Il suicidio è la seconda causa di morte in carcere. E le scelte suicidarie, e anche quelle autolesive, sono in molti casi conseguenza non necessariamente di condizioni di patologia, quanto delle condizioni di vita all'interno degli istituti di pena. Nel luglio 2017 il governo ha varato il "Piano nazionale per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti". La Toscana ha recepito il Piano nazionale, varando il proprio "Piano per la prevenzione delle condotte suicidarie nel sistema penitenziario per adulti della Toscana, e linee di indirizzo per i Piani locali".
Il Piano, sottoscritto dal Provveditore dell'Amministrazione penitenziaria per la Toscana e l'Umbria, da rappresentanti dell'Agenzia regionale di sanità della Toscana e dai referenti per la salute in carcere delle tre Asl toscane, comprende anche gli strumenti clinici utili per gli operatori sanitari al fine di individuare il livello di rischio suicidario dei detenuti negli istituti penitenziari della Toscana.
Finanziato con 32.900 euro per attività di formazione e per un'indagine epidemiologica curata dall'Ars sullo stato di salute nelle carceri, impegna le Asl a redigere, entro tre mesi, concordemente con l'amministrazione penitenziaria e avvalendosi dei propri referenti per la salute in carcere, il Piano locale per la prevenzione delle condotte suicidarie negli istituti penitenziari del proprio territorio
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