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24 settembre 2013
20:00

Bugli: "La Toscana come frontiera avanzata della partecipazione"

FIRENZE - Un'idea di partecipazione nuova, efficace ed efficiente, che non si sostituisca alle decisioni che la politica chiamata ad assumere, ma le renda pi rapide e migliori. Una partecipazione dunque non fondata sullo spontaneismo e sull'improvvisazione, ma sul dibattito pubblico, sull'attivazione di specifiche professionalit e su un utilizzo sistematico delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Vittorio Bugli, assessore regionale alla Presidenza con delega alla partecipazione, ha cos rilanciato il ruolo della Regione Toscana come "frontiera avanzata della partecipazione". Lo ha fatto aprendo, questa mattina alla Scuola Normale di Pisa, la giornata conclusiva del Master interuniversitario sulla "formazione di esperti nella gestione e nella progettazione di processi partecipativi". Un corso che rientra in una precisa strategia politica e istituzionale che la Regione ha avviato da alcuni anni e che ora prosegue, con le necessari  e correzioni e gli opportuni adattamenti.

"Se la Toscana ha detto Bugli - oggi osservata da pi parti come uno dei pi significativi laboratori di innovazione istituzionale su questo terreno, ci dovuto anche al fatto che negli atenei toscani, in forme diverse e con una molteplicit di approcci disciplinari e scientifici, vi sono forze e risorse intellettuali molto significative che lavorano su questi temi. Ed il nostro auspicio che la collaborazione tra la Regione e le universit toscane possa continuare proficuamente, come peraltro previsto anche dalla nuova legge approvata alcuni mesi fa".

L'obiettivo comune deve essere, secondo Bugli, quello di compiere un salto di qualit dopo i primi anni di sperimentazione e di rilanciare la partecipazione su tre grandi direttrici: la prima riguarda appunto la progettazione e la gestione dei processi partecipativi utilizzando specifiche competenze professionali, interne ed esterne alla macchina pubblica; la seconda, ed la novit pi significativa introdotta dalla nuova legge, riguarda l'obbligatoriet del "dibattito pubblico" sul modello francese per i progetti con importi superiori ai 50 milioni di euro; la terza relativa ad un uso sistematico di internet e delle nuove tecnologie. Spiega Bugli su questo aspetto: "Siamo stati i primi in Italia a avere fatto una legge sulla partecipazione, ora vorremmo essere i primi a declinare i principi e le modalit che ne stanno alla base anche alla rete e al web. Non a regolarla, perch ci non sarebbe possibile e pensabile, ma a incanalare su questa strada, con regole certe e in 'luoghi' telematici ben definiti, quella che troppo spesso e troppo superficialmente viene spacciata come partecipazione".

Una novit assoluta che la legge 46 introduce, appunto legata alla attivazione di una "piattaforma informatica" per la partecipazione che risponda ad una serie di finalit : favorire la partecipazione democratica dei cittadini e arricchire gli strumenti del confronto pubblico sulle politiche locali e regionali, permettere l'accesso ai documenti, alle analisi e alle informazioni sui processi partecipativi in corso nella regione, favorire lo scambio e la conoscenza delle "buone pratiche", permettere una discussione anche attraverso la rete.

"Crediamo ha concluso Bugli - che in tal modo si possa e si debba affermare un uso della rete  come strumento democratico di partecipazione, che renda pi facile e produttivo il confronto tra i cittadini, e tra i cittadini e le istituzioni, e non come un luogo 'mitico' con cui si pensa di sostituire le istituzioni della democrazia rappresentativa".

Redazione