Commercio
Istituzioni
2 gennaio 2012
16:25

Commercio e liberalizzazioni, ricorso della Regione Toscana alla Corte costituzionale

FIRENZE - La Regione Toscana, come gi fatto con la norma precedente, impugner di fronte alla Corte Costituzionale le ultime norme del governo relative alla liberalizzazione del commercio. "La liberalizzazione totale e selvaggia degli orari e delle aperture solo un altro regalo alla grande distribuzione e una batosta per le piccole imprese. Un minimo di regole utile anche alla concorrenza. Tutto questo mentre bisognerebbe invece rilanciare il piccolo commercio per fini sociali, di sicurezza, vivibilit e di identit ". Lo ha detto il presidente Enrico Rossi oggi pomeriggio commentando la decisione presa dalla giunta.

E' stata approvata nel primo pomeriggio di oggi, infatti, una circolare per il settore commerciale toscano. "Chiariamo cos - ai comuni e agli operatori del settore - i rapporti che intercorrono tra normativa statale e regionale in materia di orari, sottolineando l'applicabilit della norma regionale rispetto a quella nazionale" ha detto l'assessore al commercio Cristina Scaletti. Infatti la norma regionale approvata il 27 dicembre scorso entrata in vigore successivamente a quella nazionale, e pertanto trovano piena applicazione le disposizioni ivi previste in una materia che il Titolo V della Costituzione stabilisce di piena competenza delle Regioni, come pi volte ribadito dalla stessa Corte Costituzionale.

"La Regione ha continuato l'assessore Scaletti - pur recependo alcuni principi di liberalizzazione che provengono dal governo, ritiene che la liberalizzazione debba essere equa e non selvaggia nel rispetto dei diritti dei lavoratori e del piccolo commercio, come affermato anche dalle principali associazioni di categoria e dai sindacati".

"Non il consumismo la risposta giusta alla crisi - ha precisato Enrico Rossi. Mi pare solo un insulto alla nostra identit culturale, alle nostre tradizioni e alla nostra storia. Ci aspettiamo che anche la Chiesa faccia sentire la sua voce. Si costringer chi lavora nei negozi a gestione familiare ad essere incatenato al banco, con la saracinesca alzata giorno e notte, senza pause per 365 giorni all'anno. Dove finisce la persona, la sua vita privata, i suoi diritti?"

"Ho anche forti dubbi - ha concluso Rossi - sul reale intesse della grande distribuzione. Infatti se si escludono alcune situazioni particolari, di grandi catene nelle grandi citt d'arte, penso che in generale le maggiori aperture e gli orari pi lunghi finiranno per rappresentare solo un ulteriore costo che andr a pesare sul prezzo dei prodotti, quindi sui consumatori. Il governo far bene a ripensarci e presto. Non sono queste le liberalizzazioni che ci aspettiamo".