Cultura
Firenze
13 luglio 2022
12:58

"Io, Combatto": il libro di Loretta Rossi Stuart presentato a Palazzo Strozzi Sacrati

Un momento della presentazione. Al centro, l'autrice

Ci sono titoli e copertine che da soli riescono a riassumere il senso e la forza di un libro. E’ il caso di “Io, Combatto”, per i tipi di Armando Editore, di Loretta Rossi Stuart, attrice e coreografa alla sua seconda prova letteraria, presentato nella Sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati assieme, fra gli altri, a Giuseppe Corasaniti, avvocato e dal 2012 al 2021 sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Martina Francalanci, psicologa clinica e forense e consulente tecnico del Tribunale di Pisa, Barbara Gualtieri, avvocato e docente e Ugo Di Tullio, docente di Organizzazione e legislazione dello spettacolo cinematografico e teatrale.

“Io, combatto”, dove neppure la virgola del titolo è superflua, trova uno stile narrativo asciutto e perfettamente funzionale al racconto di una storia di affetti, sostanze, dipendenza, fughe, sconfitte, piccole vittorie e rapporti familiari e materni.

Pagine che raccontano il difficile rapporto fra un giovane uomo e le Istituzioni chiamate a farsi carico della sua vicenda personale, troppo spesso inadeguate ad affrontare forme di disagio che solo fino a pochi anni fa erano conosciute da pochi e nascoste da molti nei reparti psichiatrici degli ospedali, nei padiglioni “nuove patologie” per chi riusciva ad avervi accesso o nelle celle di carceri dove spesso l’esiguità del reato trovava, e trova ancora oggi, un singolare contrappasso nella somministrazione brutale della pena.

Tossicodipendenza, comportamento bipolare, isolamento, vuoto fanno parte di una personale e unica discesa in un maelström nero, giusto per usare un riferimento letterario, che travolge assieme a chi la vive, tutte le persone che cercano di avvicinarsi, non sempre nel modo che servirebbe, ed aiutare. Dove l’unica strategia di salvezza è cercare di aggrapparsi agli affetti ed alle poche cose che riescono a rimanere a galla nel naufragio, sperando che siano quelle capaci di non andare a fondo e catturare la corrente ascensionale che porta fuori dalla tempesta, verso acque più tranquille e favorevoli al recupero della coscienza di sé e delle proprie risorse.

La vicenda di Giacomo ha la forza esemplare di trasformarsi, nelle pagine di Loretta Rossi Stuart, in una sorta di docu-book che Ugo di Tullio considera “completa di tutti gli elementi necessari per arrivare a tutti, trasformarsi in espressione cinematografica, entrare nell’agenda della politica ed imporsi, per la sua cruda e puntuale rappresentazione della realtà, all’attenzione dei legislatori con un messaggio che richiama ai valori più alti della nostra Costituzione e ai diritti che restano negati o incompiuti: quello al valore rieducativo della pena, alla salute come elemento essenziale dell’esercizio di ogni libertà, al rispetto della dignità umana”.

Una storia, quella di Giacomo, che diventa la storia di sua madre e, come sottolinea Martina Francalanci, “rimanda a moltissime altre storie che oggi fanno parte di una realtà collettiva che tocca e riguarda tutti, che è impossibile ignorare e parla di un vuoto esistenziale e di identità che si riempie non solo di sostanze ma di relazioni tossiche, abitudini distruttive, ricerca di risposte immediate e lenitive di mancanze e sofferenze profonde che impediscono di trattenere qualsiasi progetto e speranza di futuro”.

E’ quel vuoto che il libro di Loretta Rossi Stuart racconta e combatte, dalla parte di chi è chiamato viverlo, condividerlo e a volte subirlo.