
“La strage di via dei Georgofili, dopo tanti anni, rappresenta ancora un momento drammatico e al tempo stesso cruciale per Firenze e per la Toscana”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, intervenendo a “Unaezeroquattro”, iniziativa promossa al Teatro della Compagnia dalla Regione per ricordare la strage di via dei Georgofili a trentadue anni di distanza. L’iniziativa rientra nell’ampio calendario di iniziative che, avviato con la celebrazione del giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi, si concluderà il 27 maggio, giorno dell’anniversario.
Era una quiete notte di maggio quando con il tritolo della mafia si consumò nel 1993 l’attentato: sotto la Torre dei Pulci, in un angolo tranquillo ed appartato del centro storico di Firenze, tra l’Arno, gli Uffizi e l’Accademia dei Georgofili. Era il 27 maggio: le 1.04 per l’appunto. Un boato squarciò il silenzio della città addormentata e Firenze si trovò in un attimo nel mezzo di una guerra feroce, iniziata l’anno prima con l’uccisione del parlamentare Salvo Lima e dei magistrati Falcone e Borsellino (nel mezzo di una trattativa con la mafia cercata dallo Stato o spezzoni dello Stato). Morirono in cinque: Angela Fiume e il marito Fabrizio Nencioni, lei custode dell’Accademia e lui ispettore dei vigili urbani, morirono le loro figlie Nadia e Caterina di appena nove anni e soli due mesi. Vivevano nella Torre del Pulci, ridotta ad un cumulo di macerie. Morì lo studente universitario fuori sede, di Sarzana, Dario Capolicchio. Altre quarantotto persone rimasero ferite.Una strage, con danni ingenti anche alla Galleria degli Uffizi che sarebbero stati ancora più grandi se il Fiat Fiorino imbottito di esplosivo fosse stato parcheggiato pochi metri più in là.
“Quell’esplosione avvenuta nel cuore della notte, alle una e quattro minuti del 27 maggio 1993, ci fece capire che la mafia era in mezzo a noi e che poteva colpire le nostre città – evidenzia Giani -. Fu evidente, in quell’occasione, la pericolosità di Cosa Nostra, la sua precisione chirurgica, contro cui doveva doveva scattare, immediata, la lotta anche in Toscana con tutti i più efficaci strumenti. La memoria è uno di questi strumenti. Coltivare la memoria vuol dire suscitare nella società civile e sopratutto nei giovani l’impegno costante a stare vicino a chi lotta, a chi prova a ricostruire la verità, a chi si adopera per prevenire le infiltrazioni della criminalità organizzata”. “Per questo - aggiunge - la Regione non ha mai dimenticato e non dimentica la strage di via dei Georgofili, che fu un punto di svolta ma anche di partenza nel contrasto alla mafia e alle sue infiltrazioni nelle nostre province. Il ricordo delle vittime e il contrasto alle attività mafiose sotto ogni sembianza, al pari della costante ricerca della verità anche a distanza di anni, rappresentano tutt’oggi un impegno che occorre rinnovare giorno dopo giorno e proporre costantemente per affermare i principi di una società libera e civile”.
“Coltivare la memoria – prosegue GIani – vuol dire costruire anticorpi ed attualizzare la lotta all’illegalità ed attività criminale”. Vuol dire, per usare le parole della sostituto procuratore della Procura di Catanzaro, Anna Maria Frustaci, anche lei all’iniziativa,“contrastrare la cultura dell’antistato perché prima di diventare violenza la mafia è una forma di pensiero: per questo è importante la scuola”. Vuol dire, come ricorda dal palco il procuratore generale Ettore Schillaci Greco, diventare “quel popolo contro” di cui mafia ed ‘ndrangheta hanno paura. Giani cita anche la lettera del procuratore di Prato Tescaroli, che ha lanciato l’allarne sulla pericolosità della mafia cinese. Contro il mafie, tutte le mafie, è il messaggio ripetuto e condiviso, occorre tenere alta la guardia. Sempre e contro tutte le mafie.
A “Unaezeroquattro” è intervenuto anche l’assessore regionale Stefano Ciuoffo, che tra le altre ha la delega alle Politiche per la sicurezza e alla Cultura della legalità, il quale ha affermato: “Nel 1993 le bombe hanno colpito più città in Italia, segnando la storia della Repubblica. Sono passati trentadue anni, altrove si è smesso presto di ricordare: la Toscana non vuole dimenticare. Ricordare ed attualizzare questa ricorrenza per noi è fondamentale, così come trasmettere ai giovani un principio condiviso sulla legalità, il valore delle istituzioni e dello Stato e il valore della solidarietà”. Ciuoffo ha quindi spiegato: “Per questo abbiamo messo in campo, non solo in questa occasione, una serie sistematica di azioni in questi anni tese a sottolineare e ad implementare il valore della cultura della legalità come elemento di formazione. Vogliamo sensibilizzare soprattutto quei giovani che quando Firenze venne sventrata dalle bombe e imbrattata dal sangue di tanti innocenti non erano neppure nati e lo vogliamo fare attraverso la cultura della legalità. Per questo la Regione Toscana promuove e finanzia attraverso bandi, progetti ed iniziative sui temi dell’educazione alla legalità ed alla ‘Cittadinanza attiva’ così come i ‘Campi della legalità’. Progetti elaborati delle associazioni con gli studenti e le scuole protagonisti oggi, con i loro lavori, al Teatro de La Compagnia a Firenze. Nel silencio la criminilità organizzata si moltiplica: per questo abbiamo voluto organizzate un evento partecipativo sulle legalità, dove è importante che ci sia anche dibattito e sollecitazione”. “Coltivare la memoria – conclude – vuol dire anche creare percorsi e costruire un’attività critica: insegnare a leggere e valutare i processi e trovare risposte”.
Spazio dunque a ragazze e ragazzi. Durante la mattinata, moderata dalla giornalista Simona Bellocci di Intoscana.it, sono stati presentati i progetti legati alla cultura della legalità delle scuole vincitrici del bando finanziato dalla Regione Toscana per l’anno 2024: da Pisa a San Miniato, da Ponte a Egola a Fucecchio, da Firenze a Quarrata, parole e video per parlarere del keu, del traffico illegale di rifiuti o della pesca illegale, per riflettere su cosa è la mafia o per leggere lettere personali e poesie indirizzate idealmente alle vittime della strage. La performance dello scrittore e drammaturgo Stefano Massini ha concluso l’iniziativa.
Da segnalare, tra le altre, la dichiarazione di Luigi Dainelli, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili: “Il nostro obiettivo di questo anniversario, è ancora una volta di rendere contemporanea la Memoria ribadendo la richiesta che sia fatta piena verità e giustizia per i fatti di quella tragica stagione del nostro Paese. Di recente abbiamo costituito anche un coordinamento nazionale di associazioni e familiari di vittime di stragi e attentati e tutti insieme abbiamo chiesto al Governo e alle istituzioni di darci delle risposte: sul lavoro della commissione Antimafia, sul prosieguo delle indagini e contro le archiviazioni della Procura di Firenze, sui depistaggi e sulle zone grigie richiamati già anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che impediscono il cento per cento della verità e adombrano ancora la nostra femocrazia”.