Diritti
14 novembre 2016
15:26

A Prato il primo master universitario per l'accoglienza ai migranti

PRATO - Se l'immigrazione va governata con l'anima ma anche con la testa, se al buon sentimento necessario che si affianchino le giuste professionalit , ben venga e ben ci sta allora anche un master universitario sull'accoglienza ai migranti, per formare figure in grado di operare a sostegno dei richiedenti asilo. Undicimila oggi in Toscana. A Prato ci hanno iniziato a riflettere sei mesi fa e quel master, primo in Italia nel suo genere, gi realt .

"Un percorso importante dice l'assessore all'immigrazione della Regione, Vittorio Bugli -, perch l'accoglienza non solo questione di trovare alloggi, pasti e gestori. Rincorriamo questo fenomeno e ci mettiamo tante gambe. Invece servirebbe anche tanto sapere. Sessantacinque milioni di persone che fuggono e si spostano nel mondo qualcosa infatti che cambia la societ e se non ci mettiamo la testa rischia di sfuggirci di mano".

Il master di Prato in fondo nato da un riflessione analoga: un corso per prepararsi al dopo, perch quella dei popoli in movimento questione complessa pi che complicata, perch pi piani e fragilit si sovrappongono e la terapia va dunque ben calibrata, perch l'immigrazione e le fughe da dove si muore di guerra o di fame nel mondo non possono essere considerate un'emergenza, ma sono un fenomeno che continuer chiss per quanto tempo, connesso con la societ e allo sviluppo.

Il master stato presentato e inaugurato stamani nella sede della Fondazione Santa Rita sulla salita dei Capuccini, con interventi del vescovo, del prefetto, del vicesindaco della citt e dell'assessore Bugli appunto. Ospite d'onore e protagonista della lectio magistralis stato padre Giulio Albanese, giornalista, missionario comboniano di lungo corso, uno che in Africa e nelle periferie del mondo ha vissuto a lungo, uno che ben conosce, sul campo, gli effetti della globalizzazione, della crisi e della finanziarizzazione dell'economia, uno che racconta della forbice sempre pi ampia tra ricchi e poveri (che non pi questione solo geografica), uno che prima di fare il parroco dei pi poveri stato pilota di aerei ed ha studiato all'accademia militare di Livorno. E che dice: "I media quasi sempre ci raccontano solo gli sbarchi. Informarsi invece sulle vere ragioni di questo fenomeno (e con la rete oggi pi facile) la prima forma di solidariet ". E' l'antidoto a tanti luoghi comuni. E' quello che a volte accade quando il profugo diventa una persona e una storia (e la diffidenza iniziale si smorza).

Che il master sia nato a Prato ha forse anche un valore aggiunto: perch la citt del distretto tessile anche la citt delle 124 etnie (cinesi ma non solo) e quella dove un quarto della popolazione, senza uguali in Europa, straniera (tra chi iscritto all'anagrafe e chi non, senza uguali in Europa), perch Prato la citt della convivenza lodata da papa Francesco (sia pur con le sue contraddizioni e asperit ancora irrisolte) e la citt che appena sabato, due giorni fa, ha ospitato l'edizione zero di "Mediterraneo Downtown", festival che ha visto tra i registi anche la Regione e dove molto si parlato anche di migrazioni.

Il corso, due anni e accesso con un ampio ventaglio di lauree di primo livello, stato pensato a quattro mani dall'Universit di Firenze e dalla Fondazione Opera Santa Rita, che a Prato da tempo, attraverso Coop 22, si occupa delle gestione dei richiedenti asilo: un percorso rivolto a chi opera sul campo, "un master nella polvere sottolineano gli organizzatori con la gente che lavora", venti iscritti da pi parti d'Italia e lezioni settimanali, pi donne che uomini e tutti giovani, pronti a sedersi al banco ad approfondire temi giuridici e sociologici, a studiare anche nozioni di geopolitica e di antropologia culturalie,  pure conoscenze sanitarie e alla fine un tirocinio, presso enti pubblici o no profit che si occupano di accoglienza. Un master sulle norme in continuo movimento, per insegnare che non c' solo il bianco e nero spesso, che oltre al diritto all'asilo ci sono gli apolidi ad esempio (e tra chi arriva ce ne potrebbero essere), che ci sono le vittime delle tratte e che di stereotipi sono pieni i popoli che accolgono ma anche chi fugge, ammaliato dall'Europa tutta lustrini delle pubblicit e soap opera.

L'assessore Bugli ha fatto i complimenti agli organizzatori, dicendosi interessato a partecipare anche a momenti successivi di questo percorso. "Ancora una bella cosa a Prato - ha esordito frutto di quello spontaneismo ed attivismo che in Toscana anche in passato ha dato forma a tante esperienze interessanti"."Farsi carico di questo fenomeno migratorio, che ipocrita continuare a chiamare emergenza sottolinea Bugli -, significa prima di tutto conoscerlo. Questa la prima esperienza in Toscana ed lungimirante e pragmatica, perch questo un fenomeno che cambia la societ e bisogna affrontarlo con la buona volont , ma anche e soprattutto con capacit di governo". Verso una maggiore inclusione, che dovrebbe essere l'obiettivo finale. Con vantaggio reciproco.