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23 giugno 2012
9:13

Enrico Rossi sul Tirreno: 'Quei cinque meravigliosi e unici bambini'

FIRENZE, 23 giugno 2012 - "Invece di ribadire seccamente il proprio verdetto sarebbe stato meglio porsi, in modo aperto, le vere ed importanti domande sugli effetti delle proprie decisioni". Cos Enrico Rossi, presidente di Regione Toscana, in un editoriale pubblicato oggi sulle pagine de "Il Tirreno" a proposito delle seconda bocciatura dei 5 bambini nell'Istituto comprensivo "Tifoni" di Pontremoli.

Rossi, che inizia con un rimando a "Lettera a una professoressa" scritto nel 1967 da don Lorenzo Milani insieme ai ragazzi di Barbiana, pone alcune domande di base. Domande "essenziali - commenta - perch riguardano non le procedure amministrative ma la vita di quei cinque meravigliosi e unici bambini".

Qui il testo integrale dell'editoriale del presidente Rossi, intitolato "Dichiarazione di fallimento della scuola".

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"Entriamo il primo ottobre in una prima elementare. I ragazzi sono 32. A vederli sembrano eguali. In realt c' gi dentro cinque ripetenti. A sette anni, col grembiulino e il fiocco, gi segnati col marchio del ritardo, che pagheranno caro alle medie".

Era il maggio del 1967 e i ragazzi autori con don Lorenzo Milani del pi bel libro sulla scuola, "Lettera a una professoressa", denunciavano le storture di una scuola elitaria. Rileggiamolo, ogni tanto, questo libro perch ancora straordinariamente attuale. E' un libro dal quale potremmo ricavare ancora oggi tante domande, tanti dubbi e sicuramente riflessioni anche sulla vicenda dei 5 bambini della prima elementare della scuola "Tifoni" di Pontremoli la cui bocciatura stata confermata.

Di fronte alle carenze del sistema organizzativo e didattico della scuola, messe in evidenza dall'ispezione ministeriale, dirigente e insegnanti hanno perentoriamente confermato, in modo forse un po' sbrigativo, il loro precedente verdetto.

L'autonomia scolastica e didattica va rispettata. Tuttavia credo che sarebbe stato pi saggio meditare maggiormente sui motivi dell'insufficiente preparazione dei bambini e cercare una soluzione che proseguisse, o rafforzasse, un'attivit di accompagnamento, anche durante l'estate, per portarli a continuare il loro percorso formativo e di vita con i compagni.

Bocciare 5 bambini equivale a dichiarare il fallimento del compito istitutivo della scuola dell'obbligo, che quello di portare avanti tutti i bambini dotandoli delle basi culturali e tecniche indispensabili e irrinunciabili per affrontare le successive fasi della vita. Cos come, quasi per paradosso, dichiarano fallimento rispetto alla propria responsabilit di docenti quegli insegnanti "di manica larga" che (a dire delle cronache di oggi) hanno largamente consentito, se non addirittura alimentato, la pratica della copiatura nel corso della prova di greco all'esame di maturit .

Ancora una volta l' esperienza della scuola di Barbiana ci illumina: "La vita era dura anche lass - scrivono i ragazzi - Disciplina e scenate da far perdere la voglia di tornare".

Scuola severa, dunque, senza lassismi, senza ammiccamenti. "Per chi era senza basi, lento o svogliato si sentiva il preferito. Veniva accolto come voi accogliete il primo della classe. Sembrava che la scuola fosse tutta solo per lui". La scuola di don Milani era un luogo di relazioni sociali forti, accogliente e solidale, in cui tutti avevano una possibilit e ciascuno contribuiva alla crescita di tutti e si faceva carico dell'altro. La scuola che vorremmo anche noi.

Ecco, io credo che invece di ribadire seccamente il proprio verdetto, sarebbe stato meglio porsi, in modo aperto, le vere ed importanti domande sugli effetti delle proprie decisioni: come vivranno il prossimo anno scolastico quei cinque bambini di 6 anni che dovranno spiegare ai compagni perch loro hanno dovuto ripetere la prima classe?

C'era qualcosa in pi che la scuola avrebbe potuto fare, fin da dicembre, quando si dice sia stata registrata la carenza, per aiutare i bambini a recuperare? Cosa far di diverso quella scuola per colmarla? Queste mi sembrano le domande essenziali, perch riguardano non le procedure amministrative, bens la vita di quei cinque meravigliosi e unici bambini.