Salute
28 febbraio 2013
9:33

Abitare la cura, un convegno e tanti progetti per vivere meglio l'ospedale

FIRENZE - Basta poco per trasformare lo spazio del dolore in spazio di possibile benessere emotivo. Un vaso di fiori, una lampada, una foto, una tenda o un copriletto colorato, piccoli accorgimenti che aiutano a migliorare l'atmosfera e far ritrovare anche in ospedale un po' del calore domestico. Tutti siamo stati in ospedale, ricoverati noi stessi, o comunque a trovare persone care, e sappiamo quanto strutture e arredi possano essere freddi e impersonali, e accrescere cos il disagio, lo stress, la paura dei pazienti. Da queste constatazioni nasce il progetto "BeHome", messo a punto proprio per armonizzare e umanizzare gli spazi delle strutture ospedaliere.

E' uno dei progetti che saranno presentati domani al convegno "Abitare la cura", che si tiene venerd 1 marzo, dalle 9.30 alle 18.30, a Firenze, nell'Auditorium di Sant'Apollonia, organizzato da Regione Toscana e Formas, il Laboratorio regionale per la formazione sanitaria. Un convegno ampiamente multidisciplinare, che riunisce medici, oncologi, antropologi, architetti, filosofi, psicoanalisti, fotografi, linguisti, tutti impegnati a dimostrare quanto uno spazio pi caldo e confortevole possa addirittura diventare terapia. Con l'iniziativa del convegno, la Regione lancia una serie di workshop specifici rivolti agli addetti ai lavori, in particolare in materia di umanizzazione nella progettazione degli spazi di cura.

Il progetto BeHome nasce dall'esperienza personale di Lilli Bacci (socio educatrice, antropologa sociale, art director e stylist), che l'ha redatto dopo il ricovero di un familiare in diverse strutture ospedaliere. "Frequentando, come tutti, gli ospedali - osserva Lilli Bacci - ho notato come, proprio quando il corpo fragile e bisognoso, tutto ci che ci fa sentire bene e a nostro agio dentro lo spazio della casa venga totalmente dimenticato. La vita dei pazienti determinata dalle logiche dettate dalla terapia e gli spazi sono sgombri, freddi, a volte abbandonati e comunque organizzati soprattutto in funzione delle attivit di lavoro del personale medico".

Ecco che allora il progetto prevede di partire da cose piccole ma significative, come per esempio organizzare una "nicchia" con oggetti personali (che non siano solo la tazza della colazione), foto, tende, copriletti, libri, lampade, fiori. Per allestire lo spazio trasferendovi il calore delle emozioni e consentire a chi costretto a letto di posare lo sguardo su un punto di bellezza nel vuoto angoscioso del luogo ospedaliero. "Le persone ricoverate in un ospedale - dice ancora Lilli Bacci - sono spesso sotto stress, provano dolore e paura, e vivono l'esperienza di ore, che sembrano infinite, di solitudine. La struttura ospedaliera in genere fredda, non curata, deprimente. Si tratta perci di cambiare l'atmosfera per dare conforto e speranza ai pazienti, ai loro familiari, ai visitatori e anche agli operatori sanitari dell'ospedale, alleviare lo stress e l'ansia del paziente, incoraggiare la guarigione attraverso l'armonizzazione dello spazio".

Sul concetto di "architettura terapeutica" interverr al convegno anche Romano Del Nord, architetto toscano, uno dei massimi esperti, a livello nazionale e internazionale, di progettazione per l'umanizzazione delle strutture ospedaliere, autore di diverse pubblicazioni in materia e direttore scientifico di una ricerca che ha condotto alla pubblicazione del volume "Lo stress ambientale nel progetto dell'ospedale pediatrico", per la realizzazione del nuovo Meyer.

Tra i relatori, anche Silvia Pecorini, autrice del progetto "Un ospedale poetico", realizzato dal 2006 all'ospedale Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri. Le pareti dell'ospedale parlano attraverso la voce dei poeti italiani: Montale, Penna, Bertolucci, Gatto, Cardarelli. Poesie che, grazie alla creativit degli studenti dell'Istituto d'arte, sono diventate quadri, affreschi, graffiti, elaborazioni al computer, collocati nelle zone pi frequentate dell'ospedale. E Luisa Fioretto, che affronter l'umanizzazione delle cure in oncologia attraverso progetti di Medicina narrativa, che valorizza la storia del paziente come fondamentale strumento per la conoscenza della malattia e per la costruzione di un efficace progetto di cura. Ancora, ai lavori di domani prenderanno parte Silvano Petrosino, filosofo della Cattolica di Milano, esperto dell'abitare, Elena Pulcini, filosofa dell'Universit di Firenze, teorica della filosofia della cura, Francesco Di Costanzo, primario oncologo di Careggi, Ugo Pastorino, primario di chirurgia toracica dell'Istituto Tumori di Milano.

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