Diritti
Sociale
7 settembre 2015
16:22

Rifugiati, ecco il telefono della Regione per l'accoglienza: 3316983061

FIRENZE - Una linea telefonica dedicata per raccogliere le disponibilit dei cittadini e delle famiglie che intendono accogliere nei loro immobili i rifugiati. E' quanto ha deciso di attivare oggi stesso il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, traducendo in questo modo l'appello lanciato ieri da Papa Francesco - "Ogni parrocchia ospiti una famiglia di profughi" - ma soprattutto facendo seguito ai contatti e alle disponibilit che gi gli sono pervenute in questi giorni. A ieri infatti erano gi una ventina le persone che lo avevano contattato per offrire la loro disponibilit . Altre se ne sono aggiunte questa mattina.

Al telefono - il cui numero 3316983061 - risponder personale della presidenza regionale. Gli interessati potranno chiedere informazioni e lasciare il loro recapito, in attesa che, gi con la riunione di giunta in programma per domani, si possano definire meglio le procedure per questa accoglienza diffusa, in accordo con prefetture e associazioni di volontariato.

" In Islanda, paese di poco pi di 320 mila abitanti, un movimento di cittadini nato su Facebook, ha gi messo insieme 16 mila famiglie disposte a ospitare, a fronte di una quota di appena 50 rifugiati assegnata al paese - spiega Rossi -  In Germania e in Austria, una piattaforma digitale incrocia le disponibilit dei residenti con le necessit di chi cerca accoglienza. Forse anche noi in Toscana possiamo guardare ad alcune di queste esperienze che stanno maturando in  un continente dove i fili spinati e il clima da crociata stanno finalmente lasciando campo alle ragioni del buon senso, della concretezza e della umanit ".

"E' evidente che questo moto di solidariet sta cambiando profondamente il quadro del problema - conclude il presidente della Regione Toscana - Grazie alle parole del Pontefice, alle scelte della Merkel, al lavoro di tanti amministratori e volontari stiamo riuscendo a non cedere ai ricatti e alle peggiori strumentalizzazioni. Ora semmai il momento di discutere di integrazione e soprattutto di evitare che i rifugiati in attesa del riconoscimento siano obbligati a una totale inoperosit , che non restituisce niente alle comunit che li accolgono e che svilisce la loro dignit ".