Un'agenzia regionale per il lavoro

Un'agenzia regionale per il lavoro

La Toscana ridisegna i suoi servizi per l'impiego. Ho proposto alla giunta, che l'ha approvata in una delle ultime sedute, una proposta di legge di modifica del testo unico in materia di istruzione, formazione e lavoro per istituire l'Agenzia regionale del lavoro. L'agenzia regionale raccoglierà le funzioni di sostegno all'incontro domanda offerta di lavoro, servizi di consulenza e politiche attive fino ad oggi esercitate dalle Province attraverso i centri per l'impiego, nonchè il personale.

Abbiamo cominciato a lavorare molto prima che l'abolizione delle province lo rendesse indispensabile, per non farci trovare impreparati. Ci siamo messi al lavoro forti di un'esperienza che è decisamente migliore rispetto a quella di altre realtà e della media nazionale. Nella nostra regione è circa il 20% dell'incontro fra domanda e offerta a passare dai centri per l'impiego, percentuale che in media si aggira in Italia sul 4%.

Dobbiamo però fare di più per migliorare la qualità del servizio, rendere più facile la vita dei cittadini e rispondere meglio alle necessità del sistema produttivo a livello territoriale. Nella nostra impostazione l'agenzia regionale  potrà collaborare conquella nazionale, la cui costituzione è stata ipotizzata dal Job Act. Un sistema federale, con un'agenzia di coordinamento a livello centrale e agenzie regionali responsabili della gestione dei servizi.

Ma se la nostra e le altre Regioni hanno assunto, su questo punto, una posizione chiara, l'ipotesi ad oggi contenuta nel decreto del governo accentra le competenze nell'agenzia nazionale. Il confronto non è ancora chiuso: noi insistiamo sulla necessità che le competenze sulla gestione del mercato del lavoro e le politiche attive restino alle Regioni perchè solo a partire dal territorio si può costruire un'offerta mirata e  rispondente alle diverse esigenze dei sistemi produttivi locali. Ma non è tutto. La proposta di legge delega del governo ripropone una separazione fra le politiche attive, compresa la formazione,  e le funzioni di incrocio fra domanda e offerta. Si tratta di uno schema che le Regioni non condividono perchè ha già mostrato la sua inefficacia.

Continueremo così a confrontarci con il governo e a fare pressioni per far prevalere un modello di intervento uniforme sul territorio nazionale, dove le funzioni di politiche attive e gestione del mercato del lavoro trovino un unico riferimento nelle Regioni, lasciando al livello centrale le funzioni di coordinamento e definizione di standard validi in tutto il paese. Ci fa piacere che nell'ultimo incontro col Ministro Poletti siano venute da questo significative aperture sulla posizione delle Regioni.
 

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