questo è il rischio che vi auguro di correre. Il destino non è scritto, sta nelle tue, nelle vostre mani. Sarai, sarete donne all’altezza”.

E quindi la parola coraggio “che non è solo una parola”, recita la seconda lettera che ha letto Asia Raoufi, e in cui si cita Olympe de Gouges, che nel mezzo della Rivoluzione francese pubblicò la sua dichiarazione dei diritti delle donne dove si affermava “Se la donna ha il diritto di salire su un patibolo, deve avere il diritto di salire sulla tribuna”. Ma si citano anche le donne dell’Arabia Saudita che un po’ di tempo fa, nonostante il divieto di guidare l’auto, si facevano video al volante e li pubblicavano sui social. Si citano le donne dell’Iran che non hanno smesso di levare il loro grido di protesta. “Non possiamo smettere di provarci” afferma ad esempio Narges Mohammadi.

“C’è bisogno di tutto questo coraggio? Mi chiederai – prosegue la seconda lettera a Penelope –  Ti dico di no, penso piuttosto al coraggio di cui parlava Rita Levi Montalcini, che diceva che “nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine”. Dentro la parola coraggio poi si nasconde la parola cuore e di questo possono ricordarsi meglio le donne”.


Al coraggio è legata la libertà, tema della terza lettera a Penelope che ha letto Agnese Pini. La libertà si sente nell’aria, è condizione necessaria del coraggio, e da essa discendono molte delle cose per cui vale la pena vivere. La libertà di una donna è la libertà di tutte, per questo a volte è importante mobilitarsi anche per una sola persona a cui la libertà è stata sottratta. Alda Merini scriveva “Adoro le persone che vanno controcorrente perché hanno il vento in faccia e odorano di pulito”. Odore, profumi, aria di libertà che spero - si conclude la lettera - “tu possa respirare a pieni polmoni nel tuo viaggio”. 

La quartina si chiude con la lettera dedicata alla speranza che ha letto Giulia Mazzoni. Si cita  Sant’Agostino che scrisse “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio; lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”. Lo sdegno e il coraggio, questa è la speranza che mi piace – si scrive a Penelope- . Andrea Pisano, autore delle formelle del Battistero di Firenze raffigura la speranza come una donna alata.  Certo la speranza è donna, e non solo perché è un sostantivo femminile”.

La serata si è conclusa con un omaggio al mondo dell'infanzia attraverso l'esecuzione di "Elefantino di pezza"  un brano composto e eseguito da Giulia Mazzoni al toy piano.