9 gennaio 2014
11:57

Condizioni nelle carceri, la lettera di Rossi al Corriere Fiorentino

FIRENZE - Una serie di riflessioni per sollevare la questione delle condizioni di vita nelle carceri e per individuare una serie di soluzioni pratiche. E' questo il contenuto della lettera che il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha inviato al direttore del Corriere Fiorentino, all'indomani della visita a Sollicciano nel giorno dell'Epifania. La lettera stata pubblicata sull'edizione di oggi del quotidiano, con il titolo "A Sollicciano, tra le macerie dell'utopia carceraria".

Qui di seguito, il testo della lettera pubblicata sul Corriere Fiorentino

A SOLLICCIANO, TRA LE MACERIE DELL'UTOPIA CARCERARIA

Caro direttore, nel giorno dell'Epifania sono stato al carcere di Sollicciano con Adriano Sofri e l'assessore Luigi Marroni. Per vedere e toccare con mano, ancora una volta, la condizione umana nelle carceri e discutere coi detenuti alcune soluzioni pratiche che vorremmo attuare in tempi rapidi.

Non il caso di tornare sulle cifre e sul racconto del calvario penitenziario. Le violazioni sistematiche all'articolo 27 della Costituzione e la procedura d'infrazione avviata dalla Corte europea dei diritti umani sono un macigno sulle nostre coscienze. Potr sembrare banale ma una visita in carcere, come fosse una visita da un nostro parente in cattiva salute, condizione imprescindibile per ogni misura d'intervento. Sollicciano un non luogo, orfano dell'utopia carceraria e cementizia degli anni Settanta. Allora la riforma (1975) introdusse il concetto di umanizzazione della pena regolando in una chiave nuova il trattamento e l'organizzazione della detenzione, superando, almeno sulla carta, la natura repressiva e classista dell'ordinamento fascista (1931). Ebbero inizio programmi di alfabetizzazione, formazione al lavoro, ricreazione sportiva e culturale. Sollicciano sorse in quegli anni da un progetto di architetti illuminati (Andrea Mariotti, Piero Inghirami, Gilberto Campani). Da allora per le finanze sono diminuite continuamente e le infrastrutture sono invecchiate malissimo. Si vive in tre per ogni cella, tra pareti fradice e sporche, fredde d'inverno e roventi d'estate. Mancano le risorse per garantire il vitto: carta igienica, caff , rasoi, eccetera, e i programmi alternativi sono ormai del tutto residuali. Le utopie costano care e quando si esauriscono le risorse per alimentarle, sul campo restano macerie e deserti umani. Quello che voleva essere il culmine della razionalit si rovesciato cos nel suo contrario e la detenzione si risolta in una regressione animalesca. I detenuti sono diventati bestie in gabbia. E' bene aver chiaro questo contrappasso per trovare un punto di risalita.

In Toscana abbiamo intenzione di intervenire concretamente. Lo abbiamo gi fatto firmando un protocollo assieme al ministro della Giustizia lo scorso 17 dicembre a Firenze. Nella nostra regione oggi ci sono 90o detenuti in pi rispetto alla capienza massima. Di questi 350 potrebbero in tempi rapidi essere affidati a misure alternative. L'investimento della Regione (circa 4 milioni di curo) va in questa direzione e i suoi effetti potranno essere misurati tra 6 0 7 mesi. 1 primi detenuti ad essere avviati al programma saranno una settantina, in particolare mamme e tossicodipendenti; le prime strutture di accoglienza saranno pronte entro la prossima estate. A Pianosa, in accordo con il sindaco di Campo nell'Elba, cercheremo di recuperare - grazie al lavoro di un'ottantina di detenuti - gli edifici in degrado destinandone alcuni all'accoglienza turistica e daremo il via ad un programma di coltivazione agricola. La Regione ha infine stanziato 400 mila curo per sostituire tutti i materassi (come avviene periodicamente negli Ospedali) su cui i detenuti passano la maggior parte della propria vita.

Credo che la polarizzazione tra i sostenitori di un'amnistia generale e gli alfieri dell'ordine pubblico e della disciplina repressiva paralizzi il nostro Paese, renda sterile il dibattito politico e allontani soluzioni ragionevoli. Nel mezzo c' per un ampio campo d'azione, che resta deserto, e potrebbe invece diventare il terreno di un intervento riformista fondato sull'umanit , sulle buone pratiche e sul volontariato. Per rendersi conto di questa opportunit bisogna rompere il ghiaccio. Accorciare le distanze tra il carcere degli altri e le nostre vite.

Enrico Rossi, presidente  Regione Toscana