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29 ottobre 2018
18:06

Con il decreto immigrazione il modello di accoglienza diffusa rischia di scomparire

FIRENZE - In Toscana i 9.208 attuali ospiti dei Cas sono distribuiti in 231 Comuni  - sui 274 di tutta la regione -  e vivono in 828 strutture. Una media di 11 persone a struttura. Altri 1850 sono nei centri Sprar, presenti in 29 Comuni. Grazie a questo modello negli ultimi tre anni  stato possibile garantire una prospettiva di inclusione e preservare la coesione delle comunit locali. La permanenza nei centri si accompagnata infatti a progetti di integrazione sociale, sperimentazione di attivit volontarie, formazione e integrazione lavorativa, diventate buoni prassi raccolte in un libro bianco.  "Il decreto immigrazione del ministro Salvini spiegano l'assessore della Toscana Vittorio Bugli e la collega del Comune di Firenze e responsabile Anci Toscana Sara Funaro fa piazza pulita e prevede che i Cas non potranno pi erogare n corsi di lingua n progetti finalizzati all'integrazione e formazione". Spetter alle strutture di secondo livello, agli Sprar cio . "Ma se i tempi di permanenza all'interno dei centri non saranno drasticamente ridotti   - proseguono - accelerando l'esame delle richieste di asilo e protezione (e dei ricorsi anche) da parte delle commissioni, evidente che ci saranno migliaia di persone completamente inattive, per mesi se non per anni, senza alcun incentivo o percorso per integrarsi nella comunit locale, con rischi significativi per la sicurezza e la coesione sociale".

Di pi . Saranno esclusi dai futuri percorsi anche coloro che oggi negli Sprar hanno la protezione per motivi umanitari, in tutto il sessanta per cento degli ospiti. Gli altri rischiano di rimanere a carico dei servizi territoriali. Al massimo due su cinque potranno accedere a progetti di inclusione e all'emancipazione dal sistema di accoglienza. Solo chi   gi titolare di protezione internazionale o un minore non accompagnato rimarr negli Sprar.

Senza pi protezione umanitaria
Sulla protezione umanitaria il decreto sull'immigrazione di Salvini dice che il permesso non potr pi essere concesso dalle questure e dalle commissioni territoriali, n dai tribunali in seguito a un ricorso per un diniego. Viene sostituito con un permesso per alcuni "casi speciali": per vittime di violenza domestica o grave sfruttamento lavorativo, per chi ha bisogno di cure mediche perch si trova in uno stato di salute gravemente compromesso o per chi proviene da un paese che si trova in una situazione di "contingente ed eccezionale calamit ". previsto anche un permesso di soggiorno per chi si sar distinto per "atti di particolare valore civile". Ma alla fine si stima che solo il 15 per cento dei permessi per protezione umanitaria potranno essere recuperati. "La protezione umanitaria riconosciuta costituzionalmente ricorda Bugli e fino ad ora servita per premiare' chi voleva seguire percorsi di integrazione'. 

In quasi seimila rischiano di rimanere fuori
Il 90 per cento degli ospiti dei Cas toscani sono richiedenti asilo, il 10 per cento gi titolari di protezione. Basta incrociare questi dati con gli esiti delle richieste di protezione forniti dalla Commissioni territoriali e pubblicati dal Ministero dell'Interno per avere una stima di quello che potrebbe succedere. Il risultato che pi di cinquemila persone in tre anni rischiano il diniego, compresi i 1300 che attualmente hanno un permesso riconosciuto per protezione umanitaria rilasciato tra il 2016 e il 2017 ma che non potranno vederselo rinnovare. Persone che saranno espulse dal sistema di accoglienza e non potranno n lavorare n risiedere n accedere ai servizi  in modo regolare.

Rimpatri complicati e rischio clandestinit
Per chi si trover nella condizione di irregolare' si prospetta il rimpatrio, che prevede per procedure di identificazione certe e garantite ed condizionato ad accordi di riammissione con i paesi di origine,  da fare, tant' che nel 2017 sono stati rimpatriati  solo l'1,3 per cento degli stranieri irregolari. Quest'anno si stanno rimpatriando quattrocento persone al mese in tutta Italia.

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